Colpisce che a Milano, nei quartieri di Triulza-Expo, Selinunte e Ponte Lambro, sia concentrato un così alto livello di povertà relativa e che coinvolga un bambino su cinque. o che a Berlino coinvolga un bambino su tre. È una realtà comune. In Italia non risparmia né le piccole né le grandi città.
Scampia, Piscinola e Miano a Napoli. Tor Cervara, Casetta Mistica, Santa Palomba a Roma. Sono con Milano le aree più problematiche. In Italia un milione e ottocentomila bambini vivono in povertà assoluta. Uno su otto.
L'Istat ci ricorda che nel 2005 la classe di età con il maggior disagio erano gli over 65, ora sono gli under 17.
Secondo la definizione dell’Istat, povertà assoluta significa «non potersi permettere le spese minime per condurre una vita accettabile». Nel 2005 l’incidenza tra gli under 17 era del 3,9%, del 4,5 % tra gli over 65. Dodici anni dopo, mentre la situazione si è stabilizzata per gli over 65 è drasticamente peggiorata per tutti gli altri. Tra i minori la percentuale è triplicata, ora segna il 12,1%
E la povertà relativa, «non poter spendere quanto in media le famiglie in Italia spendono», riguarda 5 milioni e 58 mila persone, il doppio rispetto al 2008 ed è la quotidianità per un bambino su cinque. Sono 2 milioni e 156 mila minori, poco più del 14% tra Nord e Centro e 34% al Sud.
Non siamo un Paese per bambini, le opportunità per i minori sono sempre meno. Mancano musica, teatro, sport, relazioni».
Le condizioni economiche della famiglia condizionano i percorsi di studio, gli esiti e i destini dei giovani.
Lo scorso anno Istat e Save the Children hanno elaborato l’Educational Poverty Index, compito affidato dalla legge di stabilità. Calcola le opportunità negate ai bambini e che invece andrebbero loro riconosciute.
Bambini che vivono in luoghi ad alta intensità criminale, con due alternative: andarsene o essere reclutati.
Bambini vittime di abusi, i figli delle donne vittime.
Famiglie numerose, chi vive con madri single e padri assenti. Figli dei detenuti.
Povertà educativa vuol dire non avere un libro da leggere, nemmeno quelli di scuola, un parco in cui giocare. Si accompagna alla deprivazione materiale, e l’una alimenta l’altra.
Le disuguaglianze sociali si accentuano, la povertà è un «abito mentale».
La scuola dovrebbe avere il compito di riequilibrare, ma non sa o non riesce a farlo.
Il tasso di abbandono precoce è al 14% in Italia, il più alto della media europea. Con una differenza preoccupante tra Nord e Sud. In Sicilia un ragazzo su quattro non va oltre le medie.
Solo il 78% dei ragazzi tra i 14 e i 18 anni con cittadinanza straniera, va a scuola .
L’ascensore sociale si è rotto. Se nasci povero, resterai povero.
È dal terzo settore, quello che il governo attuale sta cercando di scardinare, dalle associazioni che cresce il monito:
«La comunità deve convincersi che è una questione che riguarda tutti. Una società che disinveste sui minori si sta costruendo un futuro pessimo con vasti fenomeni quali criminalità, povertà ed esclusione sociale. È urgente (ri)costruire comunità educanti dentro i territori. Un’infrastruttura, almeno sociale, che potrà poi rappresentare un’alternativa».
In germania non è molto meglio
Sempre più bambini in Germania crescono all’interno di famiglie che si mantengono grazie ai sussidi statali previsti dalla legge Hartz IV.
Secondo rilevamenti federali, nel 2015 la quota di bambini al di sotto dei 18 anni interessati da tale situazione corrispondeva al 14,7% (+0,4% rispetto al 2011), dunque a circa 1,9 milioni.
A livello federale si rileva un aumento generale della povertà minorile, ma i dati variano però sensibilmente da Land a Land, segnando tendenze opposte a ovest e a est.
Nella Germania occidentale la percentuale di famiglie che usufruiscono dei sussidi è cresciuta dal 12,4% nel 2011 al 13,2% nel 2015.
Nella Germania orientale invece, la quota ha registrato una diminuzione pur rimanendo alta, passando dal 24% al 21,6%. Le regioni tedesche più colpite dall’aumento della povertà minorile sono Brema (+2,8%), Saarland (+2,6%) e la Renania Settentrionale-Vestfalia (+1,6).
In Baviera e nel Baden-Württemberg, i Länder più benestanti di Germania, la percentuale di bambini cresciuti in famiglie che vivono di aiuti statali rimane bassa pur registrando un lieve aumento rispetto al 2011: in queste regioni la quota relativa al 2015 assume valori compresi tra il 6% e l’8%.
A Berlino almeno un bambino su tre vive in condizioni di povertà. Numerosi studi si sono concentrati sulle ripercussioni di una tale condizione sociale: i bambini che crescono in famiglie dipendenti dagli aiuti statali sono generalmente emarginati, soffrono spesso di problemi di salute e riscontrano maggiori difficoltà durante la formazione scolastica rispetto ai coetanei di famiglie meno svantaggiate. Stando ai rilevamenti, spesso si tratta di figli di genitori single o di bambini provenienti da famiglie molto numerose.
Sciuscià
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Sciuscià" (regia di
Vittorio De Sica, sceneggiatura di Sergio Amidei, Adolfo Franci, Cesare Giulio Viola, Cesare Zavattini, 1946.) è considerato tra i più importanti del neorealismo italiano, il movimento che nell'immediato secondo dopoguerra sconvolse i canoni dell'arte cinematografica.
Colpisce ancora oggi, nel film, la radicalità della presa di posizione "politica" a favore dei bambini, "contro" il mondo degli adulti, dove nessuno si salva.
Una visione sorretta da un utilizzo dei mezzi linguistici, da notare ad esempio l'adozione di un'altezza di ripresa sempre allo stesso livello dei bambini, così da consentire al pubblico di guardare il mondo con i loro occhi.
Mai riuscito a rispondere compiutamente alle uniche importanti domande della vita: “quanto costa?”, “quanto ci guadagno?”. Quindi “so e non so perché lo faccio …” ma lo devo fare perché sono curioso. Assecondami.