Tempi difficili per quei furbetti d'italiani
In Germania più di qualcuno dei nostri connazionali si faceva assumere pro forma nella pizzeria di un amico compiacente, pagava per 90 giorni i contributi, poi a mantenerlo era lo Stato tedesco. Finita la pacchia.L'anno scorso 4.256 italiani hanno conquistato il passaporto con l'aquila, quella di Prussia e di Frau Angela. Sono sempre italiani, e anche tedeschi.
Un binomio invincibile se insieme con il doppelpass unissero le virtù che ci attribuiscono i luoghi comuni, fantasiosi come noi, affidabili come loro. A una bellona che gli proponeva di mettere al mondo un figlio: pensi, bello come me, intelligente come lei, Bernard Shaw rispose: e se avvenisse il contrario?
Ironia fin troppo facile a parte, siamo alle solite tra Italia e Germania. Si è diffusa la notizia che Berlino comincia a espellere i nostri connazionali. Come? Si tengono gli arabi, e buttano fuori noi? Tutto nasce dalla denuncia di una giovane donna a Radio Colonia: sono incinta, e mi è stato comunicato di dover lasciare il paese entro 15 giorni perché sono disoccupata. A Roma qualcuno si è indignato, sarebbe bastato dare un'occhiata alle regole europee. I cittadini della Ue possono circolare liberamente, ma si può risiedere in un paese al massimo per tre mesi (cioè come turisti) se non si ha un lavoro, una pensione, una rendita. In Germania, si aveva diritto alle prestazioni sociali dopo aver lavorato almeno per tre mesi. Dall'anno scorso, una nuova legge voluta dalla socialdemocratica Andrea Nahles prescrive che si siano pagati i contributi per cinque anni.
Alcuni nostri connazionali ci marciavano: si facevano assumere pro forma nella pizzeria di un amico compiacente, pagavano per 90 giorni il minimo di contributi, poi si lasciavano mantenere dallo stato tedesco. Naturalmente nessuno ti controlla, la Germania non è uno stato poliziesco, a me in decenni non sono mai stati chiesti i documenti per strada (solo qualche volta quando ero al volante). La signora di Colonia avrà chiesto di partorire a spese della sanità tedesca e l'hanno scoperta. Attualmente, circa 70 mila italiani su 600 mila riscuotono a pieno diritto assegni di disoccupazione o l'assegno sociale (416 euro al mese più l'alloggio). Niente di nuovo. I tedeschi tempo fa espulsero circa 300 rom arrivati a Berlino dalla Romania, che pretendevano di accamparsi dove gli pareva. «Turisti con pretese» titolò il Tagesspiegel, e li rimandarono a casa con un regalino di 200 euro a testa.
Il passaporto italotedesco fu istituito nel dicembre del 2002, proprio perché al Sud, in Baviera e nel Baden-Württemberg, esageravano cercando di espellere nostri connazionali rimasti disoccupati dopo anni di lavoro regolare. A questo proposito, è ovvio che la doppia cittadinanza richieda un accordo fra i due paesi. Se Vienna provoca offrendo il passaporto che fu di Francesco Giuseppe ai nostri sudtirolesi, che non risiedono in quella che fu l'Austria felix, Roma dovrebbe rispondere semplicemente: facciano quel che vogliono, chi diventa austriaco perde la cittadinanza italiana. Vedremo quanti Südtiroler sarebbero disposti a rinunciare alla pacchia delle nostre facilitazioni fiscali.
Il passaporto tedesco in realtà non offre particolari privilegi a chi è cittadino europeo. A parte poter votare per Angela o contro. Io devo limitarmi a votare per il sindaco del mio quartiere berlinese. Siamo al quarto posto nel 2017 nelle richieste accettate per la doppia cittadinanza: dopo i turchi con 14.986, gli inglesi che hanno paura della Brexit con 7.493, i polacchi con 6.613. Si può chiedere il passaporto se si risiede da almeno otto anni, non si sono commessi reati gravi, e se non si gode già di aiuti sociali.
Bisogna anche conoscere il tedesco, non benissimo, e superare un test, rispondendo a una trentina di domande facili (le donne sono uguali agli uomini?). Il 98,5% l'anno scorso ha superato l'esame. Partecipare costa 25 euro di iscrizione, le spese per il passaporto ammontano a 255 euro. A buon mercato. E il 33% per ottenere la cittadinanza tedesca ha dovuto rinunciare a quella originale. Diversi paesi arabi non consentono di giocare su due campi, o con due passaporti.