Alle 18.35 del 25 dicembre 1991 venne ammainata per sempre la bandiera rossa sul Cremlino e, sostituita dal bianco, blu e rosso del tricolore russo. Mezz’ora prima Michail Gorbačiov si era dimesso da presidente dell’Unione Sovietica, la quale sarebbe stata formalmente dissolta il giorno dopo.
A un secolo di distanza dalla nascita (30 dicembre 1922) dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), molto è stato detto e scritto su quel mondo che, all’improvviso è imploso cogliendo l’Occidente impreparato.
Pertanto non sorprende, se intorno al primo Stato socialista della Storia dell’umanità si sia sviluppato un intenso dibattito scientifico e politico che, ritorna attuale ogni qualvolta la Russia si confronta con l’Europa, gli Stati Uniti e il mondo.
Parte da qui l’idea del dossier, che raccoglie una serie di scorci per molti versi inediti o comunque inesplorati di vita quotidiana dell’universo sovietico e post-sovietico, soffermandosi dove altri tirano dritto.
Agente della Sicurezza Interna di guardia sulla Piazza Rossa
foto: Gisella Molino
La fine di un'epoca annunciata dal crollo del Muro di Berlino e dalla riunificazione delle due Germanie
La vittoria in Russia dei bolscevichi nell’ottobre del 1917, avviò il progetto di costruzione di una nuova società , radicalmente alternativa al sistema capitalistico. Questo era stato possibile dopo l' ascesa al governo della classe operaia rappresentata dal partito comunista. Infatti, soltanto dopo la vittoria dei bolscevichi le idee del socialismo e del comunismo sono divenute una realtà tangibile, che ha impresso una svolta epocale alla storia del mondo, tant’è che ancora se ne parla.
L'inizio della guerra nel 1914 fu salutato da uno scoppio di entusiasmo popolare e dal compatto sostegno di tutte le forze politiche: l'appoggio dei partiti nazionalisti era scontato, ma anche i principali movimenti socialisti europei, non rispettando i principi antibellicisti proclamati dalla Seconda Internazionale, si allinearono all'ondata di patriottismo montante e sostennero i rispettivi governi nella scelta della guerra
Agli occhi di molti giovani il rapporto del PCI con l’URSS appare come una macchia indelebile. Altri lo mitizzano e ne esaltano anche gli aspetti più negativi, evitando di domandarsi quanto ha pesato la lunga giustificazione del retaggio staliniano nella rapida disgregazione di quello che era stato un grande partito ben radicato tra i lavoratori.
L’economia sovietica era caratterizzata dal predominio dell’industria sull’agricoltura, e dal predominio dell’industria pesante, produttrice di macchine, su quella leggera, produttrice di beni di consumo. Questa “sproporzione” finì per costituire uno dei suoi maggiori problemi.
Se l'età lo permetteva si poteva chiedere un fiammifero a un «giovanotto» (molodoicelovek). Ma se era vecchio? Poteva offendersi, o scambiare il termine come un'irrisione. Come attirare la sua attenzione? Restavano gesti muti, da handicappato, oppure la rinuncia a ogni originalità e l'accettazione della norma: «Tovarish, mi fa accendere?»
Il ritorno dei democratici alla Casa Bianca ha coinciso con una nuova durissima offensiva contro Cina, Russia e tutto il composito fronte dei cosiddetti “Stati canaglia”, la cui finalità è sbarrare il passo a qualsiasi ipotesi di sviluppo multipolare della politica internazionale e ripristinare l’incontrastato dominio degli Stati Uniti sul mondo, rimediando alla profonda crisi di immagine e di relazioni che Washington ha vissuto negli ultimi anni.
Pëtr Leonidovich Kapitza , Premio Nobel per la Fisica, negli anni bui della dittatura staliniana rifiutò di dedicarsi al progetto della bomba atomica, convinto che la scienza deve essere al servizio dell’umanità. Pagò il diniego con gli arresti domiciliari. Non mostrò mai di pentirsi di quella sua scelta, che rimane esemplare sebbene desueta ai nuovi mentalismi.
In ogni stagione la casa della famiglia si riempiva di artisti come Makovskij e Surikov, Repin e Miasoedov, di poeti come Rilke e Verhaeren, di storici come Kljucevskij e Zelinskij, di personaggi come Aleksandr Scrjabin che con Sergej Rachmaninov era il più straordinario innovatore della musica russa.
I guai per i pediki, (i froci n.d.t.) ricominciarono nel 1934 quando Stalin reintrodusse il reato di omosessualità maschile. La ragione? All’origine c’è il capo dell’Nkvd (antenato del Kgb) Genrikh Jagoda il quale informò Stalin che i gay stavano organizzando “ una rete di ritrovi, dove poter raggruppare schiere di pediki per trasformarli in spie antisovietiche”.
Nel 1917 nei giorni della Rivoluzione d'Ottobre viene concesso il diritto di voto alle donne ben prima di molti altri Stati. Uguaglianza di genere in tutte le sfere della vita pubblica. Una coraggiosa sfida alle tradizioni secolari profondamente radicate nella società russa. L'esperienza dell'Unione Sovietica è riconosciuta come la più storicamente importante e anticipatrice tra i movimenti di liberazione della donna.
Quando, nel 1935, Walter Benjamin scrisse che il fascismo aveva estetizzato la politica, dunque il comunismo doveva politicizzare l'arte, probabilmente aveva in mente l’incredibile produzione culturale della prima Unione Sovietica. Il cavallo rosso che porta in volo il suo cavaliere attraverso la campagna come è nel quadro Fantaisie (1925) di Kuzma Petrov-Vodkin è fatto della stessa materia dei sogni utopici.
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