L'effetto Mamdani: riaccendere la speranza dei disperati

Nell'era della disuguaglianza, la vittoria di Zohran Mamdani eletto sindaco di New York, è il segnale di una rivolta per ottenere un nuovo contratto sociale: un capitalismo temperato dalla consapevolezza del rispetto umano. La sua sfida è incommensurabile. Se fallisse, i conservatori  rivendicherebbero la propria vittoria; se avesse  successo, potrebbe ridefinire la "governance progressista" per le  generazioni che si affacciano sul mercato del lavoro.

Mamdani ZohranZohran Mamdani , deputato trentatreenne dell'assemblea statale è figlio dello studioso indo-ugandese Mahmood Mamdani e della regista indo-americana Mira Nair, ha sconfitto il peso massimo della politica Andrew Cuomo, diventando il primo sindaco musulmano sudasiatico-americano di New York. Per una metropoli da tempo sinonimo del capitalismo di Wall Street, il suo trionfo è più di un semplice sconvolgimento politico:  segna una svolta epocale, un riorientamento sulla qualità della vita degli umani.

Sorprendente è la storia degli antenati di Mamdani  che, hanno attraversato i continenti del Sud del mondo. I suoi lontani parenti migrarono dal Gujarat all'Africa orientale come commercianti sotto il dominio britannico. Suo padre, Mahmood Mamdani, fu tra le migliaia di sud-asiatici espulsi dall'Uganda da Idi Amin nel 1972, affermandosi in seguito come uno dei principali pensatori postcoloniali africani. Sua madre, Mira Nair, nata in India e laureata ad Harvard, è diventata un'acclamata regista. Il loro figlio, nato a Kampala nel 1991, si trasferì a New York all'età di sette anni.

Prima di entrare in politica, il giovanissimo Mamdani ha lavorato come consulente per l'edilizia abitativa, aiutando gli inquilini a combattere contro gli sfratti: un'esperienza che ha ispirato lo slogan della sua campagna elettorale: "La casa è un diritto umano". Si è unito ai Socialisti Democratici d'America ed è entrato in politica nel 2020, diventando presto la voce di inquilini, dei lavoratori e degli utenti dei trasporti pubblici.

Si capisce perché  l'elezione di un sindaco socialista a New York City, capitale miliardaria mondiale e centro di comando di un'economia di mercato da 55.000 miliardi di dollari,  abbia sbalordito gli osservatori di tutto il mondo.  Infatti, il  programma del neosindaco è sfacciatamente progressista (comunista per il presidente Trump). Esso prevede: autobus gratuiti, blocco degli affitti, assistenza all'infanzia, e un graduale aumento del salario minimo a 30 dollari entro il 2030, finanziato aumentando alla grande le tasse alle aziende e soprattutto ai milionari. I critici lo hanno definito utopico; i sostenitori lo hanno definito umano.

E' incredibile che nella città che ospita più miliardari di qualsiasi altra, gli elettori abbiano scelto un candidato che, usa la metropolitana e parla a nome dei lavoratori dipendenti. E dunque, se nella città  più ricca del mondo ci si potrà confrontare  sulla giustizia degli affitti e sul trasporto pubblico gratuito - due esempi tra i tanti - anche nelle città europee le cui realtà rieccheggiano quelle di New York,  si potrebbe cominciare a farlo in termini di concretezza.

E' buono a sapersi che, le denunce di Mamdani sono rimbalzate nella quasi totalità delle grandi città americane, dove i residenti si trovano alle prese con gli affitti alle stelle, salari stagnanti, servizi pubblici in peggioramento e la  sensazione sempre più concreta, che il potere politico viva in un altro mondo. La sua denuncia ha evidenziato il divario crescente tra la prosperità sulla carta e  la povertà nella pratica che riguarda tutti di qua e di là dell'Atlantico

La sua ascesa significa non soltanto il risveglio politico della sua generazione, la zoomers generation,  ma anche la rinascita della fede in quella che rappresenta la promessa della democrazia, secondo la quale il potere deve essere al servizio delle persone, non dei pochi privilegiati. La vittoria di Mamdani  rappresenta la rivolta contro la disperazione, la disuguaglianza e la politica dello spettacolo. Sicché anche l' Europa dove prospera il divario tra privilegio e precarietà, potrebbe trovare ritrovare il coraggio nelle proprie lotte e e la voglia di modificare l'esistente, purchè esistano delle forze politiche capaci di raccogliere la sfida.

Naturalmente, Mamdani dovra affrontare le guerre che le grandi lobby gli muoveranno contro, ragion per cui è difficile stabilire se riuscirà a realizzare quello che ha promesso. Beninteso, anche la città di New York ha un bilancio risicato, la politica sindacale è complessa e le lobby sono ostinate. Resta il fatto che la sua elezione a sindaco  evidenzia il furore diffuso nei confronti del "credo" secondo il quale soltanto  i mercati garantiscono la prosperità. Viceversa, è la ricchezza senza giustizia che genera disordini; è la giustizia senza crescita che genera paralisi. Soltanto  l'equilibrio tra queste due realtà regge una democrazia sostenibile. Il tentativo di Mamdani di trovare questo equilibrio nella città più capitalista del mondo è un atto di coraggio e di fede, poiché non si sa se la democrazia possa ancora umanizzare il capitalismo. Sempre se esista una Sinistra capace di verificarlo.


maddaloniVincenzo Maddaloni è il direttore di The Berlin89. Giornalista e saggista, è stato testimone in molti luoghi che hanno fatto la storia del XX secolo. E’ stato corrispondente a Varsavia negli anni del sindacato Solidarność; a Mosca durante l'èra di Michail Gorbačëv. Ha approfondito gli studi e le conoscenze dell’islamismo, del comunismo e del post-comunismo, con particolare attenzione al confronto con l’Occidente. L’ultimo saggio pubblicato è: Voglia di Rivoluzione, Storia e storie di un desiderio inappagato. Nexus Edizioni. 2024. E' in uscita: Incredibile, Bombe, Iran, Gaza, Usa. Tutti i rischi di una guerra nucleare.

 

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