La Germania legalizza il suicidio assistito

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La Corte costituzionale federale dichiara illegittimo l’art. 217 c.p. che vietava l’offerta programmata di assistenza alla dolce morte. La Corte di Karlsruhe: «Il diritto alla morte autodeterminata non si limita a situazioni esterne come malattie gravi o incurabili. Esiste in ogni fase dell’esistenza umana».

suicidio assistito Germania, la Corte suprema annuncia la depenalizzazione del suicidio assistito  © Ap

E’ una sentenza epocale. Che riconosce a ognuno la libertà piena di decidere come morire. La Corte costituzionale tedesca ha depenalizzato il suicidio assistito. E il diritto a togliersi la vita riconosciuto dai giudici di Karlsruhe include la possibilità di farsi aiutare da terzi. Soprattutto: chi vuole morire, potrà farlo in ogni fase della vita, e non soltanto in presenza di una malattia incurabile.

Qualcuno – lo hanno già fatto le Chiese cattoliche ed evangeliche tedesche – evocherà gli omicidi selettivi dei nazisti, ma il giudice Andreas Voßkuhle si è mosso in tutt’altra direzione decidendo di riconoscere il «diritto all’autodeterminazione nel fine vita» e dando ragione al ricorso presentato quattro anni fa da due associazioni, sette medici e due cittadini contro la norma che limitava l’offerta programmata di assistenza al suicidio (che in Germania è legale, mentre rimane fuorilegge l’eutanasia del consenziente).

Secondo il giudice Voßkuhle, la decisione di un individuo di suicidarsi non richiede alcuna giustificazione da parte di terzi, tanto meno da parte dello Stato che può solo – e deve – aumentare le pratiche di prevenzione del suicidio e rafforzare il sistema di cure palliative: «Il diritto alla morte autodeterminata non si limita a situazioni esterne come malattie gravi o incurabili o determinate fasi della vita e della malattia – si legge nella sentenza – Esiste in ogni fase dell’esistenza umana. Un restringimento del diritto a determinate cause e motivi sarebbe equivalente a una valutazione dei motivi per i quali una persona decide il suicidio (…) che è estranea al concetto di libertà della Legge fondamentale».

Dopo la decisione del tribunale, le associazioni pro eutanasia dovranno essere autorizzate, ma potranno anche farsi pubblicità. Prende ora coraggio anche il fronte di promozione della medicina palliativa per rendere più accessibili alcuni barbiturici utilizzati per l’eutanasia. Molti medici infatti si erano schierati contro l’art.217 c.p. che vietava di «promuovere il suicidio su base commerciale» perché temevano di essere puniti per le cure mediche palliative ripetutamente fornite ai malati terminali.  

Dunque il  diritto di togliersi la vita è ora per i giudici, inderogabile.

Che cosa c’è di sbagliato nel suicidio, se uno nella vita non trova nulla per cui vivere, se non ha la responsabilità di altre persone cui provvedere? Si chiedeva Kurt Baier nel 1958, pubblicando “Il punto di vista morale – una base razionale per l’etica” opera tanto importante quanto garbata e provocatoria.  Oggi, il filosofo austriaco che dopo l’Anschluss emigrò in Australia, avrebbe appunto, una risposta epocale.

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