Giorno della Memoria. Il «Processo dei Medici» dei lager

Nei lager nazisti si assistette al più completo sovvertimento dei valori morali della medicina trasformata in medicina per la morte, esercitata nei confronti di coloro che venivano reputati Üntermenschen (Uomini di dignità inferiore o sotto-uomini), un insieme composito di cui facevano parte gli Ebrei e altri gruppi etnici, come gli Zingari. Anche altri esseri umani, la cui sola colpa era quella di essere dei “diversi”, come gli omosessuali  furono destinati allo sterminio.

Quando si parla dell’Olocausto e della Shoah si perdono spesso le coordinate razionali del pensiero. Pensiero che rimane ferito nella propria sensibilità e umanità dalla malvagità di cui viene a conoscenza. Ma non potremo mai dimenticare le cause e i moventi di un simile orrore.

Così da evitare di illudersi su di una presunta bontà naturale dell’animo umano e, educare le generazioni che verranno a vigilare, a non abbassare mai la guardia nei confronti del razzismo e della discriminazione.

bullenhuserNella notte tra il 20 ed il 21 aprile del 1945, nei sotterranei della scuola di Bullenhuser Damm, alla periferia di Amburgo, devastata dai bombardamenti degli Alleati, venti bambini ebrei, dieci femmine e dieci maschi, vennero uccisi mediante impiccagione. Erano stati sottoposti per alcuni mesi a una delirante sperimentazione medica su di un possibile vaccino per la tubercolosi da parte di un gruppo di aguzzini coordinato da un medico appartenente al corpo delle SS, di nome Kurt Heissmeyer (1905-1967). I bambini erano arrivati in quella scuola dal campo di concentramento di Neuengamme, a circa trenta chilometri da Amburgo, un lager in cui erano stati trasferiti apposta per essere sottoposti all’inutile e crudele sperimentazione alla fine del mese di novembre del 1944.

Le truppe Alleate stavano per arrivare ai cancelli del lager era quindi troppo pericoloso continuare a tenere prigionieri quei bambini, la cui presenza appariva ingiustificabile in un campo di prigionia e di lavori forzati. Il comandante del campo, Max Pauly, aveva chiesto al Comando Generale dei Campi di Sterminio di Berlino che cosa fare già il 7 di aprile. L’ordine arrivò il 20 dello stesso mese: i bambini andavano eliminati.

Pauly incaricò dell’esecuzione il medico SS del lager, il dottor Alfred Trzebinski (1902-1946). Fu approntato un autocarro e nella notte tra il 20 ed il 21 aprile presero posto i dieci bambini. Erano con loro due medici francesi prigionieri di guerra René Quenouille e Gabriel Florence, due infermieri olandesi Anton Holzel e Dirk Deutekom e sei prigionieri russi. L’automezzo si diresse alla periferia di Amburgo, alla scuola di Bullenhuser Damm, un edificio di mattoni rossi rimasto miracolosamente in piedi durante i bombardamenti e utilizzato come sede distaccata del lager di Neuengamme. L’esecuzione non poteva avvenire direttamente nel campo principale perché ci sarebbero stati troppi testimoni. Dei mezzi della Croce Rossa Svedese erano infatti già presenti sul posto per sorvegliare il rimpatrio di alcuni prigionieri da estradare in Danimarca.

All’arrivo alla scuola Trzebinski si confrontò con il comandante del piccolo campo di concentramento, l’Obersturmführer delle SS, un grado che corrispondeva più o meno a quello di tenente, Arnold Strippel (1911-1994). Strippel era un nazista fanatico, cui non importava alcunché nemmeno che la guerra fosse prossima alla fine e che tra i prigionieri da eliminare vi fossero bambini innocenti. Il gruppo dei reclusi venne condotto nei sotterranei e i medici francesi, gli infermieri olandesi e i sei prigionieri russi vennero impiccati in uno degli stanzoni, mentre i bambini sonnolenti e infreddoliti attendevano ignari in un altro locale, con le loro povere cose che avevano preso come bagaglio. Poi Strippel vinse le resistenze del medico Trzebinski, ricordandogli che dovevano obbedire a quell’ordine aberrante giunto da Berlino e che un membro delle SS, quale egli era, doveva seguire le direttive che gli venivano impartite per il bene dello stato e la sua assoluta fedeltà al Führer

Il medico testimoniò a Norimberga di aver prima praticato ai bambini delle iniezioni intramuscolari di morfina che ne attutirono la sensibilità, forse ne uccisero subito i più debilitati per depressione respiratoria e li fecero comunque cadere in un torpore o in un sonno farmacologico. Poi su ordine di Strippel a uno a uno, i fanciulli vennero portati in uno scantinato e appesi a dei ganci di metallo che pendevano dai tubi dell’acqua che correvano lungo il soffitto. In questo modo furono strangolati e uccisi.

Camici neri

Il 9 dicembre del 1945 si aprì a Norimberga il processo a ventitré criminali nazisti, di cui venti medici, accusati di crimini di guerra e crimini contro l’Umanità. Si trattò di un processo passato alla storia come il “Processo dei Medici”.

Quelli che sedevano in tribunale erano solo una piccola parte dei sanitari che avevano aderito al Nazismo e si erano adoperati sia nel servizio nei lager, che nell’esecuzione di esperimenti pseudo-scientifici aberranti.

Otto furono assolti ed i restanti condannati a pene detentive che non impedirono loro di essere scarcerati dopo pochi anni e di riprendere spesso ad esercitare la medicina. I medici nazisti scelsero la strada dell’adesione alle idee di morte del regime, prima ancora che la fedeltà ai valori universali della loro professione. La loro vicenda deve essere conosciuta per comprendere quanto sia necessario vigilare sulla natura umana e sulla possibilità che essa possa cedere alla tentazione del male attraverso una scelta consapevole.

Kurt Heissmeyer, il medico che aveva condotto la sperimentazione sulla Tubercolosi, non era più presente nel lager al momento dell’eccidio. Dopo la fine della guerra trascorse molti anni della sua vita in totale tranquillità.
Esercitò a lungo e con successo la professione a Magdeburgo, nella Repubblica Democratica Tedesca, la Deutsche Demokratische Republik, dal nome abbreviato in DDR e nota come Germania dell’Est. Si trattava della parte della Germania soggetta al regime comunista filo sovietico istituito dopo la guerra e che avrebbe avuto termine solo con la riunificazione delle Due Germanie e la caduta del Muro di Berlino nel 1989, l’evento che rappresentò la fine del sistema di potere dell’U.R.S.S.
Heissmeyer venne arrestato nel 1963 e condannato all’ergastolo nel 1966 perché non si riuscì a provare il suo coinvolgimento diretto nell’omicidio dei piccoli. Morì di cardiopatia ischemica nell’estate del 1967, mentre era ancora detenuto.

L’ufficiale delle SS Arnold Strippel, che aveva materialmente diretto l’eccidio, fu processato nel 1948 per la sua attività criminale in altri campi di sterminio. Gli furono inflitti ventuno ergastoli, più altri dieci anni di reclusione. I ventuno ergastoli si riferivano all’uccisione di altrettanti deportati ebrei nel campo di concentramento di Buchenwald, fatto di cui esistevano prove certe. Non venne fatta alcuna menzione alla strage di Bullenhuser Damm, anche se il suo nome come corresponsabile era emerso nel corso del processo, avvenuto nel 1946, intentato al medico  delle SS Alfred Trzebinski, che venne condannato a morte ed impiccato dagli Alleati nell’ottobre del 1946. Soltanto nel 1965, in seguito al processo che vide Heissmeyer come indagato, le indagini su Strippel furono riaperte e furono incredibilmente richiuse nel 1967 per insufficienza di prove!
Il 21 aprile del 1969, praticamente nell’anniversario dell’eccidio, venne liberato dal carcere e nel 1970 Strippel chiese ed ottenne la revisione della condanna del 1948, la quale fu trasformata da ventuno ergastoli a sei anni di carcere, del resto già scontati!
​A causa di questa sentenza gli venne riconosciuto un risarcimento di oltre 120.000 marchi dell’epoca. Strippel visse tranquillo e in libertà fino al 1979 quando, grazie alle inchieste del giornalista tedesco Gunther Schwarberg, il caso venne riaperto e numerosi testimoni e parenti delle vittime vennero sentiti in tribunale. Nel 1987 tuttavia il tribunale di Amburgo impose la cessazione del processo per l’impossibilità di Strippel a sostenere il dibattimento in quanto gravemente ammalato. L’assassino morì nel 1994 di morte naturale.

La genesi dell’Orrore

leonardo conti Tiergarten è un quartiere di Berlino che si trova ad Ovest del centro cittadino, un quartiere dove negli Anni Trenta del secolo scorso era situato il Gemeinnützige Stiftung für Heil und Anstaltspflege, ovvero il Ministero della Salute dell’Epoca nazista. Il Ministero si trovava al n. 4 di Tiergartenstrasse. Con il nome di programma T4, derivato dalla sede di questo ministero, che era in realtà un sottosegretariato alle dipendenze del Ministero degli Interni, fu indicato un programma di eutanasia attiva che ebbe inizio in gran segreto alla fine del 1938. Leonardo Conti (1900-1945), medico e generale di corpo d'armata delle SS, era  a capo della Sanità del Terzo Reich.

 Tutto prese il via da una lettera di un cittadino tedesco, un padre di Lipsia, indirizzata ad Adolf Hitler in persona, in cui gli si chiedeva di porre fine alla vita del proprio figlio adolescente, affetto da gravi malformazioni fisiche e da un grave deficit psichico.

Hitler fu colpito da questa supplica e immaginò un programma esteso di purificazione della società tedesca attraverso l’eliminazione dei soggetti considerati inabili a vivere una vita socialmente utile.

 “… Al capo [della Cancelleria] del Reich Bouhler e al dottor Brandt viene affidata la responsabilità di espandere l’autorità dei medici, che devono essere designati per nome, perché ai pazienti considerati incurabili, secondo il miglior giudizio umano disponibile del loro stato di salute, possa essere concessa una morte pietosa …”

Il Ministero degli Interni tedesco, da cui dipendeva anche quello della Sanità, calcolò in circa 400.000 il numero di persone da sterilizzare. Questo ministero era retto da Wilhelm Frick (1877-1946), un avvocato bavarese e nazista della prima ora, che sarebbe stato uno dei principali autori delle leggi antiebraiche prima di essere condannato a morte e giustiziato dopo il Processo di Norimberga.
Furono istituiti dei Tribunali speciali, chiamati Erbgesundheitsgerichten (Tribunali per la Sanità ereditaria), formati da tre membri: due medici e un giudice distrettuale. Questi organi medico-giuridici avevano il compito di esaminare i pazienti nelle case di cura, negli istituti psichiatrici, nelle scuole per disabili e nelle prigioni, per stabilire coloro che dovevano essere sterilizzati e procedere successivamente all'intervento.

Tutti i responsabili degli istituti dove potevano trovarsi i candidati alla sterilizzazione, i medici, i direttori, gli insegnanti e via dicendo, avevano l'obbligo legale di riferire ai funzionari dei Tribunali i nomi di coloro che a loro avviso rientravano nelle categorie su cui intervenire, violando così ogni codice deontologico e umano.

Nonostante le proteste di qualche familiare e i ricorsi avanzati dai parenti dei pazienti, si ritiene che tra il 1933 e il 1939 siano state sterilizzate circa 350.000 persone.

L’ideologia nazista appoggiava buona parte delle proprie teorie deliranti su di una base pseudo-scientifica, su di una forma di darwinismo sociale più estremo di quello anglosassone.

L’uomo tedesco e nazista poteva e doveva intervenire in modo diretto sulla natura, assumendo il controllo della vita e della morte e manipolando la nascita e l’esistenza degli individui per il bene della razza ariana, destinata a dominare il mondo.

Per il Nazionalsocialismo infatti, il destinatario e il custode dei valori più forti di una nazione era il popolo stesso, connotato dal suo originale e inimitabile Blut, il sangue originario. Il modello di vita sociale cui conformarsi era la Volksgemeinschaft, la Comunità del popolo, tenuta insieme per prima cosa dall’omogeneità di razza e dal cameratismo militare e paramilitare, quasi si trattasse di una nuova Sparta su di una scala molto più grande, destinata a dominare e asservire il mondo.

La stabilità e la purezza di questo popolo ariano doveva essere raggiunta eliminando la componente ebraica, spesso ulteriormente “degradata” dall’adesione al marxismo degli ebrei. 

Propaganda e indottrinamento costante delle masse erano la parte attiva del costituirsi dell’adesione popolare a tale progetto aberrante.
Ogni cittadino dello stato tedesco doveva avere la sensazione di stare adempiendo a un ben preciso impegno, doveva sentire il suo ruolo come facente parte di uno schema più ampio di cose e di intenti, il cui semplice farvi parte costituiva una ricompensa sufficiente e gratificante.
Le procedure del vivere sociale e le modalità stesse con cui venne organizzato e programmato lo sterminio erano estremamente burocratizzate e spesso parcellizzate nei compiti e negli ingranaggi del sistema per tacitare il più possibile ripensamenti e coscienze.
 

La Soluzione finale

Si trattava della realizzazione concreta della Soluzione finale della questione ebraica (Endlösung der Judenfrage), come era stata elaborata a partire dalla fine degli Anni Trenta.
Secondo il progetto originario, poco conosciuto e particolarmente folle, gli Ebrei rastrellati in tutta l’Europa avrebbero dovuto essere estradati e confinati in Madagascar. Tuttavia quest’ipotesi delirante non poté essere realizzata. All’inizio della Seconda Guerra Mondiale la marina britannica era padrona dei mari e organizzare un trasporto del genere di milioni di persone sarebbe costato troppo, sia in termini economici che umani.
 
Il punto di svolta nella esecuzione dell’Olocausto fu costituito dalla così detta Riunione o Conferenza di Wannsee, del 20 gennaio 1942.
Wannsee è un lago vicino a Berlino. In una splendida villa circondata da un magnifico parco e residenza di Reinhard Heydrich (1904-1942), generale delle SS e braccio destro e uomo di fiducia di Himmler, a mezzogiorno, si svolse la riunione che avrebbe dato il via al più orrendo massacro della storia umana.
Con una lettera del 31 luglio del 1941 Heydrich era stato incaricato da Hermann Göring, il maresciallo dell’aria ed erede designato di Hitler, di porre in essere tutti i provvedimenti necessari alla liquidazione della popolazione ebraica. Le conclusioni operative di quella riunione furono di avviare un processo di eliminazione per sterminio di tutti gli Ebrei presenti sul territorio europeo, valutati da Heydrich e Himmler in circa undici milioni di individui. Gli Ebrei avrebbero dovuto essere avviati verso i campi di lavoro e di annientamento predisposti per loro nell’Est Europa. I lager destinati all’Olocausto erano stati costruiti nella Polonia occupata, fuori dalle frontiere storiche del Reich, per evitare un’eccessiva pubblicità alla cosa. I deportati sarebbero stati adibiti a lavori utili all’industria bellica con turni di lavoro massacranti e quindi sterminati progressivamente, dopo un annientamento fisico e morale calcolato.
 
Nei lager nazisti si assistette al più completo sovvertimento dei valori morali della medicina.
In modo razionale e criminale, la medicina per la vita venne trasformata in una medicina per la morte, esercitata nei confronti di coloro che venivano reputati Üntermenschen (Uomini di dignità inferiore o sotto-uomini), un insieme composito di cui facevano parte gli Ebrei e anche altri gruppi etnici, come gli Zingari, che furono uccisi anch’essi a centinaia di migliaia. Anche altri esseri umani, la cui sola colpa era quella di essere dei “diversi”, come gli omosessuali in genere, furono destinati allo sterminio.
Per gli ufficiali medici delle SS il servizio nei lager era equiparato ad un vero e proprio servizio al fronte, come coloro che combattevano in prima linea. Un compito indispensabile per la nazione, cui la loro professionalità di medici nazisti doveva portare il proprio contributo.

La partecipazione di così tanti e anche culturalmente qualificati medici all’Olocausto e agli esperimenti immorali sugli esseri umani costituisce comunque un interrogativo a cui non è fstata ancora data risposta. I criminali che effettuarono sadiche sperimentazioni sui prigionieri non erano persone incolte. Erano laureati nelle più prestigiose università della Germania. Alcuni di loro erano docenti universitari, specialisti in ginecologia, anatomia patologica, igiene e malattie infettive, conosciuti per il loro lavoro anche all’estero.

Nella Germania nazista si venne a creare un insieme sinergico di una classe dirigente spinta da idee deliranti e criminali condivise, assecondata da un meccanismo di propaganda e di consenso capillare. Un insieme che utilizzò per la propria affermazione la tradizione culturale più viscerale del popolo tedesco, come il mito dello Spazio vitale ad Est, l’odio verso l’ingerenza ebraica e la sua presunta diversità razziale, le recriminazioni per l’ingiusta Pace di Versailles del 1918, che aveva ufficializzato la fine della Prima Guerra Mondiale.

 

E il fascismo non fu da meno

“… Il camerata Riccardo Forti ci scrive da Genova quanto segue: «Parlare di villeggiatura, di stagione balneare, al momento attuale può parere una stonatura; ma siccome è ben certo che molte famiglie si recheranno anche quest’anno ai bagni e il Ministero delle Comunicazioni ha recentemente annunciato forti riduzioni ferroviarie per le località balneari, spero che non vi dorrete se raffronto – dal punto di vista razziale – un argomento di questo genere. Fra i villeggianti, si può starne sicuri, gli ebrei saranno in percentuale molto notevole: esenti dal servizio militare; esenti anche dai pensieri della guerra, poiché nessun loro parente si trova alle armi; esenti persino dalle preoccupazioni d’indole generale che sono causate dal conflitto, poiché a questi senza-patria ben poco interessa di quel che si svolge attorno a loro; ben bene impinguatisi durante l’inverno e la primavera con i lauti affari che la credulità degli ariani e la mitezza delle leggi ha permesso loro di fare; non c’è dubbio che i giudei d’Italia avranno una gran voglia di spendere e di divertirsi e si riverseranno sulle nostre spiagge. Si ripeterà così l’avvilente spettacolo degli scorsi anni: tutte le spiagge italiane infestate da un gran numero di ebrei, in una promiscuità con la gioventù della nostra razza, i cui pericoli non c’è bisogno di sottolineare. Se nelle normali manifestazioni della vita la promiscuità con gli ebrei è degradante e dolorosa, sulle spiagge, ove le conoscenze, le amicizie e i cosiddetti “flirts” sono facilissimi, la presenza dei giudei, che sanno mescolarsi agli ariani con somma abilità, costituisce uno sconcio deplorevole. Non si vuole impedire alle famiglie ebree di godere il mare e il sole dell’Italia, dato che possono tranquillamente e legalmente goderne tanti beni; si vuole soltanto operare anche qui una netta discriminazione, che eviti il pericolo di nuovi contagi. Si istituiscano dunque stabilimenti balneari riservati agli ebrei; essi destinino agli ebrei – nei grandi stabilimenti – dei reparti speciali. Chi vorrà vedere i figli di Giuda saprà dove trovarli; e chi vorrà godersi la pace marina senza un così triste spettacolo, potrà – vivaddio! – farne a meno» …”                                                     

da Difesa della razza, IV, 14: 31, sezione “Questionario”

  
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Mai riuscito a rispondere compiutamente alle uniche importanti domande della vita: “quanto costa?”, “quanto ci guadagno?”. Quindi “so e non so perché lo faccio …” ma lo devo fare perché sono curioso. Assecondami.

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