Casa dolce casa

Classificazione: Intervista Welfare - Casa
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Siamo a Milano in via Gola e non può certo essere, dal punto di vista geografico, definita come una “periferia”. Si trova nel cuore della zona dei Navigli, quella del divertimento serale, ricca di locali, a poche decine di metri da uno dei quartieri più “trendy” della città.

movida naviglioPeccato che anche qui l’Aler, che oltre ai deficit burocratici si porta dietro anche la zavorra di un debito consistente, da un lato pretenda l’indennità di occupazione, dall’altro attui una politica di non assegnazione degli alloggi. Non sembra volere sanare le situazioni pregresse e non intende, una volta deceduti i precedenti conduttori e a fronte di graduatorie bloccate, riassegnare le case. Nessun intervento manutentivo e rompendosi i sanitari, allacci e grondaie, si è fatto in modo di assicurarsi che fossero dichiarate del tutto inagibili. Per poi essere vendute, (null'altro che semplice constatazione) chissà quando, a quanto e a chi.

La situazione di degrado e di abbandono in cui si trova il quartiere Aler è nota e seguita dalle associazioni di quartiere e dal Municipio 6. Proprio il contrasto con il resto della zona lo rende ancora più evidente. Davanti agli ingressi dei cortili interni delle case stazionano individui che, come nei più tristemente noti quartieri dello spaccio, controllano chi arriva, in pratica controllano il territoio. Tutti gli stabili, esclusi i tre o quattro dove le ristrutturazioni sono state terminate, ed i cui appartamenti sono stati venduti, sono in condizioni di abbandono; le ristrutturazioni non sono state completate e, da molti anni, ci sono ponteggi, balconi pericolanti. Si vive nel degrado.

 «Nel nostro Paese, ed anche qui a Milano, per molte famiglie, soprattutto con redditi medio bassi, è ancora difficile trovare casa a costi sostenibili. Non siamo di fronte ad una emergenza ma ad una questione che deve essere affrontata con politiche intelligenti ed innovative, che devono tenere conto di un quadro sociale e del mercato del lavoro che è profondamente cambiato nel corso degli anni».

Lo racconta il senatore Franco Mirabelli, milanese, a margine di un incontro con associazioni, comitati e rappresentanti del Municipio 6. 

«È cambiato il mondo. La mobilità del mercato del lavoro ha dato una forte accelerazione anche ai cambiamenti della domanda abitativa. Ci sono lavoratori che arrivano nelle città per un periodo determinato, ci sono gli studenti che necessitano di fermarsi il tempo di completare gli studi, ci sono persone che si trovano in situazioni di difficoltà economica in seguito alla perdita del posto di lavoro e di questo occorre tenere conto quanto si costruiscono le politiche abitative.»

«Il modello abitativo che abbiamo considerato fino a pochi anni fa in Italia era incentrato su un mercato del lavoro stabile e orientato all’acquisto dell’abitazione, perché tendenzialmente il lavoratore poteva contare su un contratto a tempo indeterminato e questo garantiva anche una stabilità abitativa.»

Nasce così la possibilità di una breve intervista a più voci, che proponiamo. 
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Siamo a Milano in via Gola e non può certo essere, dal punto di vista geografico, definita come una “periferia”. Si trova nel cuore della zona dei Navigli, quella del divertimento serale, ricca di locali, a poche decine di metri da uno dei quartieri più “trendy” della città.

movida naviglioPeccato che anche qui l’Aler, che oltre ai deficit burocratici si porta dietro anche la zavorra di un debito consistente, da un lato pretenda l’indennità di occupazione, dall’altro attui una politica di non assegnazione degli alloggi. Non sembra volere sanare le situazioni pregresse e non intende, una volta deceduti i precedenti conduttori e a fronte di graduatorie bloccate, riassegnare le case. Nessun intervento manutentivo e rompendosi i sanitari, allacci e grondaie, si è fatto in modo di assicurarsi che fossero dichiarate del tutto inagibili. Per poi essere vendute, (null'altro che semplice constatazione) chissà quando, a quanto e a chi.

La situazione di degrado e di abbandono in cui si trova il quartiere Aler è nota e seguita dalle associazioni di quartiere e dal Municipio 6. Proprio il contrasto con il resto della zona lo rende ancora più evidente. Davanti agli ingressi dei cortili interni delle case stazionano individui che, come nei più tristemente noti quartieri dello spaccio, controllano chi arriva, in pratica controllano il territoio. Tutti gli stabili, esclusi i tre o quattro dove le ristrutturazioni sono state terminate, ed i cui appartamenti sono stati venduti, sono in condizioni di abbandono; le ristrutturazioni non sono state completate e, da molti anni, ci sono ponteggi, balconi pericolanti. Si vive nel degrado.

 «Nel nostro Paese, ed anche qui a Milano, per molte famiglie, soprattutto con redditi medio bassi, è ancora difficile trovare casa a costi sostenibili. Non siamo di fronte ad una emergenza ma ad una questione che deve essere affrontata con politiche intelligenti ed innovative, che devono tenere conto di un quadro sociale e del mercato del lavoro che è profondamente cambiato nel corso degli anni».

Lo racconta il senatore Franco Mirabelli, milanese, a margine di un incontro con associazioni, comitati e rappresentanti del Municipio 6. 

«È cambiato il mondo. La mobilità del mercato del lavoro ha dato una forte accelerazione anche ai cambiamenti della domanda abitativa. Ci sono lavoratori che arrivano nelle città per un periodo determinato, ci sono gli studenti che necessitano di fermarsi il tempo di completare gli studi, ci sono persone che si trovano in situazioni di difficoltà economica in seguito alla perdita del posto di lavoro e di questo occorre tenere conto quanto si costruiscono le politiche abitative.»

«Il modello abitativo che abbiamo considerato fino a pochi anni fa in Italia era incentrato su un mercato del lavoro stabile e orientato all’acquisto dell’abitazione, perché tendenzialmente il lavoratore poteva contare su un contratto a tempo indeterminato e questo garantiva anche una stabilità abitativa.»

Nasce così la possibilità di una breve intervista a più voci, che proponiamo. 

come deve cambiare la politica abitativa?

Qual è più in generale la situazione italiana?

Quale è in Italia lo stato delle politiche per la casa?

Città Metropolitana e Municipalità decentrate stentano a decollare e i quartieri popolari e le periferie sono luoghi di degrado e abbandono, come si contrasta questa tendenza

Le politiche per la casa possono incidere sul benessere dei cittadini?

 Senatore accennava al fatto che la crisi economica e la globalizzazione hanno cambiato le modalità dell’abitare, di conseguenza, come deve cambiare la politica abitativa?

Secondo un rapporto Istat, nel 2015, l’80% degli italiani viveva in una casa di proprietà. Oggi, però, quel sistema non regge più perché non risponde alle esigenze abitative attuali.
La crisi economica ha peggiorato il quadro: sono diminuiti i redditi dei cittadini e la conseguenza è stato un aumento del disagio abitativo. Di fatto, l’accesso alla casa è diventato difficile per chi ha perso il lavoro ma anche per lavoratori con reddito medio dove i mutui si sono rivelati un peso insostenibile per molte famiglie che, comunque, allo stesso tempo faticano anche a trovare alloggi in affitto.

La politica abitativa pubblica, di conseguenza, non può più essere finalizzata ad incentivare l’acquisto della casa ma deve costruire le opportunità affinché le persone possano trovare case in affitto a canoni calmierati, in quanto questa è una risposta più consona alla domanda della società di oggi. Questo non vuol dire escludere l’acquisto ma e soprattutto che il ruolo del pubblico deve essere altro.

Bisogna trovare un metodo per garantire l’accesso alle case a canone sociale a persone che ne hanno bisogno, unendo risorse pubbliche, private e incentivi per le realtà che lavorano nel settore.

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Fonte: berlin89 Dossier
https://berlin89.info/it/dossier-europa-menu/cose-di-casa.html

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