Meglio che faccia click e ti cancello @!
È il pensiero più ricorrente nel corso della giornata digitale umana. Click ti cancello! Per quel che vale te lo dico io, sei veramente stupido e ignorante. Ti sei messo incoscientemente nel tritacarne della tecnologia biometrica e sei "segnato", nel bene e nel male, per sempre.
Già perchè se la maggior parte delle mail, e delle pubblicità che appaiono nei siti che segui e che ricevi è spam, e più spesso anche fastidiosamente censurabile, nel tritacarne ormai ci sei e non ne uscirai più.
Le tue informazioni più personali, le tue caratteristiche biologiche nessuna esclusa, e compresa di impronte digitali, iride, voce, espressione facciale, Dna e anche modo di camminare. E sono sempre più usate da aziende private per scopi commerciali.
Utilizzati soprattutto nel campo della sicurezza: ospedali, aeroporti, autostrade, musei, banche e casinò in tutto il mondo usano software per il riconoscimento facciale a questo scopo. Ma soprattutto in questa fase storica i dati biometrici ti vengono proposti come allettante, più smart e più sicura alternativa rispetto alle password. I rischi del loro impiego improprio sono immensi.
Questi dati sono di fatto immodificabili perché codificati nella nostra biologia. Significa che, una volta raccolti, conducono a una persona e solo a quella: se persi o rubati, aprono la strada ad abusi permanenti.
Un esempio? Dati sul riconoscimento facciale e più di un milione di impronte digitali sono stati scoperti su un sito accessibile a chiunque (fonte Financial Times), di proprietà di «Suprema», una società utilizzata da banche, da governi e dalla polizia britannica che a sua volta fornisce la sua piattaforma biometrica a una compagnia di nome «Nedap», che lavora con 5.700 organizzazioni in 83 Paesi.
Ulteriori fughe di dati su larga scala aumenta costantemente con ogni nuovo dato che regaliamo a sempre più società, compresi i social.
Finora era una bandiera da sventolare in campagna elettorale, sponda democratica, era l’idea di «spezzettare» i colossi del tech, da Facebook, a Google, Amazon o Apple e molti altri di minor reputazione.
La settimana scorsa Joe Simons, il capo della Federal trade commission (Ftc), un’amministrazione repubblicana considerata molto pro business in un’intervista a Bloomberg ha pronunciato la parola “break up” in senso possibilista, per la prima volta, un annuncio notevole: siamo pronti a scorporare le aziende di Big Tech se sarà necessario.
Sempre Simons, in un’altra intervista sul Financial Times, ha detto che intende portare a termine l’indagine su Facebook entro le elezioni americane del 2020. In particolare, ha detto di essere preoccupato perché Facebook si sta muovendo di gran carriera per integrare i suoi prodotti (WhatsApp e Instagram), con l’obiettivo non dichiarato ma palese di renderne più difficile lo scorporo»
Il Wall Street Journal ha rivelato che i procuratori generali di più di una dozzina di Stati americani, sia di nomina democratica sia di nomina repubblicana, hanno formato una task force congiunta per aprire un’indagine Antitrust contro Big Tech».
Si comincia a sospettare che le dimensioni dei colossi tecnologici siano ormai tali da schiacciare qualsiasi potenziale concorrente?
La politica Europea comunque già ci sta lavorando.