Il valoroso e dotto generale Perovskij tradito da Salvia Rosmarinus
In un articolo del 2017 dei ricercatori tedeschi affermano tranquillamente "E' ora di dividere Salvia" e propongono di suddividerlo in sei generi, due dei quali sono Perovskia e Rosmarinus.
Negli anni in cui i tassonomisti così dibattevano, complice il riscaldamento globale, almeno una specie di Perovskia, appunto la P. atriplicifolia, diventava una star dei giardini di fine estate.
È un grande arbusto eretto (anche se, senza sostegni, tende ad afflosciarsi) con fusti e foglie quasi argentei che tra fine estate e inizio autunno si ricopre letteralmente di spighe di fiori azzurri, richiamo irresistibile per api e farfalle. Estremamente rustica, resistente alla siccità, di abitudini parche, è a suo agio nelle aiuole assolate anche con suolo povero, forse perchè arriva dalle steppe e dagli altopiani dell'Afganistan, del Pakistan e dell'Himalaya occidentale, anche se è per lo più nota come "salvia russa".
A partire dagli anni '20 dell'Ottocento, e poi per tutto il secolo, Gran Bretagna e Impero russo furono divisi da una sorda rivalità per l'egemonia sul Medio Oriente e l'Asia centrale.
Uno dei primi atti di quella partita fantasmatica fu la crisi di Khiva. Situato nell'attuale Uzbekistan, Khiva, insieme a Bukhara, Kazakh e Kokand, era uno dei khanati indipendenti dell'Asia centrale.
La Russia aspirava ad annetterli al proprio impero, la Gran Bretagna voleva a tutti i costi preservarne l'indipendenza, convinta che la conquista di quei territori avrebbe fornito allo zar una testa di ponte verso l'Afghanistan, da dove avrebbe potuto minacciare direttamente gli interessi inglesi in India.
Posto in posizione strategica tra mar Caspio, mare d'Aral e bacino dell'Amu Daria, il khanato di Khiva sollecitava la cupidigia russa per ragioni geopolitiche, ma anche economiche: vi veniva prodotto un cotone di ottima qualità, reso tuttavia costoso dal lungo viaggio attraverso le steppe kazake. Inoltre i russi mal tolleravano l'aggressività del khanato, che si rivolgeva sia contro gli altri staterelli dell'area, sia contro la Russia, con la devastazione dei villaggi di frontiera e la cattura di un numero crescente di russi, poi venduti come schiavi.
La questione degli schiavi russi offriva allo zar il migliore dei casus belli.
Il pretesto era stato eliminato, ma troppo tardi: la mossa britannica era stata anticipata da quella russa.
La spedizione partì infine da Orenburg il 16 novembre 1839; comprendeva 3000 effettivi, 2000 ausiliari, 10000 cammelli, 2000 cavalli e migliaia di carri con le vettovaglie, cui vanno aggiunti un numero imprecisato di cammellieri e carrettieri reclutati più o meno a forza tra la popolazione locale.
A maggio quanto rimaneva del suo distaccamento faceva ritorno a Orenburg, dopo aver perso almeno 1000 uomini e quasi tutti i cammelli. Fu così che nella partita del Grande gioco il primo tempo se lo aggiudicò la Gran Bretagna.
Per annettersi Khiva, la Russia dovette attendere fino al 1873.
Un generale spericolato
Ma concentriamoci sul nostro protagonista, il generale Perovskij. La sua vita sembra uscita da un romanzo, di quelli che scriveva suo nipote Aleksej Tolstoj, per non parlare del più illustre cugino di questi, Lev Tolstoj.
Era uno degli undici figli nati dalla relazione extraconiugale tra il conte Aleksej Razumovskij, ministro dell'Educazione nazionale, e Maria Sobolevsakaja, una donna colta con fama di filosofa. Non potendo trasmettere loro il proprio cognome, il padre li aveva chiamati Perovskij, nome tratto da una delle tenute di famiglia, Perovo.
Ammessi alla nobiltà dagli zar che successivamente servirono, alcuni dei fratelli Perovskij furono personaggi di primo piano della vita russa: Lev fu ministro dell'interno, Aleksei un notevole scrittore (con lo pseudonimo Anton Pogorelskij); una delle sorelle, Anna, sposò il conte Konstantin Tolstoj, da cui ebbe il famoso scrittore Aleksej Tolstoj.
Come i fratelli, anche il nostro Vasilij ebbe un'ottima istruzione; iniziò la carriera militare a sedici anni con il grado di capocolonna.
Era un giovane ufficiale dalle abitudini eccentriche, come quella di non separarsi mai dalla sua pistola; spesso infilava un dito nella canna e camminava con la pistola carica appesa al dito; una volta accidentalmente partì un colpo, strappandogli una falange. Da quel momento, Perovskij prese a indossare un ditale d'oro, da cui pendeva un occhialino.
Nel 1812 (all'epoca aveva solo 17 anni) venne fatto prigioniero dei francesi nel corso della battaglia di Borodino; le sue vicissitudini avrebbero ispirato le avventure di Pierre Bezuchov in Guerra e pace. Liberato, riprese la carriera militare; inizialmente fu attratto dai decabristi, ma poi si legò sempre più all'imperatore Nicola I, che lo nominò aiutante di campo.
Nominato maggiore generale, poi aiutante generale, si distinse nella guerra russo-turca del 1828-29; si racconta che quando una bomba cadde di fronte a lui e a un gruppo di ufficiali, disse semplicemente "Appoggiati", e, appoggiatosi alla montagna, attese con calma lo scoppio, senza fare troppo caso alle schegge che piovevano da ogni parte. In quella guerra fu ferito gravemente e dovette rinunciare al servizio attivo, anche se continuò a servire lo zar come direttore della cancelleria del quartier generale della marina.
Nel 1833, con il grado di tenente generale, fu nominato governatore militare di Orenburg, una posizione chiave, come già si sarà capito, per la penetrazione russa in Asia centrale.
Tra gli studiosi protetti di Perovskij, il più noto è senza dubbio l'etnologo e lessicografo Vladimir
Quanto a Perovskij, dopo il fallimento della spedizione a Khiva, fu momentaneamente richiamato, ma rimase nelle grazie dello zar, tanto da diventare membro del Consiglio di Stato. L'insuccesso non aveva comunque messo fine alle ambizioni russe, che tentarono una strategia diversa.
A partire dal 1847, vennero costruite due piazzeforti sul lago d'Aral, a Raymsk e Kazalinsk, provocando le reazioni dei canati di Khiva e Kokand. In questo nuovo quadro, l'esperienza di Perovskij tornava utile; fu così che nel 1851 ritornò a Orenburg, nelle vesti di governatore generale delle province di Orenburg e Samara.
Durante il suo secondo mandato iniziò l'esplorazione del bacino del Syr e del lago di Aral, per mezzo di imbarcazioni costruite a Orenburg o giunte dall'estero, smontate e trasportate pezzo per pezzo fino all'Aral a dorso di cammello. Nel 1853 si prese la soddisfazione di prendere la fortezza di Ak-Mecet, ribattezzata in suo onore Perovsk; riuscì poi a negoziare un trattato favorevole con il suo vecchio nemico, il khan di Khiva. Poco dopo si ritirò per ragioni di salute.
Il giallo del genere Perovskia
L'intreccio tra esplorazione geografica, spedizioni scientifiche, spionaggio ed espansione militare è ben visibile anche nella biografia di un altro protetto di Perovskij, il naturalista Grigorij Karelin, che visitò il governatorato di Orenburg più volte e fu ospite del generale durante il suo primo mandato.
Il genere Perovskia, della famiglia Lamiaceae, comprende nove specie (più un ibrido) di suffrutici a foglia caduca originari di zone aride e rocciose dell'Asia centrale, con qualche propaggine in Iran e nell'Himalaya occidentale (ovvero, molto opportunamente, il territorio dove si giocarono le principali partite del Grande gioco). Per i botanici però è stato anche il protagonista di un'altra più incruenta partita, che ha rischiato di cancellarlo dalla tassonomia (o per lo meno, di ridurlo al rango di sinonimo).
Più recentemente la storia si aggroviglia
Nel 2004 un'équipe di studiosi statunitensi e messicani pubblicò uno studio che destò grande scalpore: poiché tutte le evidenze dimostravano che l'importatissimo genere Salvia era polifiletico (dunque artificiale), per risolvere il problema proposero di allargarne i confini, includendo cinque piccoli generi minori che vi risultavano annidati, due dei quali molto importanti per giardinieri e coltivatori: appunto Perovskia e Rosmarinus.
Le ricerche sono continuate e hanno confermato questa linea; in un articolo del 2017 altri ricercatori tedeschi affermano tranquillamente "E' ora di dividere Salvia" e propongono di suddividerlo in sei generi, due dei quali sono appunto Perovskia e Rosmarinus.
Negli anni in cui i tassonomisti così dibattevano, complice il riscaldamento globale, almeno una specie di Perovskia, appunto P. atriplicifolia, diventava una star dei giardini di fine estate.
Appunto la "salvia russa".