La Resistenza in Germania, una storia di tragedie molto complicata
La resistenza contro Hitler è tragica per vari motivi: è tragica perché ha costato la vita a decine di migliaia di persone ( i tedeschi rinchiusi nelle carceri e nei Lager sono oltre 800 mila; ben 350 mila sono quelli morti nei lager, nelle prigioni, fucilati, impiccati o uccisi dalla mannaia del boia). È tragica perché è sempre rimasta una resistenza di persone o di gruppi isolati che agivano indipendentemente tra di loro e che non avevano mai una base forte nella popolazione come per esempio la resistenza in Francia, in Italia o in Iugoslavia.
Fonte: ANPI
È tragica perché nonostante ciò mancò più di una volta solo per un pelo il successo, cioè l'eliminazione di Hitler o un colpo di stato contro di lui. Ed è tragica perché nonostante l'alto prezzo pagato in vite umane non riuscì a togliere dal popolo tedesco l'immagine di un popolo ubbidiente che seguiva "il Führer" in tutto, anche nelle bestialità più atroci.
L'ascesa al potere di Hitler
L'indomani, il 28 febbraio, venne emanata una legge "per la protezione del popolo e dello Stato" che comportava l'abolizione della libertà di stampa, di riunione, di associazione, l'abolizione della libertà di domicilio, della segretezza epistolare; stabiliva inoltre limitazioni al diritto di proprietà e per certi reati ripristinava la pena di morte; nel contempo per giustificare questa legge si tentava di addossare ai comunisti l'incendio del Reichstag.
Il 2 maggio vengono arrestati dirigenti sindacali che si trovavano ancora in libertà e viene confiscato il sostanzioso patrimonio dei sindacati socialdemocratici; il 3 maggio la stessa sorte subiranno i sindacati cattolici. Tutto questo avviene mentre Hitler governa la Germania con una coalizione di partiti ed al cui governo partecipa il partito nazista con tre soli ministri!
I lavoratori sono allo sbando: sono venuti a mancare tutti i collegamenti tra i centri operai e le città; si ritrovano senza possedere una sede e quindi hanno enormi difficoltà per incontrarsi. Le birrerie, i caffè e gli altri locali che prima frequentavano sono ora controllati dalla polizia dalle SS e dalle S.A.. I soli punti d'incontro, per quelli che lavorano, rimangono la fabbrica ed il mezzo di trasporto con cui si recano al lavoro. Il partito socialdemocratico segue la sorte dei sindacati: viene soppresso il 22 giugno, ma già il 10 maggio era stato sequestrato il suo intero patrimonio. La classe operaia benchè si trovi allo sbando non di perde d'animo: risponde alle violenze naziste come può, con scioperi aziendali, con l'affissione di manifestini e la distribuzione di volantini e di altro materiale illegale, con dimostrazioni a favore di lavoratori perseguitati, con forme varie di protesta per licenziamenti di colleghi sgraditi al regime nazista. Nasce così la resistenza al nazismo, quella resistenza che pagherà per questa sua opposizione uno scotto terribile in vite umane.
La resistenza di comunisti e socialisti
La resistenza delle Chiese
Uno dei capitoli più tristi della resistenza contro Hitler è il comportamento delle Chiese, in particolare della Chiesa cattolica che anche le ultime dichiarazioni del Vaticano a proposito non possono far dimenticare. C'erano dei preti e dei vescovi coraggiosi che criticarono il regime inumano di Hitler anche in pubblico, o aiutarono gli ebrei, ma rimasero sempre eccezioni. Personaggi come il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer (assassinato dai nazisti) o il coraggioso vescovo cattolico Von Galen sono degli esempi purtroppo non tipici per il comportamento dei cristiani e della chiesa cattolica. Solo una comunità religiosa ha resistito fermamente fin dall'inizio, i Testimoni di Geova: su 25.000 appartenenti di questa piccola comunità furono arrestati 10.000, e più di 1.200 furono assassinati.
La resistenza di borghesi e nobili
Dopo il 1938 sempre più persone dalla borghesia e anche dalla nobiltà, che all'inizio erano d'accordo con Hitler, cominciarono a capire che il nazismo non si fermò di certo con l'eliminazione di comunisti e socialisti, ma con essi furono spazzati via tutti gli elementi di una convivenza civile basata sulla certezza del diritto. Ma borghesi e nobili non fanno rivoluzioni e così la loro resistenza si limitò per lo più a circoli di discussioni, manifesti e in alcuni casi anche azioni di volantinaggio. Tra i più attivi erano i fratelli Hans e Sophie Scholl che nel '42 misero in piedi un gruppo di resistenza chiamato La Rosa Bianca, insieme ad altri tre studenti e al loro professore di filosofia. Ma i nazisti non fecero certo grandi distinzioni, anche chi si limitava a scrivere manifesti o chi distribuiva volantini finiva in carcere e alla fine, molto spesso, fu assassinato.
La resistenza dei militari
I militari erano gli ultimi a capire che Hitler non significava la rinascita, ma la rovina della Germania. La fede che avevano giurato all'esercito, a Hitler e alla Germania insieme all'odio verso il comunismo molto diffuso tra di loro, li fece esitare ed aspettare per molto, troppo tempo. Inoltre, i primi, facili successi durante la Seconda Guerra Mondiale scoraggiarono molti militari che si sentivano in opposizione a Hitler. Solo dopo la svolta della guerra alcuni decisero di entrare in azione, ma troppo tardi e, purtroppo, con poca fortuna.
Gli esiliati
Fin dall'inizio all'estero, Parigi, Praga, Vienna, Londra, New York, l'emigrazione tedesca si organizza e preme sull'opinione pubblica di tutto il mondo raccontando quasi giornalmente quello che avviene in Germania. Già nel 1933 l'emigrazione pubblica a Parigi un "libro bruno" che racconta il terrore che imperversa in Germania e denuncia al mondo l'esistenza - oltre alle numerose carceri speciali dove si torturano e si uccidono gli oppositori - di ben 45 campi di concentramento la deportazione di oltre 40.000 persone e l'arresto di 311 parlamentari ( dei quali 45 verranno assasinati nel 1944 ) delle varie legislature, mentre 133 eletti al Reichstag il 5 marzo di quell'anno sono stati costretti e riescono fortunosamente ad emigrare.
Nel 1934 esce a Praga un primo manifesto dei socialdemocratici emigrati che si fanno promotori di una vigorosa campagna per ricostituire in Germania l'unita dei lavoratori come condizione preliminare della lotta antinazista. Nel febbraio del 1936, 118 esponenti dell'arte, della cultura della scienza e della politica tedesca guidati da Heinrich Mann ( fratello di Thomas), da Leon Feuchtwanger e da Ernst Toller, organizzano a Parigi una grandiosa manifestazione di solidarietà con le vittime del nazismo e chiedono, raccogliendo firme e dichiarazioni, la liberazione di Karl von Ossietzki, intellettuale pacifista, premio Nobel per la pace che morirà più tardi in un Lager, di Karl Mierendorff parlamentare socialdemocratico e di Ernst Thaelmann segretario del partito comunista.
Il manifesto di Parigi, attorno al quale si radunò la totalità dell'emigrazione tedesca, mentre denunciava l'arbitrio, la violenza ed il terrore instaurato dal nazismo in Germania e richiedeva che fossero ripristinati i diritti civili e la democrazia, auspicava la solidarietà e l'unità fra i vari gruppi di opposizione e la cosituzione di un comitato che preparasse le basi per quella che avrebbe dovuto essere in futuro una Germania libera pacifica e democratica.
Nello stesso anno 5.000 tedeschi accorsero in Spagna in difesa della Repubblica contro il colpo di stato del generale Franco: il battaglione Thaelmann ed il battaglione Andrè ( un belga iscritto al partito comunista tedesco e condannato a morte da un tribunale nazista ) si coprirono di gloria. Più di duemila tedeschi morirono combattendo per la libertà della Spagna.