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Il Covid-19 ha ribaltato gli orizzonti. Mai prima d'ora così tanti esperti in così tanti paesi si sono concentrati contemporaneamente su un singolo argomento e con tale urgenza. Più di duecento studi clinici sono stati avviati, riunendo ospedali e laboratori in tutto il mondo. Sicchè mentre i leader politici hanno bloccato i confini, gli scienziati hanno infranto i loro, creando una collaborazione globale come nessun altro nella Storia.
di Salvatore Trapani
" Zhong" e "Hua Hua",così si chiamano le due scimiette che gli scienziati medici cinesi hanno clonato usando lo stesso metodo impiegato dagli scienziati scozzesi per creare le pecore Dolly nel 1997. DaZhong allora, gli scienziati hanno clonato con successo altri animali usando questo metodo, come topi, mucche e cani, ma nessuno era riuscito a clonare un primate fino ad ora.Quando nel 2014 l'Ebola si impadronì dell'attenzione scientifica e mediatica, le grandi compagnie farmaceutiche dietro a un vaccino pagarono anche per le gravi perdite. Il cronicizzarsi di una malattia, non la cura, rende cronico l’incasso con la vendita di scorte ai paesi ricchi.
Il cinismo del mercato vive anche del nostro consumo di medicine. Così il primo vaccino contro Ebola è stato sviluppato in un laboratorio statale canadese e il brevetto – senza troppi contendenti nella gara d’appalto – è andato a Merck.
Con un interessante risvolto: smerciarlo (che fretta c’era) è stato permesso solo dal 2019. Tanto tempo dopo l’estinzione epidemica.
Il coronavirus ha messo il pepe al popò della comunità scientifica in modi che nessun'altra epidemia o mistero scientifico irrisolto abbiano mai fatto. Perché?
Per il fatto che la zona calda, per tutti i ricercatori, non è più un villaggio impoverito e distante dei paesi in via di sviluppo, ma la loro città natale.
Una strizza che sta pure corrodendo lo spesso velo delle invidie e dei segreti che pervadono da sempre la ricerca accademica. Finora si procedeva per vie esclusive, che portavano a sovvenzioni, promozioni e mandati. Gli scienziati lavorano in segreto, accumulando circospetti e avidi i dati, segreti a potenziali concorrenti.
Il Covid-19, a quanto pare, ha ribaltato gli orizzonti.
Mai prima d'ora, così tanti ricercatori del mondo si sono concentrati tanto urgentemente su un singolo argomento. Quasi tutte le altre ricerche si sono fermate.
Così mentre i leader politici hanno bloccato i confini, gli scienziati hanno infranto i loro, creando una collaborazione globale come nessun altro nella storia.
Mai prima d'ora, affermano i ricercatori, così tanti esperti in così tanti paesi si sono concentrati contemporaneamente su un singolo argomento e con tale urgenza.
I ricercatori hanno identificato e condiviso centinaia di sequenze di genomi virali. Più di duecento studi clinici sono stati avviati, riunendo ospedali e laboratori in tutto il mondo.
"Non ho mai sentito veri scienziati parlare in termini di nazionalità", ha detto il dottor Francesco Perrone, che sta conducendo uno studio clinico sul coronavirus in Italia. “La mia nazione, la tua nazione. La mia lingua, la tua lingua. La mia posizione geografica, la tua posizione geografica. Questo è un linguaggio ben lontano dai veri scienziati di alto livello."
Pochi giorni fa ad esempio alcuni scienziati dell'Università di Pittsburgh hanno scoperto che un furetto esposto al Covid-19 aveva sviluppato una febbre alta, un potenziale progresso verso i test di un vaccino sugli animali. In circostanze normali, avrebbero iniziato a lavorare su un articolo di rivista accademica. Ciò che hanno fatto invece è mettere subito a disposizione della comunità scientifica internazionale a caldo i dati rilevati con il raffreddore del furetto.
Nel giro di due ore quei dati sono finiti nei file online di tutto il mondo. Dunque per il Presidente Trump con i suoi "America First" e "l'America lo farà" sarà difficile cucire questa etichetta Made in the USA su un vaccino.
C’è poco da fare, l’impresa è corale, come probabilmente lo sarà la paternità del vaccino.
Se il laboratorio del Dottor Duprex di Pittsburgh sta collaborando con l'Istituto Pasteur di Parigi e la compagnia farmaceutica austriaca Themis Bioscience. Che ha ricevuto a sua volta finanziamenti dalla Coalition for Epidemic Preparedness Innovation, un'organizzazione con sede in Norvegia e finanziata dalla Bill and Melinda Gates Foundation. Che a sua volta – come fondazione - gestisce capitali governativi di più nazioni e in aggiunta a ciò tratta con il Serum Institute of India (uno dei maggiori produttori di vaccini nel mondo). Frattanto i ricercatori di Oxford hanno recentemente utilizzato i risultati dei test sugli animali condivisi dal Rocky Mountain Laboratory del National Institutes of Health nel Montana.
Separatamente, il centro di ricerca francese per la salute pubblica Inserm sta sponsorizzando studi clinici su quattro farmaci che possono aiutare a curare i pazienti Covid-19. Al Massachusetts General Hospital, un team di medici di Harvard sta testando l'efficacia dell'ossido nitrico inalato su pazienti affetti da coronavirus. La ricerca viene condotta in collaborazione con l'Ospedale Xijing in Cina e un paio di ospedali nel nord Italia. Qui va aggiunto, che i medici di quei centri collaborano da anni gli uni con gli altri.
La risposta al coronavirus ci riflette il profilo di una comunità medica di vastissima portata internazionale e distillata in unica. Anche gli scienziati che lavorano in campi al di là delle malattie infettive sono stati coinvolti nello sforzo. Qui è ancora in scena il dottor Perrone, come specialista del cancro alla supervisione di uno studio sul tocilizumab, farmaco immunosoppressore. Ne è coinvolto a causa della sua esperienza nella conduzione di studi clinici per il l’Istituto Nazionale di Ricerca sul Cancro di Napoli.
Perrone è certo che questa pandemia ha cambiato per sempre le attitudini, rendendo la scienza medica più agile anche in futuro. Mentre il signor Trump propaganda l'abilità farmaceutica americana a quanto pare il modo per raggiungere l‘obiettivo sarà collaborare, perché i vaccini di capitale ne salvano uno: quello umano.
Salvatore Trapani vive a Berlino dal 1998. Ha corrisposto per le pagine di cinema e cultura del periodico romano Shalom-Mensile e del quotidiano nazionale Il Giornale. Si occupa di memoria storica e arti visive cooperando come referente alla formazione per il Memoriale agli Ebrei uccisi d’Europa a Berlino, per il Memoriale dell’ex campo di concentramento femminile di Ravensbrück per l’Isituto Storico di Reggio Emilia, ISTORECO, dove ha fondato il progetto A.R.S. – Art Resistance Shoah. È anche autore di novelle (Edizioni Croce) e per saggistica (Editrice Viella). Si chiama Denoument il suo sito tutto dedicato al Cinema.(https://www.denouement.it/).