In Germania per andare in chiesa si paga la tassa
A differenza dall'"Otto per mille" italiano la tassa per la Chiesa tedesca è una vera e propria tassa che si aggiunge alle altre tasse che un cittadino deve pagare.
Quindi, chi ha deciso di pagare questa tassa, la Kirchensteuer, per la comunità alla quale appartiene ha, ogni mese, meno soldi nella sua busta paga rispetto a colui che ha deciso di non pagarla.
Chi vuole essere esentato dalla Kirchensteuer deve firmare una dichiarazione di abbandono della Chiesa (Kirchenaustritt) che, come conseguenza, lo priva dei sacramenti. Il 20 settembre 2012, i vescovi tedeschi hanno decretato che quanti hanno chiesto di non essere più registrati per evitare di pagare la tassa ecclesiastica, non potranno più confessarsi, fare la comunione o la cresima e, al momento della morte, non potranno ricevere un funerale cattolico; non potranno nemmeno fare volontariato in un’associazione cattolica, né tanto meno lavorare in un’istituzione della Chiesa come una scuola o un ospedale.
Se lo slogan dei coloni americani nel XVIII secolo era: «No taxation without representation», lo slogan dei vescovi tedeschi oggi è «No Sacraments without taxation». Ovvero "se paghi ricevi i sacramenti, se non paghi ne sei privato". La ricchezza della chiesa tedesca è fondata - possiamo dirlo? - sulla simonia.
La simonia è un peccato che ha accompagnato la storia della Chiesa nel corso dei secoli, associandosi spesso al cosiddetto “nicolaismo”, il concubinato dei preti.
I primi sinodi di san Gregorio VII (1073-1085), il grande papa riformatore del Medioevo, furono proprio dedicati alla lotta contro i vescovi tedeschi simoniaci e trasgressori del celibato ecclesiastico. Una piaga molto più grave della vendita delle indulgenze che offrì il pretesto alla Rivoluzione di Lutero.
Un effetto positivo della Riforma è invece che i tedeschi, da quando sono finite le guerre religiose, si sono abituati a una convivenza pacifica tra religione diverse che oggi si esprime in una maggiore tolleranza religiosa rispetto ad altri paesi che non sono stati toccati dalla riforma protestante o che l'hanno soffocata nel sangue.
Il termine simonia deriva da Simon Mago del quale si legge che «offrì denaro agli apostoli» (Atti, 8, 18) per acquistare un potere spirituale.
San Tommaso d’Aquino (1225-1274), dedica un’intera questione della Summa Theologica alla simonia (q.100, II-II), spiega che simoniaci sono sia quelli che comprano, sia quelli che vendono le cose spirituali:
«Quelli che vendono le cose spirituali assomigliano a Simon Mago nelle intenzioni, mentre quelli che le comprano gli assomigliano nelle azioni» (q. 100, a. 1). Secondo san Tommaso «ricevere il denaro per la grazia spirituale dei sacramenti è un peccato di simonia che non può essere giustificato da alcuna consuetudine: poiché “la consuetudine non può mai pregiudicare la legge naturale o divina”» (q. 100, art. 2, resp.). «Se quindi per consuetudine si esigesse qualcosa come compenso di un bene spirituale, con l’intenzione di comprare o di vendere, si commetterebbe simonia; specialmente poi se lo si esigesse contro la volontà del contribuente» (art. 2, ad 4).
Essendo la Kirchensteuer estorta contro la volontà del contribuente, la dichiarazione di uscita dalla chiesa tedesca (Kirchenaustritt) sottoscritta da chi vuole evitare il pagamento, è priva di valore di fronte alla Chiesa. Il Pontificio Consiglio per i testi legislativi della Santa Sede, in un documento del 13 marzo 2006, ha spiegato che l’abbandono della Chiesa cattolica, perché possa essere validamente configurato come un vero actus formalis defectionis ab Ecclesia deve concretizzarsi nei seguenti elementi: «a) decisione interna di uscire dalla Chiesa cattolica; b) l’attuazione e manifestazione esterna di questa decisione; c) recezione diretta da parte dell’autorità ecclesiastica competente di tale decisione».
Ogni atto che non nasca da una motivazione interna, ma sia obbligato, non può essere considerato come una libera decisione interna di uscire dalla Chiesa cattolica ed è invalido.
Inoltre, il parroco dovrebbe constatare se c’è veramente la volontà di abbandonare la Chiesa, il che mai avviene in Germania. Il cattolico tedesco che firma la Kirchenaustritt non deve dunque temere di essere scismatico, se non ha la reale intenzione di abbandonare la Chiesa, ma vuole solo separarsi dal perverso sistema finanziario che lo lega alla Conferenza Episcopale.
Molti cattolici tedeschi criticano la Kirchensteuer, ma affermano di non potere fare a meno di pagarla per non essere privati dei sacramenti.
San Tommaso spiega, ad esempio, che «poiché non si deve peccare per nessun motivo, nel caso in cui il sacerdote non volesse battezzare gratuitamente si deve agire come se egli non ci fosse. Per cui in questo caso potrebbe battezzare il bambino o il suo tutore, o un’altra persona qualunque. (…) E se non potesse ricorrere ad altri, in nessun modo dovrebbe pagare per il battesimo, ma piuttosto morire senza battesimo: poiché la mancanza del sacramento sarebbe supplita dal battesimo di desiderio» (q.100, art. 2, ad 1).
In questi giorni è in corso il Sinodo Tedesco, preceduti da non poche voci discordanti e posizioni diverse che certo non aiutano il "faticoso" pontificato di Papa Francesco.
«Il processo sinodale avviato in Germania dal cardinale Marx mira a capovolgere la morale sessuale della Chiesa e a sovvertire la sua struttura gerarchica. È un processo di autodissoluzione, a cui i cattolici non possono in coscienza collaborare.»
I non credenti:
Nel 1950, i "non credenti", cioè quelli che non appartengono a nessuna comunità religiosa, rappresentavano una percentuale trascurabile vicina allo zero, oggi sono circa il 34%, più di qualsiasi comunità religiosa.
Non sono un gruppo omogeneo. Secondo un sondaggio dell'"Eurobarometro", organo ufficiale della Comunità Europea, il 25% dei tedeschi concorda con l'affermazione "Non credo vi sia alcun tipo di dio o di spirito superiore", quindi atei, gli altri, quelli che credono in un essere superiore, senza sentirsi rappresentati da nessuna religione, sono circa il 9% della popolazione. Questo gruppo dei "non credenti" rappresenta, soprattutto in alcune grandi città e in tutte le regioni all'est della Germania, la maggioranza della popolazione.