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di Chiara Daina
Penalizzate anche nei farmaci che non sempre hanno la stessa efficacia nel genere femminile, più soggetto a sviluppare reazioni avverse: nella fascia di età 35-44 anni sono quasi il doppio di quelle riscontrate nei coetanei maschi. La prova è nel bugiardino: nella maggior parte dei casi non si fa cenno alla diversità biologica tra uomo e donna, si distingue solo in dosi per adulti e per bambini e al massimo si vieta l’assunzione del farmaco durante la gravidanza.
Nella medicina da sempre non si parla di genere, mai. L'umanità è divisa in adulti e bambini questo perchè sintomi e cure riguardano essenzialmente la semplificazione.
Di qui si generano e alimentano una serie di pregiudizi, e di omissioni culturali.
Ne è prova il bugiardino: nella maggior parte dei casi non si fa cenno alla diversità biologica tra uomo e donna, si parla solo di dosaggio per adulti e per bambini e a volte si vieta l’assunzione del farmaco durante la gravidanza. Eppure è provato scientificamente che nelle donne, soprattutto tra i 35-44 anni, i medicinali non hanno la stessa efficacia che negli uomini e spesso si sviluppano reazioni avverse.
Prendiamo un esempio comune ma anche significativo: il sintomo dell'infarto al cuore.
Testi medici e vulgata ci offrono come primi sintomi queste manifestazioni.
«Dolore costrittivo al torace che può estendersi al collo, alle braccia e al dorso, e un senso di oppressione allo stomaco.» Vero, solo che questi sono i sintomi accusati nell'uomo. Quante donne e uomini sanno e trascurano che nella donna i sintomi sono:« una sensazione di malessere generale, sudorazione, diarrea, nausea e vertigini.».
Proseguendo poi nella terapia farmacologica:«Nelle donne gli antiaritmici possono influenzare più frequentemente il funzionamento della tiroide. L’uso di anticoagulanti e antiaggreganti invece le espone di più ai sanguinamenti e alle emorragie cerebrali. Per questo servirebbero dosaggi mirati.»
All’università nessuno te le insegna queste cose, si imparano sul campo, con l’esperienza, il passaparola, e l’aggiornamento sulle ultime ricerche.
Ecco, appunto, la ricerca.
La ricerca è risaputo ha come primo componente l'economia.
Per l'industria farmaceutica, negli anni Sessanta e Ottanta le donne erano completamente escluse dai test perché non erano abbastanza emancipate. Oggi invece sono poco presenti perché costerebbero troppo all’azienda. I già pochi gruppi sperimentali dovrebbero aumentare di almeno 5/6 volte. Il sesso femminile ha più e varie fasi di vita riproduttiva: ciclo mestruale, gravidanza, allattamento e menopausa. Inevitabile l'aumento delle spese e dei tempi. E poi i motivi sociali. “Sono meno disponibili perché devono occuparsi della famiglia e sono meno interessate a questo tipo di esperienza”.
Quindi i modelli di sperimentazioni cliniche sui farmaci rimarranno a lungo gli stessi.
I già minimi campioninormalmente costituito dal 70% di uomini e il 30% di donne.
Segue una media dei dati ovviamente trascurando la differenza fisiologiche e anatomiche tra l’organismo femminile e quello maschile.
Le donne però, avendo un minore peso corporeo e una maggiore massa grassa, rispondono in maniera diversa al farmaco.
E così si possono stilare delle classifiche
Già perchè, le donne vivono più a lungo ma meno in salute, rispetto agli uomini.
I dati italiani sono poco confortanti le donne sono più colpite da osteoporosi (+736%), da malattie della tiroide(+500%), da depressione ed ansia (+138%), da cefalea ed emicrania (+123%), da cataratta (+80%) e da ipertensione arteriosa (+30%)”.
E qui ci fermiamo perchè è ormai risaputo, e vogliamo ripeterlo “Nei maschi il Parkinson provoca soprattutto un deterioramento delle capacità cognitive, mentre nelle femmine ansia e depressione”.
Chiara Daina Giornalista professionista. Detesto il gossip di palazzo, quello che si spaccia per politica. Mi piace fare inchieste. Da tre anni mi occupo del business legato ai farmaci, più subdolo e sofisticato di quello della droga e ultimo bersaglio della criminalità organizzata. Sono a nata a Casalmaggiore, in provincia di Cremona, il 7 febbraio 1984. Vivo a Milano. Ma se non volo via per qualche giorno, ogni tanto, non volo. Maturità classica, una laurea in Filosofia al San Raffaele. Non credo in Dio, ma nelle persone.