È Greta, Cretino
Chi sono Antonio Ferrer ed anche l’Innominato, Don Rodrigo, ed i bravi - parola oggi equivocata - (Nibbio, Griso, Sfregiato, Tiradritto, Montanarolo, Tanabuso, Squinternotto, Biondino e Carlotto)? Sono raccontati nell’Ottocento - nel romanzo popolare “i Promessi Sposi” di tal Alessandro Manzoni, ma vengono da lontano nel tempo.
A raccontarsi oggi, sono alcuni personaggi con altro nome, personaggi noti che fanno parte del bagaglio culturale di ogni buon lombardo ed italiano che si rispetti.
Un ritratto “titanico” che si ripete, nei più attuali politici, nelle moderne testate seriali-giornalistiche o editoriali, tra le firme di autorevoli giornalisti o frequentando il web.
- Antonio Ferrer, per la storia, era gran cancelliere spagnolo a Milano, un politico neppur troppo raffinato.
In sintesi, fu sua la decisione di imporre un calmiere, ovvero un tetto massimo sul prezzo del pane. E così si ebbero non pochi e sanguinosi tumulti a Milano, la così detta “rivolta del pane”. Ferrer non volle tenere minimamente conto delle leggi di mercato e provocando un forzato ribasso dei prezzi. La decisione solleva le proteste dei fornai, per le eccessive perdite economiche che chiedono al cancelliere di revocare la sua decisione. Ferrer rifiuta e, con un atteggiamento tipico del politicante che cerca di aggraziarsi la popolazione, delega poi ad altri, con il favore del governo da cui dipende, l'incombenza di farlo.
Questo atteggiamento è dovuto alla sua incompetenza o al fatto che Ferrer sia un uomo molto testardo e cocciuto?
Al contrario, lui è un politico esperto che riesce ad abbindolare la folla con un discorso ingannevole. Da buon doppiogiochista usa l’italiano per addolcire le folle e lo spagnolo, sua lingua madre, quando deve essere sincero, tanto non è compreso dal popolo.
- Don Rodrigo è un mediocre, un vile che vuol dimostrare di aver coraggio, un debole che ostenta forza, un conformista ligio agli ordini e alle autorità costituite che viceversa vuole dimostrare indipendenza e spregiudicatezza; un malvagio che tuttavia non è disposto ad assumersi tutte le responsabilità del male che va facendo; è un cortigiano nell'animo, come un nobile di città che vuole fare il rude dominatore di contado. Suo cugino conte Attilio, che ne conosce a fondo il carattere, si diverte a metterlo continuamente alla prova, suggerendogli azioni autoritarie, atti di prepotenza e di illegittimità, per poi godere delle sue esitazioni.
- Bravi sono gli sgherri vuoi dell'Innominato che di Rodrigo, qui la lista si fa lunga. Grazie al cielo i bravi son facili da riconoscere, vuoi per caratteristiche fisiche o per comportamenti arroganti e son quelli che si espongono in prima persona. Difficili da scansare quando ti si stringono addosso, a volte comici a volte grotteschi, perchè di fondo restano comunque bravi (dal latino "pravus", che significa "malvagio").
Solo indignazione? Perchè Indulgenza? Meriterebbero di questi tempi pene corporali. Qualche o molti ceffoni al fondo schiena, vista l’inutilità degli altri metodi correttivi, sino ad ora comminati.
E perchè non oggi, che si può scegliere di tornare ad essere armati. Perché non legiferare anche sul fondamento del duello? Una scelta di campo che già affrontò Carlo Magno, caro Salvini.
“Melius visum est ut in campo cum fustibus pariter contendant, quam periurium perpetrent in absconso” (Leges Longobardae, Lib. 2, Tit. 55, Leg. 25).
"È uno de' vantaggi di questo mondo, quello di poter odiare ed esser odiati, senza conoscersi"
Queste piccolo racconto è dedicato a Greta Thurbeng e non intende suggerire nè riguarda nomi di "fantasia" come Salvini, la confraternita Libero, di Feltri, Belpietro ed il suo "bravo" direttore, ed ogni riferimento a chiunque altro è puramente casuale.
Come dire: "Non sono io che ho cercato guai, ma sono i guai che hanno cercato me"…
«Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio!
Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso.
Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti. ...»
Ed in fine Greta, il Manzoni ci suggerisce: "Ma cos'è la storia senza la politica? Una guida che cammina, cammina, con nessuno dietro che impari la strada, e per conseguenza butta via i suoi passi; come la politica senza la storia è uno che cammina senza guida."