I tedeschi innamorati delle curve intriganti. Della Lancia
Quelle auto sono sempre un mito per i tedeschi, e per gli svizzeri. “Lancia war seiner Zeit voraus, in Technik und Form”, titola il quotidiano Die Welt, ma poi la sua conclusione e amara.
A Lucerna si è aperta una mostra sulle Lancia, i modelli mitici di un vicino passato. E “Die Welt” dedica un lungo articolo all´esposizione. Quelle auto sono sempre un mito per i tedeschi, e per gli svizzeri. “Lancia war seiner Zeit voraus, in Technik und Form”, intitola il quotidiano, era avanti al suo tempo, per la tecnica e per la forma.
Come siamo riusciti in così breve tempo a disperdere il nostro patrimonio? Non solo le Lancia. Sembrerà un paradossale omaggio, ma i terroristi della Baader Meinhof, per i loro colpi preferivano le Alfa Romeo alle tedesche BMW o Audi. Le vetture italiane erano più veloci e affidabili. Poi furono costretti a cambiare, come ho già scritto, perché davano troppo nell´occhio.
Giunsi nella Torino della Fiat nel 1962, l´anno de “Il Sorpasso”, il film di Dino Risi. La cabriolet di Vittorio Gassmann e Jean Louis Trintignant era una Lancia Aurelia B24S Spider del 1955. Una è andata all´asta lo scorso maggio per un cifra superiore a 900mila euro. Un´opera d´arte. Nella mia Torino un operaio avrebbe dovuto lavorare per cinque anni per poterla acquistare.
Il film è ricordato dai cinefili in Germania dove giunse con il titolo “Verliebt in scharfen Kurven”. Un doppio senso: innamorati delle curve pericolose, o piccanti. Anche i distributori tedeschi non dimostravano buon gusto, ieri e oggi. Cinque anni dopo “Il sorpasso”, ne “Il Laureato” il regista Mike Nichols fa regalare a Dustin Hoffman una Duetto rosso fuoco. Eravamo i migliori al mondo per le spyder, poi la Fiat si dimenticò di fabbricare auto, e lasciammo il campo libero ai giapponesi.
Chi visita la mostra di Lucerna “Italo Design 1868 bis 1978” rischia un´overdose di nostalgia (alla Verkerhaus der Schweiz, ogni giorno dalle 10 alle 17; Lidostraße 5). Le Lancia esposte appartengono all´architetto italiano Corrado Lopresto, che possiede la collezione d´auto più importante d´Italia, forse d´Europa. “I miei genitori mi accompagnavano a scuola su una Lancia, era un´Aurelia berlina con i sedili rivestiti in cuoio così cominciò la mia passione, ancora oggi non dimentico il profumo di quella pelle”, ha spiegato alla “Welt”. Possiede anche modelli dell´Alfa Romeo, dell´Autobianchi, della Cisitalia, della De Tomaso e Iso Rivolta, ma se dovesse conservare solo tre auto, due sarebbero Lancia: una Flaminia appartenuta a carlo Pesenti, e una Florida, un prototipo della Pinifarina del 1955.
Una lunga storia, scrive il quotidiano. Già negli Anni Venti, l´auto migliore al mondo era una Lancia Lambda, sia per la carrozzeria che per il motore a quattro cilindri. Ne furono prodotti undicimila esemplari, un numero record per il tempo. Vincenzo Lancia inventò gli ammortizzatori, e la sua Theta nel 1913 fu la prima auto con un impianto elettrico. Ma per ricordare tutte le “primizie” della Lancia servirebbe un lungo elenco: fino alla guerra, la casa di Torino condusse un duello con l´Alfa Romeo per chi detenesse più brevetti. E a vincere era quasi sempre la Lancia che conquistò clienti illustri in tutto il mondo: da Enrico Caruso a Greta Garbo, da Garx Cooper a Ernest Hemingway. Lo scrittore Erich Maria Remarque se ne andò in Francia con Marlene Dietrich su una Lancia. Fangio era sotto contratto con la Mercedes ma in privato guidava una Lancia. .
Nel 1969 la “casa” venne comprata dalla Fiat, che vinse la concorrenza della BMW e della Mercedes, ma prevalse l'orgoglio nazionale. La “casa” di Torino ha trasformato in Fiat con altro make up sia le Lancia che le Alfa Romeo. Avrà ridotto i costi di produzione ma ha condannato due marchi gloriosi. La Volkswagen possiede la Audi e controlla la Porsche, come la BMW produce le Mini e le Rolls-Royce, ma hanno preservato l´”anima” di ogni marchio. “Oggi, conclude con tristezza “Die Welt”, la Lancia è l´ombra di se stessa, la Ypsilon viene costruita in Polonia e alla FCA non ci sono programmi per rilanciare il marchio.“