Helmut Schmidt, un nostro nemico-amico

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Non perdonava nessuno, anche i tedeschi lo avevano definito die Schnauze, il grugno. La sua figura cresce nel centenario della nascita.

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Il 23 dicembre 2018 Helmut Schmidt (foto a sinistra) avrebbe compiuto cento anni. Un anniversario da ricordare, sia pure in ritardo a causa delle festività. Non fu per ragioni anagrafiche un padre della nostra Europa, ma la seppe difendere, ed era anche un amico dell'Italia, sia pure burbero e a volte offensivo. L'ex Cancelliere non era simpatico neppure ai suoi tedeschi, nemmeno ai suoi socialdemocratici. Lo chiamavano die Schnauze, il grugno, ma lo amavano, soprattutto negli ultimi anni, come si ama un nonno scontroso che sa darci i consigli giusti, anche se sgradevoli. Scomparso tre anni fa, sempre lucido e attivo, era nato ad Amburgo un mese dopo la sconfitta nella Grande Guerra. Aveva quindici anni quando Hitler giunse al potere. I nazisti non sono mai piaciuti agli anseatici, come lui. Il Führer in visita alla città portuale rimase bloccato nell'ascensore del municipio, e non fu un guasto casuale.

A 17 anni, Helmut venne espulso dall'accademia della marina militare perché non sapeva tenere la bocca chiusa. Ma non divenne mai un oppositore come Willy Brandt, nato nella vicina Lubecca, altra repubblica marinara, che a 19 anni fuggì in esilio in Norvegia. Schmidt andò in guerra, e uno dei suoi crucci fu di aver indossato la divisa del Terzo Reich. «Non si diventa socialisti perché si è letto Marx», ha detto Gerhard Schröder. «Schmidt lo divenne per ragioni morali, nel ricordo del passato nazista. Io a causa delle mie origini sociali». Il padre di Schröder cadde in guerra prima della sua nascita, la madre riuscì a farlo studiare lavorando come donna delle pulizie a ore.

Credo di aver capito Helmut Schmidt perché ho vissuto nella sua città per sei anni, parlando con i negozianti, con i miei vicini, il padrone di casa, i miei colleghi. Sembra una banalità ma non lo è. Gli anseatici hanno fama di essere freddi, ma quando ti conoscono e ti accettano restano amici per sempre, e ti aiutano. Non sono avari, ma sono mercanti e armatori, basta un naufragio a rovinare le fortune di un secolo.

Sono parsimoniosi e prudenti, come i genovesi. Il mio macellaio mi rimproverava se ordinavo filetto, il mio padrone di casa si giustificò con me, che avevo l'età di suo figlio, perché si era costruito una piscina in giardino. Uno spreco, 25 anni dopo la fine della guerra? Schmidt ha sempre vissuto in una villetta in un quartiere borghese, elegante perché sobria.

 Senatore agli interni ad Amburgo, città Stato, divenne noto a livello nazionale nel 1962 per aver organizzato i soccorsi durante la tragica inondazione: la marea montante dal Mare del Nord bloccò la corrente dell'Elba, i ghiacci formarono una diga e il fiume invase i quartieri sul porto. Oltre 200 i morti. Nel '69, Willy Brandt fu eletto Cancelliere, il primo socialdemocratico dopo la Repubblica di Weimar. Schmidt entrò al governo come ministro della Difesa, e dal '72 come ministro delle Finanze.

Nel '74, Brandt venne travolto dalla scandalo per la spia alla Cancelleria, Günter Guillaume. Si sapeva da un anno, ma fu tenuto nascosto, per usare lo Spion al momento opportuno. Agli americani non piaceva la Ostpolitik di Brandt, ai socialdemocratici non piaceva il loro Brandt. Willy aveva un grande carisma, cambiò l'immagine della Germania nel mondo, ma era un cattivo politico, il che va inteso come un complimento.

Schmidt cinicamente partecipò alla congiura. Momento difficile per un Cancelliere, la Germania era in crisi, come l'Italia, e Schmidt adattò una politica niente affatto di sinistra: le leggi economiche, diceva, non contemplano l'ideologia. Infatti era amico del cristiano sociale Franz Josef Strauss, grande conservatore, il Leone della Baviera. «Non capisco perché gli italiani vogliano comprare i nostri Panzer Leopard, che hanno sette marce», ironizzava, «a loro ne basta una, la marcia indietro». In quel '74 stavamo sull'orlo del fallimento, ma Schmidt ci concesse un prestito, sia pure garantito dal nostro oro, e ci salvò, da anseatico generoso e prudente.

E ci capiva: «Gli italiani evadono le tasse, ma se gli imprenditori pagassero tutte le imposte, fallirebbero». Insieme con Giscard d'Estaing «dichiarò guerra agli Usa» che ci facevano pagare i loro dollari sempre più svalutati, e non più garantiti dall'oro, e fu uno degli artefici del serpente monetario che legava le nostre valute, un antenato dell'euro.

 Aveva i suoi ideali, nonostante le apparenze. Quando nell'82 l'inflazione superò il 5%, e il liberale Hans-Dietrich Genscher pretese misure deflazionistiche che avrebbero provocato perdita di posti di lavori, Helmut Schmidt rispose: «Un socialdemocratico questo non lo può fare». Genscher fece cadere il governo e arrivò Helmut Kohl. Fino all'ultimo, sfoggiando il berretto dei marinai anseatici, e fumando la pipa o la sigaretta, anche in Tv dove era vietato, Helmut Schmidt, die Schnauze, continuò a dire la sua, anche se non sempre seguivano i suoi consigli. 

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Roberto Giardina

Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. È presente su Berlin89 con la rubrica Pizza con crauti.  
Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. 

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