Con il 5G si governa il mondo. La Cina l'ha scoperto per prima

Al MWC 2019 di Barcellona (la più importante fiera al mondo sulla telefonia mobile) hanno partecipato numerosi amministratori delegati in rappresentanza di operatori telefonici, produttori e fornitori provenienti da tutto il mondo. Imbarazzante il disinteresse mediatico e dei governi europei alla fiera spagnola, che sull'argomento avrebbero molto da capire, quest'ultimi (si presume) già sanno e preferiscono seguire le vie dei trattati bilaterali.

cover mwc 2019MWC 2019 Barcellona Dagli interventi congressuali che hanno caraterizzato questa fiera, “Intelligent connectivity”, 5G e Internet of Things (IoT), l’intelligenza artificiale (Ia) e big data i principali focus.
L'aspetto più imponente è sicuramente quello che introduce l'Ai (l'intelligenza artificiale) nella "telefonia mobile".

Con il 5G siamo entrati nell’era dell’iperconnettività intelligente”: le reti che si autogestiscono per capacitàvelocità e criticità secondo il fabbisogno. Non è un dato da poco di poco conto se produce nervosismo tra governi del calibro di Trump e Merkel e coinvolge delicati rapporti con governi satelliti come Salvini/DiMaio. L'argomento è inprogress ma per tutti c'è la coscienza che si sta entrando in una nuova era, ed a battere la pista è la Cina.

 

    La UE che fa?

Roberto Viola - direttore della Commissione per la connettività digitale - a rappresentare la comunità europea, ha presentato durante la manifestazione l’iniziativa Next Generation Internet, nata con l’obiettivo di sviluppare una rete web incentrata sull’uomo, inclusiva e decentralizzata, che risponda ai bisogni dei cittadini, tra cui la fiducia, la sicurezza e l’inclusione: una rete di esseri umani.  Spiega Viola "quello che abbiamo recentemente osservato è uno spostamento nel dibattito pubblico su Internet sulla questione della “fiducia”. Gli utenti esprimono un crescente livello di sfiducia nei confronti delle piattaforme di social media, dei motori di ricerca e delle società di tecnologia Internet, e molti ritengono che i social media abbiano troppo potere. Sarà difficile fare di più su internet senza ripristinare la fiducia."
Ricorda che l’Europa ha fatto molto per i consumatori imponendo quattro operatori per paese (anche se “non c’è un numero magico ") per garantire la concorrenza.
 
Fornisce alcuni dati. In Europa la media degli investimenti sarà di €60-100 miliardi l’anno nei prossimi cinque anni.

Cita Deutsche Telekom che investirà €5 miliardi l’anno. Tim, nella relazione annua parla di investimenti per €3 miliardi l’anno. Considerando che gli operatori non virtuali in Europa superano i 35, si arriva presto a €100 miliardi.

Intanto con tempistiche diverse secondo il 5G Action Plan gli stati europei definiscono lo spettro assegnato al 5G che sarà utilizzabile entro la fine del 2020 quando, tutti gli Stati membri avranno dispiegato le reti della prossima generazione. La percentuale media delle frequenze liberate nelle tre bande è dell’8,5%, con un massimo dell’11,5% nelle bande medie. 
Prima ancora di parlare di tecnologia o aste, bisogna trovare le frequenze assegnabili.
Ci sono paesi più "fortunati" : in Germania le aste sono previste entro l’anno, in Finlandia lo spettro è già tutto disponibile e l’Italia ha concluso le aste (l’Italia è avanti a tutti, tranne che per il dettaglio che gli operatori italiani hanno pagato per megahertz di spettro ben dieci volte più di quelli finlandesi).
 
Quindi se queste, non sono previsioni che si riveleranno errate, i numeri non ingannano, la conclusione è che l’Europa stia investendo molto, anche molto più delle altre regioni e paesi, ma ne ricavi poco. Non una rete commerciale o locale industriale è in vista.
 

   5G nel mondo e sull’industria delle telecomunicazioni 

È stato presentato l’ultimo Report Gsma sul 5G nel mondo e sull’industria delle telecomunicazioni, dal titolo “The mobile economy 2019”. Dati molto positivi secondo il rapporto,
32 milioni di persone gli occupati, per un totale di 3.900 miliardi di dollari di valore economico aggiunto nel 2018, pari a circa il 4,6% del Pil mondiale – stimato in crescita al 4,8% del Pil globale entro il 2023, per circa 4.800 miliardi di dollari di valore.
E per i prossimi 15 anni, si stima che la tecnologia 5G possa contribuire all’intera economia mondiale con 2.200 miliardi di dollari, in settori chiave quali finanza energia e utilities.
Negli Usa s’investiranno circa €29,5 miliardi l’anno; €15 in Giappone (dati Gsma).
 
Dovunque la connettività è ormai un’utenza, mentre la crescita dell’attività internet è andata tutta nelle tasche delle grandi piattaforme, Google, Facebook, Amazon.
 
Anche se non c’è un altro settore dove la domanda stia facendo un tale forte balzo, le telecom “sono diventate un’attività deflazionistica”, dice l’ad di Telefonica José Maria Alvarez Palette.
Chua Sock Koong, la top manager della Singtel di Singapore spiegando che l’appiattimento dei ricavi degli operatori – la crescita dei loro guadagni va verso l’1% – “è un grande problema ora che devono investire miliardi nello spettro”.
 
Il problema non può essere il livello della ricerca – perché con Huawei, i maggiori produttori globali di ricerca, hardware e software sono gli europei Ericsson e Nokia – o la volontà degli operatori, disperati di rientrare dell’investimento in spettro.
Il mondo produttivo e globalizzato stava appena cominciando a capitalizzare sul Big data e a pianificare l’Internet delle cose (Iot) che già deve ripensare come produrrà nei prossimi 10 anni. Il traffico dati mobile crescerà, si prevede, del 46% entro il 2022, mentre i tradizionali servizi voce, sms, ecc. tra poco rappresenteranno solo il 5% degli introiti degli operatori.

Negli Usa le compagnie telefoniche si comprano i produttori di contenuti; altre si espandono verso l’industria con reti locali limitate (aree industriali, porti, zone minerarie); in Africa seguono strade diverse come quelle che “ancora” con 2G o 3G servono i milioni di persone che hanno accesso ai servizi finanziari solo grazie ai cellulari; in Giappone con un’originale combinazione di tecnologie un operatore ha capovolto il tradizionale modello delle telco e via dicendo.

Alla fiera c'è stato modo di riflettere anche sui ritmi con cui procedono le regioni del mondo e quanto spesso sia difficile sincronizzare i tempi, e le esigenze, dei governi con i passi avanti del settore privato.

  Le reti 5G ne sono un buon esempio.

Sono vari i paesi e gli operatori che si contendono il titolo di primo lancio di una rete commerciale 5G. 

Oltre a Finlandia e Qatar nel 2018, negli Usa ce ne sono varie, seppure limitate, a Houston, Indianapolis, Los Angeles, Sacramento, e sono in arrivo ad Atlanta, Chicago, Dallas, Kansas City, Houston, Los Angeles, New York, Phoenix e la capitale Washington. Qui le autorità hanno l’ultima parola sulle fusioni tra operatori, ma per il resto vige il mercato.

In Cina, dove il governo detta le strategie economiche dall’alto, le reti pilota stanno partendo a Pechino, Zhengzhou, Xiong’an, Shanghai, Suzhou, Shenzhen, Chengdu e in altre 25 città.

La rete della coreana KT da dicembre copre Seoul, altre città popolate e le isole Dok.
Sean Cho, responsabile del Dipartimento tecnologia delle reti della KT, intervistato sulle difficoltà nell’implementare il 5G, anche dal punto di vista normativo ridendo risponde: “Noi siamo a posto: abbiamo comprato lo spettro! Non abbiamo più preoccupazioni”.

Nel Regno Unito si stanno accendendo reti parziali in 16 città con altre in aggiunta a metà anno.


 

Chi viaggia e i consumatori in generale sono felici, ma i loro paesi, nonostante una ricca minestra di operatori, rischiano di perdere il primo treno verso una tecnologia che porta “naturalmente” alla digitalizzazione e all’ammodernamento dell’industria che altre regioni stanno già realizzando.


 
 
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Mai riuscito a rispondere compiutamente alle uniche importanti domande della vita: “quanto costa?”, “quanto ci guadagno?”. Quindi “so e non so perché lo faccio …” ma lo devo fare perché sono curioso. Assecondami.

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