A Berlino la lotta per la casa diventa il nuovo simbolo della lotta di classe.

Sette euro e 97 al metro quadrato, spese escluse: è il prezzo massimo degli affitti che potrà essere chiesto a Berlino — secondo una proposta di legge del Senato della città — per tutte le case costruite prima del 2014.

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Se la legge fosse approvata, calcola la senatrice della Linke (il partito di estrema sinistra) Katrin Lompscher intervistata da Tagesspiegel, un inquilino su due potrebbe aver diritto a una riduzione del canone. Quello degli affitti è un tema caldissimo nella capitale tedesca: nonostante i prezzi della città siano ancora mediamente più bassi di quelli della altre metropoli europee, sono aumentati molto negli ultimi anni.

Nel 2000 (quando ancora si pagava in marchi) si poteva affittare un intero appartamento nel quartiere di Kreuzberg per l’equivalente di 150-200 euro al mese, oggi una camera costa come minimo il doppio di quella cifra. Ma i redditi sono cresciuti molto meno e i «vecchi» berlinesi non ne possono più. La proposta del Senato cittadino (dove ha la maggioranza una coalizione tra socialdemocratici, Linke e Verdi) piacerà a molti di loro.

Ma mette in allarme i sostenitori del libero mercato: «L’attuale intenzione del Senato rosso-rosso-verde di allentare le tensioni sul mercato immobiliare con un tetto per gli affitti e di congelare a circa otto euro i prezzi al metro quadrato per quasi tutte le locazioni è un intervento massiccio. La Costituzione non garantisce la protezione della proprietà? E la libertà contrattuale? E non si dovrebbe piuttosto ridurre l’eccessiva burocrazia per favorire la costruzione di appartamenti?» si chiede il quotidiano economico Handelsblatt, che sospetta un tetto agli affitti così basso di incostituzionalità (sui freni agli aumenti dei canoni la Corte costituzionale tedesca si invece è già pronunciata la settimana scorsa, dicendo che sono legittimi).

Domande sensate, ma che non offrono un’alternativa credibile al caro affitti che nel giro di pochi anni ha cambiato il paesaggio sociale berlinese. Per altro i rincari sono a loro volta un portato della accresciuta libertà di circolazione in un mondo globale, che ha visto giovani di tutto il mondo e soprattutto del resto di Europa trasferirsi a Berlino attirati dalla libertà a vivacità culturale permessa da un città così poco costosa. Facendo diventare la lotta per la casa il simbolo di una nuova lotta di classe.

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Fonte: Corriere
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