Il musicista che filmando treni e vagoni s’inventò Metropa
E’ Stefan Frankenberger artista viennese che con il suo universo di rotaie e locomotive in corsa progetta di ricongiungere le città europee con una rete ideale di super-metropolitane ad alta velocità, che ci connettono e riconnettono alle reciproche culture riducendo di molto le distanze mentali.
Così al posto delle fermate cittadine, note per toponomastica ai soli abitanti di una provincia, ci sono in questa rete le grandi città europee che tutti conosciamo, quantomeno per nome. Frankenberger si è inventato una rete ideale di super-metropolitane, ad alta velocità, che ci connettono e riconnettono alle reciproche culture.
Aldilà dei soldi, ci siamo accorti di quanta cultura ci leghi gli uni agli altri? Con le compagnie low cost si paga poco per volare, è vero; ma non ci offrono quella stessa spontaneità che una metropolitana ci permette, muovendoci sicuri, esperti e agili come tra le fermate metropolitane delle nostre città. Senza dimenticare l’ambiente, profondamente intaccato dai voli facili nell’epoca della globalizzazione.
Ecco Metropa, l’Utopia rispettosa che porta in viaggio, riduce distanze (mentali) e emissioni facendo interiorizzare e abbracciare il Vecchio Continente, come fosse rimpicciolito a nostra città (e con fermate tutt’altro che scontate).
Che cosa spinge un musicista a inventarsi questo universo tra rotaie e treni in corsa verso mete europee? Perlustrando il mondo di Frankenberger, tra social networks e YouTube, scopriamo una personalità artistica interessante, proprio perché molto legata a treni e vagoni. Tanti video di sue esibizioni trovano luogo dentro una gabina metropolitana o dentro ai treni.
Tanti suoi pezzi musicali hanno come ambientazioni treni con gente verso un luogo. Un’immagine anche molto poetica – e inusitata - della musica, che ora si sposta e si muove, che usa metropolitane e treni come palcoscenici in movimento.
Stefan con Metropa mette se stesso, musica e Europa in un treno. Ci dice: “Metropa lo sto sviluppando da dieci anni ormai; da poco dopo la crisi finanziaria e prima della Primavera Araba. Con le guerre che ne sono derivate. Per poi passare alla cosiddetta ‘crisi dei rifugiati’ e dei cambiamenti climatici”. La L1 (“L” sta per “linea”) con un capolinea a Tel Aviv-Jaffa e uno a Marrakech, passa da Ankara, Lubiana, Verona e Milano.
Affacciandosi su Metropa con la L7, invece, abbiamo un capolinea a Oslo e uno a Napoli, da dove la Med congiungente Barcellona a Atene, passando da Roma, diventa Med8 e ci porta a Palermo. Basta un semplice e comune cambio di linea.
E che dire poi della L6 che collega Parigi a Kiev. Nel sogno di Stefan c’è anche Mosca, un capolinea della L9, l’altro è Glasgow. Passa per Minsk, Varsavia, Berlino, Hannover, Bruxelles e Londra. Tagliando tuttavia le altre linee di Metropa, la L9 come linea che collega Est e Ovest, è anche la più geniale, perché riconnette a tutte le altre e dunque permette tutte le direzioni.
“Per molto tempo – continua Frankenberger – nessuno è stato veramente interessato alle idee e alle intrinseche conclusioni di Metropa, né in termini di ecologia né di processo d’integrazione europea. Quindi abbiamo continuato a stampare poster e cartoline, regalandoceli tra amici.”
Metropa è il punto di congiunzione inespugnabile e in formato grafico di tutti gli argomenti che a livello europeo – s’intende parlamentare – sono all’ordine del giorno: mobilità, cambiamenti climatici ma anche migrazione e integrazione.
Con Metropa ci viene subito in mente la favola di Pollicino con gli stivali dalle sette leghe, magicamente capaci di ridurre distanze e dunque avvicinare.