Grottesco, Feroce, Potente. Inefficace?
Matteo Salvini, al prato pagano di Pontida, ha condensato la definizione di populismo, rivendicata più volte da lui stesso e dagli esponenti dell’alleanza gialloverde, ma in questa occassione declinata da Ministro dell'Interno, da segretatio della Lega, da leader dell'alleanza giallo-verde.
Come altri nel passato per Salvini è questo un discorso (ri)fondativo, con delle novità propagandistiche: “Facciamoci sentire fino a Parigi, fino agli attici di New York, che domani commenteranno come è brutta la gente a Pontida, ma qui c’è gente che ama”.
Frasi declamate in tono passivo-agressivo, come è suo uso nel comunicare, feroci ma con chiuse in doppio senso: vuoi di accondiscenza “e lo dico con un sorriso, con un abbraccio” o di minaccia augurale di “lunga vita umana e professionale”.
Salvini autodefinitosi il capitano, sta raccogliendo intorno a sé una comunità, e per far questo sta costruendo un linguaggio, una liturgia, un’identità storica.
Questo pescando tra i luoghi comuni dell'iconografia italiana "Dio, patria, famiglia" in negazione e contrapposizione alla cultura della democrazia europea di libertà, fraternità, uguaglianza. Coniando nuovi slogan come “Il buonsenso al governo” e lo sappiamo tutti che basta il “buonsenso” per rendere sensate e sostenere tesi false, per alimentare litanie razziste, fasciste, con la scusa che sembrano assennate perché condivise.
È con questo che il popolo italiano, i popoli d'europa, attuali e futuri alleati dovranno confrontarsi, valutare e scegliere.
Grottesco e offensivo, falso e strumentale ma evidentemente per convincere.
Si appropria della pensatrice cristiana Simone Weil, citata ad uso, contro i diritti dei migranti. Qui nella forma più bieca delle false notizie, le citazioni di Salvini sono estrapolate, fraintese, mal riportate dalle primissime pagine di La prima radice di Weil, evidentemente una lettura frettolosa e presto abbandonata:
“Come dice Simone Weil, i doveri vengono prima dei diritti, e questo se lo deve mettere bene in testa chi arriva domani in Italia: non c’è niente di gratuito e regalato”,
“Come dice Simone Weil, è criminale tutto ciò che ha come effetto di sradicare un essere umano o di impedirgli di mettere radici: tra Bruxelles, Berlino e Parigi è quello che hanno provato a fare con noi”.
Salvini risponde idealmente al versetto evangelico “Ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25, 35) con il paragrafo 2241 del Catechismo: “Le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere, nella misura del possibile, lo straniero…”. La misura del possibile, sostiene Salvini, è colma: 60 milioni (NR. noi ora i cittadini italiani), sono il massimo delle persone che l’Italia può ospitare. Il resto va aiutato, al solito, “a casa sua”.
Salvini a chiusura del comizio esce la sua perla e cita Olivetti “un eroe a parole di una sinistra che non esiste più”, e suggerisce di tornare a studiare i suoi libri anche nelle scuole. Ma citazione è generica, fuori contesto, e diremo "cautamente" sballata: “La sua idea di comunità, di lavoro e di impresa era fondata sul rispetto. Penso con lui a un’Italia fondata sulle comunità, a una riforma costituzionale che potrebbe mettere insieme Olivetti, Miglio, e i tanti pensatori autonomisti e federalisti”.