{fa-info-circle } Artikel nur in Muttersprache - Article only in mother language.
La risacca della malasanità scandinava sovraccarica di malati si è abbattuta anche su queste terre di quiete turbando la serenità dei pochi abitanti che ci vivono. "Siate gentili l'uno con l'altro, prendetevi cura l'uno dell'altro", è il leitmotiv presente in molti dei post sui social degli svedesi. Facile da scrivere difficile da realizzare quando i medici scarseggiano,e i letti in ospedale pure.
La pandemia in giro per il mondo - Il Coronavirus, visto dal 62° parallelo del Circolo polare artico
Luisa Trojanis che da più di un decennio risiede in questo angolo estremo dell’Europa descrive con una ricchezza di particolari ben documentati come viene vissuta la pandemia nel Regno di Svezia. Ne esce il racconto di una realtà culturale alla quale non siamo abituati.
La SVT (la compagnia pubblica televisiva di stato svedese), oggi 30 di aprile, informa che in Svezia il numero morti per Covid-19 sta crescendo. Sono in cucina che è la stanza della casa da me preferita, un osservatorio privilegiato che si affaccia su un bosco di betulle. Due grandi finestre, una credenza con il televisore acceso ed un tavolo di legno pieno di libri, carte, computer ed ovviamente un angolo per mangiare.
Se non fosse per Internet che ti porta notizie del mondo ed i collegamenti con la madrepatria, potrei quasi pensare di poter vivere in un eterno alternarsi di stagioni senza tempo. Gli uccellini nelle due casette di legno da me costruite si contendono in piroette magistrali i semi di girasole e noccioline che lascio loro a disposizione. Timide volpi si aggirano nelle prime ore del mattino in cerca di cibo, altre per contendersi il territorio. Qui arrivano anche i caprioli, i tassi , le linci ed anche le alci. La neve ricopre tutto per duecento e sessantacinque giorni all’ anno , il sole abbaglia quasi perenne a partire da maggio con notti stellate e la via Lattea in perenne visione.
Da molti anni vivo nella Svezia settentrionale, in un luogo remoto a Tänndalen un piccolo villaggio a quindici chilometri dal confine norvegese.
Anzi, piu’ che remoto addirittura “fuori dalla civiltà”, come lo aveva definito l’ operatore di un call center al quale mi ero rivolta per lamentarmi di un loro disservizio.
Si rinuncia a molte cose, specialmente a quelle superflue, per immergersi in un luogo sospeso nel tempo dove il mondo esterno appare come un’ eco lontano . I rapporti umani sono quasi inesistenti e fare conoscenza è pressoché impossibile, a meno che tu non faccia parte di una ristretta cerchia di amici o di famigliari. La maggior parte dei nuclei famigliari sono costituiti da una sola persona, benchè negli ultimi anni famiglie con bambini hanno deciso di stabilirsi in questa regione non facile, per garantirsi un futuro piu’ salutare lontano dalla citta’.
Da dieci anni a questa parte non abbiamo più neanche la banca, sicché tutte le transazioni vengono fatte online. I contanti ed i contatti non servono più.
La Regione che qui si chiama Contea - contea Jämtland - dove vivo è molto vasta, da sola ricopre il 12 per cento del terre svedesi, nota come un area a grande vocazione turistica con Ski Resort ed una natura incontaminata intorno, che consente di fare escursioni mirabili. L’indotto turistico e’ prevalentemente scandinavo e nel corso delle feste nazionali la regione ospita 78 mila turisti, significa un aumento della popolazione autoctona del 60 per cento.
La mia lunga premessa è necessaria per meglio capire perché il coronavirus abbia sollevato paure più che in altre parti della Scandinavia. Tutti coloro che provengono dalle citta’ sono visti come possibili untori.
I medici locali, quei pochi che normalmente ci sono, hanno invitato i turisti e i proprietari di seconde case a non lasciare le città di origine perchè le risorse del territorio in materia di assistenza sono limitate e se in tempo di normalità sono in grado di far fronte a queste ondate turistiche altrettanto impegno non lo possono garantire in tempi di pandemia.
Infatti l’unico presidio medico dista 12 chilometri da casa mia e gia’ in tempi normali la difficoltà di reperire un medico è sempre in agguato: se ti ammali di venerdì devi pregare che il medico di turno non si trovi in altri paesi limitrofi. Qui le distanze sono enormi, non ci sono né autostrade e né superstrade, ma solo strade provinciali circondate da laghi e foreste . Di questi tempi se ti rompi una gamba potresti non poter ricevere nessuna assistenza.
Il governo svedese, ha affidato la responsabilità di contenere la diffusione del virus al singolo cittadino, alla singola azienda, al singolo imprenditore usando semplicemente il buon senso.
Non c’è legislazione in Svezia che pure in caso di emergenza possa limitare la libertà di scelta di un cittadino, confinarlo a casa oppure proibirgli di viaggiare. Insomma, da queste parti non è costituzionalmente permesso obbligare alcunché. Ecco perché la Svezia è la Svezia, fa storia a sé, non può essere paragonata ad altre realtà. Pertanto qui da noi non si ordina, come si fa in Italia, bensì si raccomanda, si invita al buon senso, si consiglia l’abc della prevenzione: lavarsi le mani, non toccarsi il viso e gli occhi, mantenere la distanza sociale.
E così meglio si capisce perché in brevissimo tempo siano nate espressioni come “ modello svedese”, “eccezione svedese” in virtù di questo approccio con il coronavirus davvero unico, che il media mainstream ha difficoltà a spiegare.
Si tenga a mente che il governo democratico della Svezia si affida all’epistocrazia, diversamente dall’ Italia dove è la politica che si affianca agli epidemiologi e non viceversa. Infatti, con il termine epistocratico s’intende il governo dei “sapienti”, i componenti del quale sono “coloro che sanno”, gli esperti in una determinata materia, ai quali viene concesso il potere di fare il brutto e il cattivo tempo, senza che la politica - nel caso della Svezia – possa intervenire, interferire sia per tradizione che per legge.
Dirige la battaglia contro il Covid-19 l’Agenzia svedese per la Salute pubblica con a capo l’ epidemiologo Anders Tegnell . Tutti i comunicati speciali su come i cittadini svedesi devono affrontare la pandemia, portano la firma di questa Autorità indipendente rispetto al governo centrale.
La linea guida seguita dagli esperti parte dal presupposto che, siccome questa fase pandemica sarà di lungo corso non si possono obbligare i cittadini a stare in casa, poichè ne andrebbe della loro salute mentale, che arrecherebbe danno a tutta la comunità. Si privilegiano le aperture pittosto che le restrizioni, facendo leva sul coinvolgimento del cittadino - motivandolo - perché s’impegni al massimo per salvaguardare la salute propria e quella di chi gli sta intorno.
Sondaggi recenti hanno confermato la fiducia al governo per come la pandemia viene gestita, non perché la ritengano perfetta, bensì perchè non vedono alternative migliori negli altri paesi colpiti.
”Var snälla mot varandra, ta hand om varandra”. "Siate gentili l'uno con l'altro, prendetevi cura l'uno dell'altro", è un leitmotiv presente in molti dei post sui social degli svedesi . In realtà il più grande rammarico del governo è quello di non avere tenuto conto fin dall’inizio delle tante persone anziane ospitate nelle case di riposo. Non è stato possibile curarle, non soltanto per la mancanza di conoscenze sul virus, ma anche per la mancanza di luoghi di ricovero adeguatamente attrezzati. Pertanto - è scritto sui giornali - molte persone anziane sono state condannate a morire. Ci sono stati casi in cui pazienti malati di coronavirus sono morti senza avere ricevuto una minima assistenza, poiché il personale medico non è entrato nelle stanze di quei poveretti, per paura di essere contagiato.
E' un orrore che spaventa, poichè Fin dall’ inizio della pandemia si è parlato di decisioni estreme in base ll’età.
Significa salvare il giovane piuttosto che il vecchio. Inoltre, può accadere - se ti succede qualcosa e non sei nella contea dove risiedi - di “non trovare” il posto in ospedale.
Naturalmente agli occhi del mondo in Svezia tutto scorre nella normalità con i negozi aperti, bar e ristoranti pure, palestre, parrucchieri, massaggi in piena attività, niente mascherine persino.
L’unica raccomandazione è che, se ti senti male chiuditi a casa fin che ti passa. Il mondo questo particolare non lo conosce.
Nell’attesa della fine dell’epidemia da Covid-19 la conta dei morti è in crescita.
Secondo quanto ha riporta SVT (la compagnia pubblica televisiva di stato svedese) le previsioni sul futuro prossimo sono inquietanti. Infatti, Uno Wennergren, professore di biologia teorica, e Tom Britton, professore di matematica, hanno documentato come la pandemia si evolverà in Svezia nei prossimi mesi .
Una relazione rabbrividente supportata dai dati. Al 30 aprile sono oltre duemila e cinquecento svedesi infettati dal Covid-19 sono morti. Un bilancio destinato a peggiorare, almeno secondo Uno e Tom - i due professori esperti - che prevedono tra i 10 e i 20 mila morti. La forbice è larga perché è arduo fare previsioni in un Paese come la Svezia, nel quale le strutture ospedaliere sono già prossime al collasso per il sovraccarico di malati.
Tuttavia gli svedesi non sono presi dal panico. C’è un fatto accaduto l’altro giorno non molto distante da casa mia che aiuta a capire. Poiché, in questo panorama a fosche tinte che in Svezia come nelle altre nazioni ci accomuna, essa spicca come una storia esemplare, di quelle che secondo la nostra cultura sono da tenere in gran conto. Un single norvegese è stato rinvenuto morto nella sua casa lungo il confine con la Norvegia, il quale è "ufficialmente"da un mese chiuso a causa del coronavirus. I poliziotti del paese dove è stato scoperto il morto, hanno pensato bene di contattare i loro colleghi norvegesi perché venissero a prendersi la salma.
Chissà perché il trasbordo è avvenuto di notte. Eppure a quell’ora tardissima, di là del confine, nel freddo, c’era la mamma anziana che, aspettava ansiosa sul bordo della strada, di vedere il feretro passare prima che la salma del figlio fosse deposta nell’obitorio del comune norvegese dov'era nato.
Luisa Trojanis laurea in Letteratura Anglo-Americana, con la curiosità, la passione per i libri ed i viaggi che l'hanno spinta a vivere in Svezia a Härjedalen, una delle sei contee svedesi nella Contea, precisamente a Tänndalen, un villaggio al 62° parallelo del Circolo Polare Artico sul confine con la Norvegia . Si è specializzata in “vacanze su misura” fuori dalle mete turistiche di massa. Guida personalmente le slitte trainate dai cani, motoslitte , fondo ed hiking sugli altipiani scandinavi durante l’estate. www.redfoxadventure.it