Nunce pensà volemose bene come i tedeschi ce ne vogliono
Il quotidiano Die Welt, ha ricordato qualche giorno fa quel che chiama il «party del secolo», la festa al Rugantino il 5 novembre del 1958, con lo scandaloso per l'epoca spogliarello di Aiché Nana: «Fu l'inizio della Dolce Vita», quel gusto per una leggerezza peccaminosa che i tedeschi ci invidiano e tentano di imitare. L'immagine è di Tazio Secchiaroli, famoso fotoreporter all'epoca.
Un altro giornale nazionale, la Frankfurter Allgemeine questa settimana ci dimentica, ma nei giorni scorsi ha pubblicato diversi servizi su di noi. Ricordo, tra molti, il reportage di Andreas Rossmann su Camerino, gravemente danneggiata dal terremoto, ma dimenticata. Rossmann è un profondo conoscitore del nostro paese.
A Monaco, la Alte Pinakothek, rimessa a nuovo dopo oltre quattro anni di restauro, dedica una straordinaria mostra su Florenz und seine Maler, i pittori di Firenze (fino al 27 gennaio).
Il terzo quotidiano nazionale, Die Welt, ha ricordato ieri quel che chiama il «party del secolo», la festa al Rugantino il 5 novembre del 1958, con lo scandaloso per l'epoca spogliarello di Aiché Nana: «Fu l'inizio della Dolce Vita», quel gusto per una leggerezza peccaminosa che i tedeschi ci invidiano e tentano di imitare.
Sempre Die Welt ha dedicato un'intera pagina a un libro sul nostro paese: Als Bella Italia noch wirklich bella war, quando la Bella Italia era ancora realmente bella. Il volume di Mark Walter Italien um 1900, 580 pagine, della Taschen Verlag, ha un difetto: il prezzo, ma vale i suoi 150 euro. Il libro è ricco di illustrazioni, foto d'epoca e paesaggi: il lago Maggiore deserto di turisti, una portatrice d'acqua sul lago di Garda, o un baracchino di street food a Napoli. Goethe scoprì i maccheroni fumanti venduti per strada al Vomero, ma non osò gustarli. L'editore è sicuro di esaurire l'edizione, strenna ideale per il prossimo Natale. Un regalo per chi ama il nostro paese, com'era, e come dovrebbe essere. Todi è una prova che non tutto è perduto, nonostante noi.
All'Istituto Italiano di Studi Germanici a Villa Sciarra, a Roma, uno dei luoghi più suggestivi della capitale, si è appena svolto un convegno sulle viaggiatrici tedesche in Italia, alla fine del Settecento e nell'Ottocento. «L'Italia è come uno specchio magico», scrisse Mathilde Weber nel 1877, una delle prime femministe. Un viaggio difficile per una donna. «ma perché vuoi andare in Italia se non potrai compiere un passo senza essere accompagnato da un uomo?» chiede irritato Heinrich von Kleist alla sorellastra Ulrike. Una donna che viaggia da sola, l'ammonisce, viene considerata una donnaccia. Ulrike non vide mai Venezia, o Firenze.
La professoressa Ulrike Böhme Foraci, nata a Amburgo ma docente a Napoli, da un porto all'altro, a Villa Sciarra ha ricordato la figura di Friederike Brun (1765-1835) che soggiornò per cinque anni a Roma: «Alle giovani non era permesso studiare…senza il latino e il greco, non potevano leggere i classici, la Brun origliava le lezioni imparite al fratello, e diceva io imparo guardando e ascoltando». Le viaggiatrici sanno osservare e giudicare, non solo le opere d'arte, ma la vita quotidiana, gli esseri umani. «L' Italia è un paradiso per le donne», scrisse Friederike a un amico nel 1814.
«Non scambierei nessun paese con l'Italia» confessava Dorothea von Schlegel (1764-1839). Ma l'amore non è cieco. Giunta a Roma, annota: «La puzza nella Città Eterna è insopportabile». Ieri, come oggi. Secondo un luogo comune, troppo citato, i tedeschi ci amano ma non ci stimano. Non è vero, ci sanno valutare, e stimare, al di lá delle bellezze naturali e dell'arte. Sanno distinguere tra i nostri politici e gli altri italiani.