Testi e Pretesti. Fu super premiato il doping della Germania comunista

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Fu Manfred Ewald presidente del comitato olimpico della DDR, ad applicare negli anni Sessanta il "Piano di Stato 14.25" ovvero l'arma segreta del doping. Risultato:160 medaglie d'oro alle Olimpiadi e 3500 titoli internazionali. 

emblemaDDRTra il 1961 e l'87, in piena guerra fredda, la Ddr trionfava in tutte le gare individuali nelle principali manifestazioni. 
Cento sessanta medaglie d'oro alle Olimpiadi e 3.500 titoli internazionali, dall'atletica al nuoto, dalla ginnastica al ciclismo, un bilancio impressionante. 
Nella Ddr il sistema fu portato ai massimi livelli, con il cosiddetto "Piano di Stato 14.25". Ovvero l'arma segreta del doping, un'organizzazione ferrea, e con il doping vennero alterati i risultati delle Olimpiadi.
Manfred Ewald der PraesidentManfred Ewald, a quel tempo maggior dirigente sportivo del Paese, e presidente del comitato olimpico della DDR, fu condannato da un tribunale della Germania riunificata nel 2000 per le sue responsabilità, tra i pochi a pagare (anche troppo poco), per una vera e propria pratica usata dagli Anni Sessanta dai Paesi dell'Est che usavano lo sport con le strabilianti vittorie degli atleti per dimostrare la superiorità del sistema comunista.

Gli effetti devastanti sugli atleti

I massicci aiuti farmacologici ebbero gravi effetti sulla vita di decine di uomini e donne che confessarono le devastanti conseguenze fisiche su se stessi o i loro figli.

 

Dopo la caduta del Muro, plurimedagliati del nuoto o di altri sport rivelarono il bilancio vero, quello fatto di tumori, problemi di sterilità, aborti, devastazioni psicologiche. 

krieger prima e dopoAlle ragazzine venivano dati talmente tanti steroridi che alla fine si ritrovarono imprigionate in corpi da uomini. Heidi Krieger, campionessa europea nel lancio del peso a furia di ormoni, divennne Andreas a fine carriera.

Allenamenti di steroridi e ormoni

La platea era vastissima, si parla di oltre 10mila atleti arrivati alle scuole di Sport di Lipsia e Dresda, gli istituti statali dove ci si nutriva di allenamenti ma soprattutto di steroidi e ormoni: "Ci allenavamo sino allo stremo, poi ci imbottivamo di pillole blu", avrebbero confessato poi decine di campioni di fronte a un tribunale incaricato di giudicare gli anni del "doping di Stato".

Non solo sport individuali: intere squadre di calcio erano rese più forti con sostanze dopanti somministrate ai giocatori, ma i risultati non furono paragonabili.

cover gerd bonk doping

Gerd Bonk l'atleta più dopato della storia 

Bonk è stato uno dei 22 sollevatori di pesi del blocco dell'Est a vincere una medaglia ai Giochi del 1976, quella d'argento. Gli atleti provenienti da paesi della NATO, al contrario, vinsero solo due medaglie. Vedere l'uomo più forte del mondo perdere l'oro è stato un momento molto drammatico. Tredici anni più tardi, dopo la caduta del muro di Berlino, è emerso che aveva fatto uso di una quantità quasi inconcepibile di steroidi, e non era nemmeno riuscito a vincere.

"Non solo deteneva il record del mondo di sollevamento pesi", racconta Herbert Fischer-Solms, un ex giornalista radiofonico tedesco che conosceva Bonk. "Era anche il campione del mondo di doping; titolo datogli dai suoi allenatori, dai membri dello staff delle competizioni, e dai medici".

Nel 1961 la Jenapharm, un'azienda farmaceutica statale, ha brevettato l'Oral-Turinabol, uno steroide anabolizzante. Era disponibile in pillole azzurre. Gli steroidi anabolizzanti riproducono gli effetti del testorone, facilitano una rapida crescita dei muscoli e, si è scoperto, riducono il tempo di riposo necessario agli atleti tra le sessioni di allenamento.

Il laboratorio antidoping - riconosciuto dal CIO - di Kreisha, provvedeva invece, prima dei grandi eventi, a controllare i soggetti che vi si erano sottoposti, garantendo così l’efficacia del trattamento senza smascherarne i fruitori. A questo sistema articolato cooperavano una dozzina di istituzioni scientifiche e circa 1500 ricercatori. Essi partecipavano a lavori coordinati e, nel 1981, a Lipsia, si tenne un seminario nel quale si dibattè approfonditamente sul come ritrovare nuovi additivi non rilevabili agli esami di laboratorio. Il poeta dissidente Wolf Biermann arrivò a definire il doping praticato nella Germania orientale “uno dei più grandi esperimenti mai eseguiti su corpi umani”. Il doping programmato, il cui “Doktor Mabuse” era lo stretto collaboratore di Ewald Manfred Hoppner, ricalcava nelle sue scansioni pluriennali le pianificazioni dell’economia socialista. E uno degli ultimi predisposti,  portava il nome in codice di “Piano di stato 14.25”.

In questo senso l’intero apparato organizzativo del doping doveva disporre della completa copertura della Stasi, e la conferma ci è data da un rapporto di 700 pagine, redatto nel 2006 dall’Istituto “Arendt” di Dresda, in cui si conclude sinteticamente che la “Stasi ebbe un ruolo fondamentale nel medagliere della DDR”.  

In un regime dalle maglie molto rigide, che si autososteneva con la delazione e le schedature di massa, dove tutti spiavano tutti, la potente polizia segreta, la Stasi di Erik Mielke (180.000 agenti e 120.00 collaboratori informali), non poteva non estendere il proprio controllo politico capillare attraverso lo sport.

Gli sportivi d’eccellenza godevano di una particolare libertà di movimento all’estero e di benefici sociali che dovevano ripagare ponendosi al servizio degli organi di sicurezza. Erano una casta di privilegiati, e così venivano percepiti dalla popolazione comune. Anche alla luce di ciò si spiegano le tentate violenze e vendette di cui, a pochi giorni dalla caduta del Muro, furono vittime diversi atleti dai trascorsi illustri.

Presto, gli steroidi sono diventati diffusissimi, e non solo nella Germania Est. Ma il governo della DDR era avanti, rispetto agli altri; aveva iniziato a guidare esso stesso i programmi per dopare gli atleti uomini nel 1966 e, nel 1968, aveva iniziato a sperimentare gli steroidi anche sulle donne. Una atleta che aveva fatto da tester, la gettatrice del peso Margaritta Gummel, vinse l'oro olimpico quell'anno.

La DDR vinse 25 medaglie alle Olimpiadi del 1968. Quattro anni dopo, ai Giochi del 1972, gli atleti della Germania Est vinsero 66 medaglie, incluso un bronzo al 22enne Bonk. L'Unione Sovietica ne vinse 99, gli Stati Uniti 94 e la Germania dell'Ovest, che aveva tre volte tanto la popolazione della DDR, 40.

Per la DDR, fare incetta di medaglie fu una vittoria politica quanto una vittoria sportiva. Nella logica della Guerra Fredda, le medaglie olimpiche non erano solo una conferma della bellezza e del genio che a volte si palesa nelle imprese sportive. Erano prove delle virtù di un sistema politico, e le Olimpiadi sono presto diventate il centro della Guerra fredda.

Il sistema fu adottato, con maggior o minor successo, in tutti i Paesi del blocco comunista, come la Cecoslovacchia. A quanto emerso, l'80% degli atleti cechi ai mondiali di atletica leggera '83 a Helsinki avrebbe fatto uso di sostanze dopanti. L'Unione Sovietica, non era da meno: all'inizio degli anni '70 compi' in gran segreto uno studio completo sugli effetti dell'uso degli anabolizzanti sugli atleti, aprendo cosi' la via al sistematico doping di Stato. Ora la storia, secondo l'Agenzia mondiale antidoping, sembra ripetersi.

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