È tempo d'Agnello pasquale, di quello Mistico dagli occhi umani
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Sono quelli del protagonista di un'opera monumentale di Jan e Hubert van Eyck dipinta tra il 1426 e il 1432 per la cattedrale di San Bavone a Gand, dove si trova tutt'oggi. Nella versione originale, quella emersa con il restauro, l’animale ha due occhi gialli molto espressivi, che qualcuno considera al limite dell’inquietante per la loro posizione frontale un po’ “umana”. Hélène Dubois, direttrice del restauro, ha spiegato che «niente di simile era mai stato osservato nella pittura fiamminga», e che la scoperta è stata «uno shock per tutti: per noi, per la Chiesa, per gli studiosi, per il comitato internazionale che ha seguito il progetto».
Il restauro completato di recente del Polittico dell’Agnello Mistico, una celebre e importantissima pala d’altare dipinta nel Quindicesimo secolo dai fratelli Jan e Hubert van Eyck, ha rivelato un dettaglio finora sconosciuto che prima ha fatto discutere il mondo dell’arte, e poi ha avuto un suo momento di vitalità online.
Il restauro infatti ha scoperto che l’espressione docile e animalesca che aveva l’agnello protagonista della pala era un’aggiunta del Sedicesimo secolo: nella versione originale, quella riproposta con il restauro, l’animale ha due occhi gialli molto espressivi, che qualcuno considera al limite dell’inquietante per la loro posizione frontale un po’ “umana”. Le pupille dell’animale, per quanto strane possono sembrare, sono in realtà quelle degli ovini: rettangolari e orizzontali.
Realizzata tra il 1426 e il 1432, nei suoi sei secoli di vita è stata quasi distrutta in un incendio, rubata, smembrata, requisita da Napoleone, copiata, plagiata e soprattutto – nel corso della Seconda guerra mondiale – sequestrata dall’esercito nazista e nascosta in una miniera di sale, dove fu recuperata nel 1945 dalla task force degli Alleati dedicata alla messa in salvo delle opere d’arte europee. La storia della pala e della task force è raccontata peraltro nel film Monuments Men del 2014.
È composta da dodici pannelli per oltre tre metri e mezzo di larghezza, e a dipingerla fu il famoso pittore fiammingo Jan Eyck insieme al suo misteriosissimo fratello, una figura quasi leggendaria di cui si ha notizia soltanto per un’iscrizione sulla cornice della pala.
Nel 2011 un ente governativo belga decise di restaurare la pala, inaugurando un progetto da 2,2 milioni di euro diviso in tre parti: la seconda si è appena conclusa, e ha coinvolto i pannelli centrali, compreso quello più importante che rappresenta l’adorazione dell’agnello, simbolo di Gesù Cristo circondato da una serie di angeli.
Il polittico aperto prima del restauro (Wikimedia)
Durante i lavori, i restauratori hanno scoperto che gran parte dei pannelli – e metà di quello dell’agnello – era ricoperta da uno strato di colore steso nel XVI secolo.
Hélène Dubois, direttrice del restauro, ha spiegato all’Art Newspaper che questa operazione «era stata fatta così presto, seguendo le forme dell’originale e con colori simili che sono invecchiati in modo analogo al resto, che non era visibile sulla documentazione tecnica della pala quando abbiamo iniziato a lavorarci».
Dubois ha spiegato che «niente di simile era mai stato osservato nella pittura fiamminga», e che la scoperta è stata «uno shock per tutti: per noi, per la chiesa, per gli studiosi, per il comitato internazionale che ha seguito il progetto».
Tra il colore posticcio e quello originale c’era uno strato di smalto che ha consentito di rimuovere le aggiunte riportando alla luce i colori originali: e il dettaglio più sorprendente è stato l’agnello, che presenta adesso un muso quasi antropomorfo e due occhi gialli e ben delineati, che per come li ha descritti Dubois hanno «un’intensa interazione con gli spettatori».
Sul Guardian, il critico d’arte Jonathan Jones ha invitato a non ridere dell’agnello: van Eyck è stato un pittore fondamentale e geniale, e ha dato quell’espressione all’animale perché nell’iconografia cristiana rappresenta Gesù Cristo, ed è quindi normale che abbia in una certa misura sembianze umane.