« Prioritari i diritti dei bambini in ogni caso »

In questa nostra intervista la vice sindaco della Città metropolitana di Milano, Arianna Censi, prendendo spunto dalla festa del Gay Pride che a Milano si inizia il 21 giugno ricorda che in fatto di unioni civili l’Italia è terribilmente indietro rispetto al resto d’Europa, e indica le insidie che minacciano i bambini se le urgenze non verranno affrontate con un impegno adeguato alla infelicità perenne che su di essi incombe. Di chi è la colpa? «Dei tanti  stupidi che fanno politica»

Venerdì 21 giugno anche a Milano si darà il via alle feste del Gayarianna censi Pride. L'edizione di quest’anno si preannuncia più ricca di iniziative perché il 29 giugno ricorre il cinquantesimo anniversario della rivolta a New York dello Stonewall Inn che ha datato la nascita del movimento per il riconoscimento dei diritti della comunità LGBTQ. Dal 2016 infatti, lo Stonewall Inn è stato riconosciuto come monumento nazionale su decisione del presidente Barack Obama.

Quale sarà la risposta dei milanesi alle manifestazioni del Pride (Orgoglio)? Lo chiediamo ad Arianna Censi, Vicesindaca della Città Metropolitana di Milano, e da sempre impegnata nella difesa dei diritti dei bambini.

“Io non penso che Milano sia omofoba, anzi penso che sia una delle città europee più orientate al riconoscimento dei diritti civili, secondo i quali è consentito condurre la propria vita nella maniera che si ritiene più giusta inclusa quella della coppia omosessuale. Però questo tema è particolarmente difficile da affrontare perché è complesso, perché chiama in causa paure oscure.

Talvolta l’offesa al gay rivela la sintesi di una paura, della propria insoddisfazione o dell’incapacità o dell’ impossibilità di realizzarsi. Rispetto a certe riforme che codificano, legittimano dei comportamenti, credendo di aver raggiunto degli obiettivi, io rispondo no. Poichè il consolidamento degli obiettivi di civiltà, su un tema delicato come lo è questo, richiede iter intricati e tempi lunghi. Milano ci sta provando, la società milanese ci sta davvero provando con caparbia volontà.

Ripeto, non sarà semplice, ma sul fronte dei diritti civili Milano è all’avanguardia e le manifestazioni collettive, oltre che le azioni pubbliche, sono necessarie proprio per sopire le paure.

 Con quali mezzi secondo lei si possono raggiungere questi obiettivi?

 In questo processo è determinante l’evoluzione culturale, sicché il ruolo delle scuole è fondamentale. Eppure i cauti tentativi di introdurre - ad esempio - dei testi alternativi sull’argomento famiglia, e sugli approfondimenti seppure delicati della Storia antica, faccio un esempio: può essere la relazione tra l’imperatore Adriano e il giovane Antinoo.

Queste coraggiose iniziative sono da molti osteggiate. Non nascondiamo la testa nel sacco, poiché oggi i telefonini, i social e quant’altro portano tutto alla portata di tutti. In questi giorni s’i è ricordato Franco Zeffirelli anche per affermazioni come questa: «Nella cultura greca l’esercito portava gran rispetto a due guerrieri che fossero amici e amanti, perché in battaglia non difendevano solo la patria, ma reciprocamente anche se stessi, offrendo una raddoppiata forza contro il nemico».

Infine, è anche una questione di armonia sociale perché impedire ad altri di essere felici? Se si è felici e sereni, contenti di poter esser ciò che si è, è la società tutta a ricavarne vantaggi anche in termini di produttività. 

Perché in una certa parte della politica esiste la contagiosa volontà di non agevolare la felicità altrui?

Perché secondo me ci sono tanti stupidi che fanno politica. Ci sono tante persone che non avendo una visione chiara e sana del mondo costruiscono il proprio consenso sul “qui e ora” e sulla banalità. 

Il PD si è impegnato a ricompattarsi. Almeno questa appare l’intenzione di Zingaretti che in ogni occasione promette di eliminare le divisioni che dilagano all’interno del partito. In che misura questo impegno è condiviso?

Oggi lo scenario offerto dall’Italia Giallo-Verde quello del bar dello sport. Traduco: l’impegno si manifesta in una continua banalizzazione della realtà.

Banalizzare è l’esatto contrario del semplificare, che è un cammino arduo poiché richiede padronanza delle proprie conoscenze e competenze. Riuscire a rendere semplice la realtà, attraverso un processo di sintesi, è un iter tormentoso, ma ineludibile se si vuole realizzare una convivenza davvero civile. Zingaretti è una persona competente.

È stato un ottimo Presidente di Provincia, di Regione, e un ottimo europarlamentare. Lo testimoniano i fatti e con essi gli obiettivi raggiunti.

Su cosa si radica questo suo entusiasmo sul lavoro di ricucitura che Zingaretti cerca di portare avanti?

È una persona di lunga esperienza che ha sempre dimostrato, ripeto, di saper svolgere il proprio lavoro. Ha ricomposto la Segreteria del partito  e sta rinverdendo agli occhi di tutti la competenza, i programmi, la visione etica che sono nel dna del PD.

Parliamoci chiaro, il PD è l’ultimo partito, in quanto tale perchè strutturato sul territorio con i circoli, che è rimasto nella Storia della Repubblica italiana. Con centinaia di amministratori pubblici impegnati nel recupero e nella tutela e nel mantenimento della convivenza civile. Ma come si fa a disconoscere questa realtà?

Torniamo per un attimo al Pride per parlare dell’adozione dei figli da parte delle coppie omosessuali. La legge 76 del 2016, ossia la legge Cirinnà, che ha introdotto le unioni civili tra persone dello stesso sesso, è il frutto di un ampio, discusso compromesso politico, ma il dibattito sull’ampliamento dei diritti della comunità LGBTQ si è arrestato qui. Per poter adottare i figli la coppia gay deve chiedere il permesso al Tribunale che non sempre la concede. Su questa vicenda la politica sembra abbia deciso di metterci una pietra sopra. E’ così?

Non può essere affatto così se si tiene bene a mente che il cardine in questo controverso scenario sono i bambini.
La Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia in questo senso è illuminante quando stabilisce che un bambino debba essere cresciuto nell’amore e nel rispetto. E dunque, secondo me, se questo amore sia elargito da un padre e da una madre, o da due padri o da due madri, è irrilevante.
Non lo affermo io, bensì i trattati di psicologia e di pedagogia. Remare contro vuol dire essere in malafede, e peggio ancora favorire l’infelicità dei bambini. Un bambino non riconosciuto è come se fosse spogliato dei sui diritti.
Un esempio? Se muore uno dei componenti la coppia omosessuale, il bambino non potrebbe ereditare nulla a cominciare dalla pensione. Ripeto, insistendo con questa malafede si seppelliscono i principi della Convenzione sui diritti del fanciullo. Noi del PD ce la mettiamo tutta perché ciò non accada.
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Luca Manduca
È nato a Catania nel 1974. Maestro d'arte e grafico pubblicitario, laureato in giurisprudenza, tutor di diritto e economia, conciliatore. Attualmente vive a Milano, collabora col Centro Studi Berlin89 e scrive per la testata giornalistica Berlin'89.
Autore del libro "Una sana ossessione - Tra gli eroi, i luoghi e gli incanti di Chiamami col tuo nome - (Cavinato Editore)
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