Tutto quanto fa spettacolo in TV. Papa in primis

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Da quando si è scoperto che il sacro piace sul piccolo schermo e al cinema, che le ambientazioni nei sacri palazzi attraggono e che i colori sono la vera festa per gli occhi non resta che trovare nuove storie da raccontare. Ecco allora The New Pope  la nuova serie Tv che il regista Paolo Sorrentino  ha presentato alla  Mostra  del Cinema di Venezia, e che dovrebbe spopolare, come scrive il nostro critico Salvatore Trapani.

salvoInizialmente annunciata come seconda stagione di The Young Pope in realtà The New Pope ne ha preso solo le mosse, perché narra di un nuovo Papa, nel solito contesto Vaticano: lotta per il potere nel glorioso amor di Dio.

The New Pope è ancora di Paolo Sorrentino ma è stata scritta a tre mani, dallo stesso regista con Umberto Contarello e Stefano Bises (Gomorra) e è stata appena presentata sul grande schermo della Mostra del Cinema di Venezia in due puntate scelte, le seconda e la settima, perché è una serie TV di SKY e HBO insieme.

L’antecedente è pure l’unico dato certo, Lui, Papa Pio XIII (Jude Law) non è morto, ma è caduto in un coma irreversibile. Così finiva la stagione precedente, che ha avuto uno straordinario successo in tutto il mondo, spezzando il cuore del suo pubblico, con l’aggiunta, che per farne una “seconda” o tutta nuova – che dir si voglia – ci sono voluti tre anni.

Per la velocità con cui oggi si susseguono le varie stagioni delle serie televisive, è un lasso di attesa che a un pubblico viziato deve esser parso come un’eternità. Ma The New Pope è destinata a restaurare la fede del suo audience, come – entrando nel vivo della trama – ci aveva provato il Pio XIII di Sorrentino, di fronte a un mondo disincantato e distante dalla Chiesa, entrando in coma in odore di santità. La curia convinta di poterlo manipolare, giovane e inesperto, gli si era formalmente affiancata. E per questo ne era stata umiliata mortalmente davanti al progetto di compiere fin in fondo l’opera di Papa Pacelli. È qui il coma di Pio XIII davanti a una folla oceanica in Piazza San Marco a Venezia.

E a Lido di Venezia sono state presentate quelle due puntate, perché dispiegano in parte un colossal televisivo di nove episodi in tutto, per delineare gli antagonisti di questa vicenda che è di pura lotta per il potere. Il Cardinale Voiello (Silvio Orlando) reduce dal precedente Papa (che ne ha torto il collo della moralità) e vera eminenza grigia in Vaticano , candida adesso un cardinale britannico di nome Brannox (John Malkovich). La sua devozione è il motivo della candidatura, perché la sua fede è nel solco di John Henry Newman (1801-1890). Costui è stato veramente un cardinale, che tra l’altro il prossimo tredici ottobre sarà canonizzato. Da anglicano si convertì al cattolicesimo e fu osteggiato per la decisa convinzione che anche i laici dovessero partecipare alla vita della Chiesa (e nel diritto di Sorrentino di fare una serie papale). La sua era la così detta “via media” nella fede e per questo fu considerato uni dei “padri assenti” del Concilio Vaticano II per l’influsso che il suo pensiero ebbe sull’assise vaticana, ancora decine di anni dopo la sua morte.

Ecco, Brannox ama tanto questa figura, da avere nel suo giardino una statua raffigurante, che a proposito ha questo epitaffio tombale: “Dall’ombra e dai simboli alla verità”. Le stesse parole programmatiche pronunciate dal Cardinale Brannox in vista della sua candidatura. Per il primo fu percorso di fede, per questo invece un vero programma papale, qualora divenisse il nuovo pontefice. Poi si passa alla settima puntata, nella quale il piano del Cardinale Voiello sembra vacillare. Il potere può nuovamente cambiare di mano. Una nuova mano?

The New Pope lascia inalterate le atmosfere di The Young Pope e soprattutto ne resta fedele col frastornare, strabiliare, allietare e nel toccare. La bellezza delle ambientazioni è da storia dell’arte, come i colori sono la vera festa per gli occhi. Questo universo costruito per i sensi unito alla trama incalzante, ci fa pentire del piccolo schermo, sul quale la serie sarà vista, perché è fatta per quello. Dato certo per il pubblico, quisquiglie da stampa nel passaggio dal cinema del Festival a Venezia fuori.

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Salvatore Trapani

Salvatore Trapani vive a Berlino dal 1998. Ha corrisposto per le pagine di cinema e cultura del periodico romano Shalom-Mensile e del quotidiano nazionale Il Giornale. Si occupa di memoria storica e arti visive cooperando come referente alla formazione per il Memoriale agli Ebrei uccisi d’Europa a Berlino, per il Memoriale dell’ex campo di concentramento femminile di Ravensbrück  per l’Isituto Storico di Reggio Emilia, ISTORECO, dove ha fondato il progetto A.R.S. – Art Resistance Shoah. È anche autore di novelle (Edizioni Croce) e per saggistica (Editrice Viella).  Si chiama Denoument il suo sito tutto dedicato al Cinema.(https://www.denouement.it/).

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