“Picchì certi affari complicati un si ponno rislovere ca dimocrazia.” Totò Riina

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Quando si parla di Democrazia

democrazia ottimismo coverÈ vero, la storia dell’umanità è intrinsecamente collegata alla sopravvivenza del singolo e della specie, lo è dalla notte dei tempi, quando l’umanità iniziava a caratterizzarsi dal più generale consesso delle specie animali. Ed ha generate conquiste ed involuzioni, cultura personale e di socializzazione, intelligenza personale e intelligenza di gruppo, interessi di singoli e di gruppi sociali, religione ed ateismo ed altri incalcolabili progressi, poi ha cercato definire e di dare senso alla democrazia.

La democrazia è assunta sin dalla Grecia antica a paradigma di un sistema di governo dove la sovranità è esercitata in modo diretto ed indiretto dal popolo, e sino ad oggi il popolo è identificato nell’insieme di cittadini che ricorrono a sistemi e strumenti di consultazione popolari, come votazioni, deliberazioni, ecc.
Il termine demokratía comincia a circolare verso la fine del VI secolo avanti Cristo e sin da allora tende a definire le relazioni tra i cittadini di uno stato sovrano.
Ma i linguisti ci ricordano che, krátos non significa genericamente «potere» ma si riferisce a quella forma di potere che scaturisce da, e si fonda su, l'uso della forza. Mentre il termine démos non è adoperato per denominare la totalità della popolazione, ma quella parte, anche nel caso maggioritaria, del popolo, che è in possesso di alcuni e precisi requisiti.
Le occorrenze di démos nel senso di regime popolare, cioè di democrazia, hanno avuto pochissime applicazioni e si trovano concentrate prevalentemente nel dibattito più che nella pratica, sulle costituzioni che regolano diritti e doveri dei cittadini dello stato sovrano.
Anzi nella maggior dei casi la parola démos è sostanzialmente utilizzata come valutazione negativa del popolo, soprattutto quando espresse dai suoi avversari, che contestano a questa forma di governo il fatto di privilegiare i (molti) cattivi, rispetto ai pochi (buoni), ovvero di pretendere che a governare fosse una moltitudine indistinta, anziché gli áristoi , i «migliori».

Così per alcuni demokratía indica il dominio coercitivo, esercitato con la forza, di quella parte del popolo che è il démos (storicamente con esclusione delle donne), mentre dall'altro esprime il sopravvento della componente quantitativamente, ma non qualitativamente, più significativa del popolo.

E così succede che nella democrazia di oggi, dove auspicata, e dove si pensa, siano incastonati tutti i valori positivi della persona, quando si tratta di declinare la democrazia nelle questioni “sociali “ si tratta spesso di darne un senso applicativo e di governarne i diritti e doveri (anche con la forza o con sanzioni), del singolo e della società attraverso emanazione di leggi ed ordinamenti, e dove occorra della loro interpretazione. Un percorso insidioso.

Lo stesso Totò Riina, noto e feroce capo mafia, arrivò a questa conclusione: "Perchè certi affari complessi non si possono risolvere con la democrazia."

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Quando si parla di Democrazia

democrazia ottimismo coverÈ vero, la storia dell’umanità è intrinsecamente collegata alla sopravvivenza del singolo e della specie, lo è dalla notte dei tempi, quando l’umanità iniziava a caratterizzarsi dal più generale consesso delle specie animali. Ed ha generate conquiste ed involuzioni, cultura personale e di socializzazione, intelligenza personale e intelligenza di gruppo, interessi di singoli e di gruppi sociali, religione ed ateismo ed altri incalcolabili progressi, poi ha cercato definire e di dare senso alla democrazia.

La democrazia è assunta sin dalla Grecia antica a paradigma di un sistema di governo dove la sovranità è esercitata in modo diretto ed indiretto dal popolo, e sino ad oggi il popolo è identificato nell’insieme di cittadini che ricorrono a sistemi e strumenti di consultazione popolari, come votazioni, deliberazioni, ecc.
Il termine demokratía comincia a circolare verso la fine del VI secolo avanti Cristo e sin da allora tende a definire le relazioni tra i cittadini di uno stato sovrano.
Ma i linguisti ci ricordano che, krátos non significa genericamente «potere» ma si riferisce a quella forma di potere che scaturisce da, e si fonda su, l'uso della forza. Mentre il termine démos non è adoperato per denominare la totalità della popolazione, ma quella parte, anche nel caso maggioritaria, del popolo, che è in possesso di alcuni e precisi requisiti.
Le occorrenze di démos nel senso di regime popolare, cioè di democrazia, hanno avuto pochissime applicazioni e si trovano concentrate prevalentemente nel dibattito più che nella pratica, sulle costituzioni che regolano diritti e doveri dei cittadini dello stato sovrano.
Anzi nella maggior dei casi la parola démos è sostanzialmente utilizzata come valutazione negativa del popolo, soprattutto quando espresse dai suoi avversari, che contestano a questa forma di governo il fatto di privilegiare i (molti) cattivi, rispetto ai pochi (buoni), ovvero di pretendere che a governare fosse una moltitudine indistinta, anziché gli áristoi , i «migliori».

Così per alcuni demokratía indica il dominio coercitivo, esercitato con la forza, di quella parte del popolo che è il démos (storicamente con esclusione delle donne), mentre dall'altro esprime il sopravvento della componente quantitativamente, ma non qualitativamente, più significativa del popolo.

E così succede che nella democrazia di oggi, dove auspicata, e dove si pensa, siano incastonati tutti i valori positivi della persona, quando si tratta di declinare la democrazia nelle questioni “sociali “ si tratta spesso di darne un senso applicativo e di governarne i diritti e doveri (anche con la forza o con sanzioni), del singolo e della società attraverso emanazione di leggi ed ordinamenti, e dove occorra della loro interpretazione. Un percorso insidioso.

Lo stesso Totò Riina, noto e feroce capo mafia, arrivò a questa conclusione: "Perchè certi affari complessi non si possono risolvere con la democrazia."

Democrazia è anche consenso

Piove, Governo ladro

Italia e tracce di democrazia

Le democrazia è cristiana

Democrazia e retorica

Democrazia e ordinamento della chiesa Cattolica

Sfumature di democrazia

Democrazia è anche consenso

Spesso al popolo o al singolo è necessario dirimere concetti derivanti da consuetudini o abitudini che rappresentano comportamenti non tradizionalmente concepibili con l’assunto di cultura democratica e dei valori che la compongo, come libertà, giustizia e così via, del singolo e della comunità.

Questo perché oggi alla parola democrazia (almeno nella sua origine etimologica) non si associa più la sola “forma stato”, o meglio non è quasi mai stata associata una forma stato, ma riguarda qualsiasi comunità di persone e delle decisioni che prende al suo interno. Così può accadere che possono essere tollerate se non giustificate a lungo nel tempo e da vasti gruppi di persone o da degli stati, dei modelli o dei valori non certo edificanti spesso violenti, repressivi o semplicemente inadeguati.

Buon voto a tutti

La nostra Repubblica Italiana si è dotata di una Costituzione dove sono presenti molte caratteristiche di democrazia formale ed  alla quale si attengono le istituzioni ed i cittadini italiani. Quasi sempre.
 
Sul voto l’articolo 48 cita: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è un dovere civico”.
 Detto questo da sempre e da parte di qualcuno è difeso il diritto all'astensione, sopratutto oggi quasi sempre davanti ad argomenti referendari “spinosi”.
Ma non è così o almeno non dovrebbe esserlo. Primo perché l’astensione non è contemplata in nessun articolo della Costituzione, ne è contrapposta a nessun altro diritto o dovere.
Anzi senza essere dei costituzionalisti o volersi sostituire alla Corte Costituzionale, l’articolo 48 sta nella prima parte della Costituzione (Titolo IV, rapporti politici), ha quindi un valore generale (da seguire ad ogni promulgazione di una legge), per i voti dati dagli elettori in qualsivoglia consultazione. Non è quindi collegato solo alla parte seconda (il Parlamento, elezione della Camera, articolo 56). Ma anche all’articolo 75 che afferma che “hanno diritto” a partecipare ai referendum i cittadini chiamati ad eleggere la Camera; in questo caso è si previsto il quorum della maggioranza, ma non si dice affatto che non votare è riconosciuto come un diritto costituzionale, pur essendo una scelta legittima.
Quindi votare è “un dovere civico”.

non voto coverCè da aggiungere che durante il dibattito alla Costituente (erano altri tempi, luglio 1946, e con altri statisti!), non passò – perché non si volle essere troppo esigenti e vincolanti – una versione del secondo comma dell’art. 48 che così diceva: il voto è “un dovere civico e morale”. Si pensò che, dato che si intendeva sanzionare nella legge elettorale gli elettori non votanti, non era opportuno censurare un atto che investiva una qualità morale del cittadino. Scrupoli costituzionali che oggi sarebbero davvero impensabili!

Successivamente l’argomento fu ripreso e determinò una sentenza della Corte costituzionale (n.96, 2 luglio 1968): 

nelle considerazioni in diritto, al punto 3, si legge che “in materia di elettorato attivo, l’articolo 48, secondo comma, della Costituzione ha, poi, carattere universale ed i princìpi, con esso enunciati, vanno osservati in ogni caso in cui il relativo diritto debba essere esercitato”.

E poi non dimentichiamo anche che fino all’abrogazione nel 1993 i cittadini non votanti per le elezioni delle Camere, venivano sanzionati (dpr n.361 del 30 marzo 1957). Le consultazioni referendarie erano ancora lontane. Articolo 4: 

” L’esercizio del voto è un obbligo al quale nessun cittadino può sottrarsi senza venir meno ad un suo preciso dovere verso il Paese”. 

Ma c’era ben di più all’articolo 115: 

“L’elettore che non abbia esercitato il diritto di voto, deve darne giustificazione al sindaco (….) L’elenco di coloro che si astengono dal voto (…)senza giustificato motivo è esposto per la durata di un mese nell’albo comunale (…) Per il periodo di cinque anni la menzione ‘non ha votato’ è iscritta nei certificati di buona condotta (…)”.

A proposito appunto delle consultazioni referendarie ecco uno dei primi esempi passati in sordina di palese violazione della democrazia, i referendum abrogativi sulle norme per la procreazione assistita. Fu la vittoria dell’astensionismo su un argomento spinoso. Perché i referendum non raggiunsero il quorum minimo, solo il 25,9% degli aventi diritto si reca alle urne. 

Due visioni contrapposte la prima all’interno del rispetto della democrazia ed una esterna a questo processo con evidenti caratteristiche di contrapposizione.
Nel caso alcune alte cariche istituzionali del tempo affermarono pubblicamente:
“Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è un dovere civico”. Giorgio Napolitano più volte nella lunga carriera politica.
“ Vado a votare, perché il referendum è una forma di partecipazione del cittadino. Può stare a casa, è un suo diritto, ma in questo modo si incentiva l’assenza di partecipazione. Puntare sul fallimento del quorum sarà anche legittimo, ma è politicamente sbagliato”. Fini da presidente della Camera.
” Non mi recherò a votare. E’ un diritto dei cittadini decidere se votare o meno per il referendum”. Berlusconi premier all’epoca.
“Non votare è un diritto costituzionale”. Sacconi ministro del Lavoro.
“... frutto della maturità del popolo italiano, che si è rifiutato di pronunciarsi su quesiti tecnici e complessi, che ama la vita e diffida di una scienza che pretenda di manipolare la vita”. Camillo Ruini cardinale, arcivescovo italiano dopo una lunga campagna mossa sull'argomento dalla Chiesa romana.

Certo astenersi è una facoltà ma si può anche deporre nell’urna una scheda bianca (se non ci si vuole esprimere nel merito), adempiendo così al dovere di votare. Se non altro si comporerebbe un disegno più coerente ed evidente delle scelte del "popolo sovrano".

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Mai riuscito a rispondere compiutamente alle uniche importanti domande della vita: “quanto costa?”, “quanto ci guadagno?”. Quindi “so e non so perché lo faccio …” ma lo devo fare perché sono curioso. Assecondami.

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