La parità di genere può essere un affare

Il mondo della grande impresa ne trarrebbe un sostanzioso beneficio economico. 

Image courtesy of Colin via Wikimedia Commons

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Con il Coronavirus il lavoro digitale è entrato in casa, annullando i confini tra vita privata e lavoro retribuito: la casa diviene il luogo della forma competitiva di lavoro, con la conseguenza che non è più possibile definire e circoscrivere cosa conta come lavoro. Il lavoro retribuito invade il tempo privato presentandosi come “lavoro flessibile”, persino divertente, ma decretando una perenne mancanza di tempo. È quanto è stato identificato con il termine di time porosity (Genin, 2016), l’interferenza tra ciò che è considerato tempo di lavoro e ciò che è tempo personale, dove è quest’ultimo a venire progressivamente eroso.

Naturalmente, non serve affidarsi acriticamente alla tecnica, sperando che risolva questioni che sono eminentemente culturali e politiche. In effetti la realtà evidenzia che le donne svolgono più lavori routinari in ogni professione, perciò più esposti ad essere rimpiazzate dalle macchine: mediamente il 13 per cento in più rispetto agli uomini in 30 Paesi avanzati (IMF, 2018). Conta la scelta occupazionale, quindi la segregazione femminile, e i lavori svolti consentono alle donne anche meno opportunità di formazione. Inoltre, l’assenza delle donne dai ruoli apicali le espone ipso facto maggiormente al rischio di sostituzione. Nel complesso 26 milioni di lavori femminili sono a rischio di essere sostituiti dalla tecnologia nei prossimi venti anni in 30 Paesi avanzati, sebbene con differenze tra Paesi e settori; 180 milioni a livello globale (il 14% della forza lavoro femminile totale – IMF, 2018). Pertanto i futuri professionisti delle discipline STEM, ben formati e ben retribuiti, saranno soprattutto uomini se non si interviene con misure che incoraggiano le donne ad intraprendere percorsi diversi.

L'acronimo STEM, dall'inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics (in precedenza anche SMET), è un termine utilizzato per indicare le discipline scientifico-tecnologiche (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e i relativi corsi di studio. Anche questo settore - si è detto - la presenza femminile o per essere più espliciti, la parità di genere è tutta da inventare Per colmare questa disparità in Europa la maggior parte degli interventi si sono concentrati sul sistema scolastico e universitario e sul sostegno ad una maggiore interazione tra sistema scolastico, universitario e sistema produttivo. Tuttavia non basta aumentare l’esposizione delle ragazze alle materie scientifiche nelle scuole, ma bisogna anche orientarle nella scelta dell’università e intervenire nel mercato del lavoro per fare in modo che le ragazze possano scegliere liberamente i percorsi di maggiore interesse. È quindi necessario agire anche sul contesto sociale e culturale, rafforzando la diffusione della cultura scientifica e promuovendo una prospettiva di genere nella comunicazione tecnico-scientifica in tutti i campi, attraverso il contrasto agli stereotipi e alla discriminazione di genere nei percorsi educativi e nel lavoro.

Un ritratto aggiornato lo offre il McKinsey Global Institute che raccoglie dati per i top manager che sono in testa tra i loro clienti. L'ultimo report dell'Istituto riguarda appunto il futuro delle donne nel mondo del lavoro tecnologico. Esso rileva che entro il 2025 si potrebbero aggiungere 12 trilioni di dollari al PIL globale promuovendo l'uguaglianza delle donne. I settori pubblico, privato e sociale dovranno agire per colmare le lacune di genere nel lavoro e nella società. La disuguaglianza di genere non è soltanto una questione morale e sociale urgente, ma anche una sfida economica critica. Se le donne, che rappresentano metà della popolazione mondiale in età lavorativa, non raggiungono il loro pieno potenziale economico, l'economia globale ne risentirà.

Mentre tutti i tipi di disuguaglianza hanno conseguenze economiche, la corsa alla parità di genere nel mondo del lavoro contribuirebbe con 12 trilioni di dollari in più alla crescita globale, sostiene il rapporto del McKinsey Global Institute (MGI). Uno scenario da "best in region" nel quale tutti i paesi fanno a gara per raggiungere la parità di genere con conseguente spinta in alto del tasso di miglioramento del proprio paese, in una cornice collettiva di esaltazione di "pieno potenziale" in cui le donne svolgono un ruolo identico a quello degli uomini, assicura entrate per 28 trilioni di dollari, ossia il 26% in più del previsto, potrebbero essere aggiunti al PIL annuale globale entro il 2025, assicura il McKinsey Global Institute.

Tuttavia il MGI ammette che dopo decenni di progressi, negli Usa per raggiungere la parità di genere nel mondo del lavoro e nella società, c’è una lunghissima strada ancora da percorrere. Riconoscono che la parità di genere (partecipazione alla forza lavoro o presenza in posizioni di comando) non può essere imposta a norma di legge, in quanto limiterebbe le scelte personali di ciascuno con grave rischio per la democrazia di ciascun paese libero. Tuttavia, si assicura che il mondo della grande impresa, compreso il settore privato, trarrebbe beneficio concentrandosi sulla grande opportunità economica che nasce con la parità tra uomini e donne.

doctor who doomsday 19L'intelligenza artificiale ha un grande potenziale per contribuire all'attività economica globale. Tuttavia, al fine di massimizzare i benefici, sarà necessario gestire i divari tra paesi, aziende e lavoratori. Il ruolo degli strumenti e delle tecniche di Intelligenza Artificiale (IA) negli affari e nell'economia globale è un argomento caldo negli Stati Uniti e ancora di più nella Unione europea nei suoi confronti con il mondo globale. Ciò non sorprende, dato che l'IA potrebbe introdurre cambiamenti epocali. La rivoluzione dell'IA non è agli inizi, ma la maggior parte del suo impatto economico deve ancora arrivare. Gli esperti sostengono che prima di ogni altra cosa, c’è la necessità di misurare la voglia che hanno le aziende di aggiornarsi su questo nuovo modo di produrre. L'analisi dovrebbe essere vista come una guida al potenziale impatto economico dell'IA sulla base delle migliori conoscenze disponibili in questa fase. E’ una sfida epocale perché l’adozione dell’Intelligenza Artificiale allarga le distanze tra i paesi, rafforzando l'attuale divario digitale. .

I sostenitori dell'adozione dell'IA (soprattutto nei paesi sviluppati) potrebbero aumentare il proprio vantaggio sui paesi in via di sviluppo. I principali paesi di IA potrebbero acquisire un ulteriore 20-25 per cento di benefici economici netti, rispetto ad oggi, mentre i paesi in via di sviluppo potrebbero catturare solo circa il 5-15 per cento. Molti paesi sviluppati potrebbero non avere altra scelta se non quella di spingere l'IA a migliorare la produttività ogni volta crescita del PIL rallenta, in molti casi riempiendo nelle fabbriche gli spazi vuoti lasciati dai pensionati.

Va aggiunto che nei paesi ricchi i salariali sono elevati, il che significa che vi è un maggiore incentivo a sostituire il lavoro con le macchine, rispetto ai paesi in via di sviluppo dove il salario e basso se non quasi inesistente. Inoltre i paesi in via di sviluppo tendono ad avere altri modi per mantenersi al passo, investendo sulla ristrutturazione delle loro industrie, per migliorare la loro produttività. Pertanto, potrebbero avere meno interesse per l'IA (che, in ogni caso, potrebbe offrire loro un vantaggio economico relativamente inferiore rispetto alle economie avanzate). Naturalmente non è per tutti così.

La Cina ha messo in atto una strategia nazionale per diventare un leader globale nella catena di fornitura dell'IA e vi sta investendo molto. È possibile che le tecnologie di intelligenza artificiale possano portare a un divario di prestazioni tra i front-runner (aziende che assorbono completamente gli strumenti di intelligenza artificiale nelle loro imprese nei prossimi 5-7 anni) e i non adottanti (aziende che non adottano affatto le tecnologie di intelligenza artificiale o non hanno l’intenzione di introdurle nelle loro imprese entro il 2030). Certo è che l'automazione sta avvenendo e porterà notevoli vantaggi alle imprese e alle economie di tutto il mondo, ma molto meno ai lavoratori. Fortunatamente non arriverà dall'oggi al domani, c'è il tempo per sudiare come reagire.

 

 

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