Il vaccino ai bambini e agli adolescenti? Una catastrofe morale
Sotto i venti anni la suscettibilità all’infezione da Covid-19 resta bassa (circa la metà rispetto a chi ha più di vent’anni), intanto le scuole confermano di non avere un ruolo rilevante nella trasmissione del virus, anche con le nuove varianti.
Eppure il principio di usare una particolare cautela sulla somministrazione dei vaccini a bambini e ragazzi non sembra trovare spazio. Nello stesso tempo, come ricorda l’Oms, milioni di operatori sanitari nei paesi impoveriti restano senza vaccini. Perfino l’agenzia Ue, nell’autorizzare il vaccino, ha comunque rilevato che “visto il numero ridotto di bambini partecipanti allo studio, non è stato possibile valutare effetti collaterali rari…”.
Una catastrofe morale: la definizione è del Direttore esecutivo dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Nei paesi ricchi – ha detto – si propone ai bambini e agli adolescenti il vaccino, mentre gli operatori sanitari nei paesi poveri non ne hanno”.
E ancora: “In una manciata di paesi ricchi che hanno acquistato la maggior parte della fornitura di vaccini, i gruppi a basso rischio vengono ora vaccinati”. Ghebreyesus esorta gli stati a donare i vaccini non destinati alle categorie a rischio a Covax, un progetto (gestito da OMS e altre organizzazioni) che mira a garantire che i “Paesi in via di sviluppo” abbiano accesso ai vaccini.
Finora oltre 53 milioni di dosi di vaccini Covid-19 sono stati spediti in 121 Paesi e territori partecipanti. Al momento, ha spiegato il portavoce OMS, solo lo 0,3 per cento delle forniture globali di vaccini è andato ai Paesi a basso reddito, che ospitano il 9 per cento della popolazione mondiale. In alcune parti del mondo le persone a rischio potrebbero non essere immunizzate fino al 2024, quindi bisogna destinare i vaccini a chi è più in pericolo piuttosto che ai bambini, il cui rischio di ammalarsi è veramente basso, ha sottolineato.
Eppure, il 19 maggio il ministro Speranza ha dichiarato: “Vaccinare i giovani è altamente strategico ed è essenziale per la riapertura in sicurezza del prossimo anno scolastico”. Tuttavia, da vari studi pubblicati in Italia e all’estero e dagli screening effettuati nelle scuole sappiamo che esse sono uno dei luoghi più sicuri. Si stima che sotto i 20 anni la suscettibilità all’infezione sia circa la metà rispetto a chi ha più di 20 anni. La mortalità tra 0 e 20 anni per Covid-19 corrisponde a 0,17 per 100.000 abitanti, pari a un duecentesimo della mortalità totale stimata per tutte le cause in un anno normale. Il numero di vaccini da usare (NNT) per i bambini è di circa 14.000 per evitare un caso severo di malattia Covid-19 e per evitare un decesso si parla di circa 500’000.
L’autorizzazione condizionata concessa da Ema al vaccino anti Covid per gli adolescenti della fascia d’età 12-15 anni significa che i giovani a rischio o coloro i cui tutori ritengano debbano essere vaccinati, potranno esserlo. I pronunciamenti del Ministero e di molti rappresentanti istituzionali vanno invece nella direzione di condizionare la riapertura delle scuole in presenza solo a una massiva vaccinazione di categorie che sono a basso rischio di infezione e contagio e a rischio trascurabile di morbidità, introducendo un chiaro vulnus democratico. Mai prima la medicina ha chiesto tanto: vale la pena ricordare che i trattamenti medici si somministrano per la tutela della salute individuale, senza poter essere imposti per il solo interesse alla salute collettiva, tanto più nel caso dei minori. Data la bassa incidenza, la bassa gravità della malattia nelle fasce pediatriche e il fatto che le scuole non hanno un ruolo rilevante nella trasmissione del SARS-CoV-2, anche con le nuove varianti, e quindi i limitati benefici che i vaccini potrebbero avere per la collettività, al momento non si vede l’urgenza di vaccinare i giovani, mentre è molto più urgente vaccinare i tanti anziani e fragili che, per diversi motivi a loro non imputabili, non hanno avuto accesso al vaccino o non sono ancora riusciti a prenotarsi sulla piattaforma.
Inoltre, seppur questi dati siano preliminari, nei Paesi dove si è raggiunta un’alta copertura vaccinale (UK, Israele) la curva dei contagi è stata abbattuta anche senza la vaccinazione degli under 16. Al contrario, a fronte di benefici minimi nei giovani, c’è comunque la possibilità seppur remota di eventi avversi conosciuti e comuni, anche se probabilmente in gran parte reversibili.
La vigilanza post-marketing delle vaccinazioni è iniziata da poco; le informazioni su eventi rari ma pericolosi si potrebbero presentare nel corso degli anni.
Anche solo alla luce di queste incertezze e della peculiarità delle aspettative di vita dell’età pediatrica, il principio del bilanciamento tra valori costituzionali, della salute primariamente come diritto fondamentale individuale (art. 32 co. 1 Cost.) e della valorizzazione del superiore interesse del bambino e dell’adolescente (articoli 3 UNCDC e art. 24 Carta dei diritti UE) impongono di usare una particolare cautela finché non si avrà una conoscenza adeguata delle implicazioni di questa vaccinazione. Tra i rischi dei vaccini anti-Covid ai giovani includiamo il messaggio simbolico comunicato ai ragazzi: fate attenzione perché chiunque può essere un pericolo. Stiamo insegnando ad avere paura dell’altro da sé, ad avere paura della vicinanza, dell’abbraccio, perché l’incontro potrebbe essere in potenza sempre portatore di malattia. Simbolicamente, un fatto grave.
I vaccini contro la Covid-19 effettuati nelle fasce di età adulta stanno riducendo i casi gravi di malattia e la mortalità nella popolazione. La loro somministrazione dovrebbe continuare a proteggere prima di tutto le fasce a rischio, per le quali la malattia può essere grave e letale, inclusi i soggetti in età pediatrica che sono particolarmente esposti a causa di patologie concomitanti.
Fonte
L'articolo è firmato da Sara Gandini, epidemiologa; Daniele Novara, pedagogista; Maria Luisa Iannuzzo, medico legale; Marco Cosentino, medico farmacologo; Maurizio Rainisio, statistico; Raffaele Mantegazza, pedagogista; Ilaria Baglivo, biologa; Maurizio Matteoli, pediatra; Emilio Mordini, psicanalista; Gilda Ripamonti, giurista; Olga Milanese, avvocato; Elena Dragagna, avvocato; Marilena Falcone, ingegnere; Francesca Capelli, sociologa.