Casa Europa

Classificazione: Rassegna Stampa Casa

La casa è stato il collante comune per la “costruzione” di una cultura del Paese,e anche il principale motore della crescita economica insieme all’industria. Quando si pensa all’abitazione nelle famiglie italiane si materializzano ricordi, sorrisi, sacrifici e rimpianti.

Ed è la “Casa” che può diventare oggi una delle poche chiavi reali per leggere frammenti della vita futura, delle relazioni intergenerazionali e del rinnovato rapporto tra spazio e contesto.


Ci si domanda se la casa è ancora il primo bene che ci fa proprietari, o è il giovane sogno borghese finito insieme al boom? Per la generazione Z o deicentennials (nati dalla seconda metà degli anni novanta) quale forma e ruolo assumerà l’abitazione nell’epoca della sharing economy (affitto della casa con AirBnB, condivisione degli spazi comuni in co-housing o dell’ufficio in un ambiente di co-working, utilizzo di Blablacar, creazione di un orto di condiminio o di quartiere)?

 In un Paese dove l’incidenza degli over 65 sul totale della popolazione risulta del 19,2% (2016) e passerà al 23,9% (2030), moltiplicheremo le “case di riposo” o diventerà strategico promuovere una longevità attiva e una residenzialità che consenta all’anziano una vita autonoma?

Non ci sono ancora risposte definite a queste domande, alcune città stanno sperimentando interessanti micro-soluzioni, ma attorno alla “Casa” (di chi ce l’ha già, di chi l’ha perduta, di chi non potrà mai averla, di chi non vorrà mai comprarla) può giocarsi una seconda “ri-costruzione” (culturale, sociale, economica, contestuale) su cui far maturare per il Paese un senso di orientamento e nuovi obiettivi comuni.

     C'è però da osservare

Dal 2007 a oggi la quota di investimenti privati sul Pil in Italia è passata dal 21,6% al 17,1%. Mancano all’appello 70 miliardi di euro ogni anno e l’incidenza residenziale risulta molto elevata tra ostacoli, disaffezione e disorientamento.

Ad oggi sarebbero 2,3 milioni gli italiani potenzialmente interessati all’acquisto di una abitazione (nuova, usata, da ristrutturare), tuttavia le attuali condizioni di accesso al credito consentono solo a meno di un quarto di esse (530mila nel 2017) di accedere all’acquisto.

A livello nazionale registriamo 30 milioni di unità abitative, di cui 17 milioni costruite prima degli anni ’70 – quando sono state emanate le prime norme sull’antisismica (legge 1086 del 1971) e sul risparmio energetico (legge 376 del 1976) – e 2 milioni di abitazioni percepite dalle famiglie in stato di “pessima conservazione”.
Rispetto ad un fabbisogno stimato di riqualificazione (energetica e sismica tout court) di 250 miliardi, le famiglie investono solo 5-6 miliardi l’anno nonostante gli incentivi fiscali.
 
In più, con riferimento agli alloggi pubblici o a canone calmierato siamo uno dei Paesi meno dotati in Europa, nonostante le evidenze sulla domanda siano inequivocabili.
In Italia ci sono 4,8 milioni di famiglie “non proprietarie” di case. Di queste solo 700mila vivono in alloggio pubblico, mentre la prevalenza di famiglie in alloggio privato risulta per il 41,8% in “forte disagio” (la quota dell’affitto è superiore di un terzo rispetto al reddito famigliare).

Soprattutto manca un’agenda politica che supporti (anche sul piano normativo e fiscale) la sperimentazione di soluzioni sul mercato

    Il patrimonio immobiliare italiano  

Ammonta a oltre 4.800 miliardi di euro. Il primo re del mattone è lo stato, con circa 70 miliardi di euro di patrimonio, a cui si sommano gli enti locali, così si arriva si arriva a oltre 120 miliardi

Seguono a pari merito il vaticano e i fondi immobiliari.

Ci sono stime che sostengono sostengono che la chiesa possegga il 20% del patrimonio immobiliare italiano è certo che ha nel mattone il suo asset di riferimento, anche sulle strutture non direttamente legate al culto, come chiese, ospedali, alberghi cattolici. Non dimentichiamo che queste strutture continueranno a godere dell'esenzione, esempio non pagheranno l'imu - nonostante la dichiarazione del cardinale Bagnasco "è peccato non pagare le tasse"

Fondi immobiliari, i più importanti sono fimit, in parte legato al gruppo de agostini, e prelios, l'ex pirelli re

Seguono poi le assicurazioni, con un patrimonio di 23 miliardi di euro, gli enti previdenziali, 14,8 miliardi di euro, e le banche, 13,1 miliardi di euro. Il settore finanziario, banacario e assicurativo somma quindi 80.9 miliardi di euro


Il mercato immobiliare nel 2019: le previsioni degli esperti
Autori: floriana liuni, @stefania giudice
31 gennaio 2019, 8:13

Come si muoveranno le compravendite? E i prezzi? Quali saranno i fattori che influenzeranno l’andamento di transazioni e valori? A fare alcune previsioni e a offrire alcune interessanti osservazioni sono gli esperti del settore, che mostrano luci e ombre di un comparto strategico per l’economia del nostro Paese.

Fonte: Idealista/news


Mercato immobiliare positivo in Europa, l'Italia arranca: "Manca qualità"
Gli investitori esteri rallentano la loro attività nel Belpaese
16 Settembre 2018

MILANO - Il mercato immobiliare europeo resta in una fase positiva. Lo certifica l'European Outlook 2019 persentato a Santa Margherita Ligure da Scenari Immobiliari, dal quale si evince che il fatturato complessivo dei primi cinque Paesi europei dovrebbe salire quest'anno di oltre dieci punti percentuali, dopo i sei punti conquistati durante lo scorso anno. Per il 2019 la previsione è di un fisiologico rallentamento, che dovrebbe comunque segnare ancora una crescita positiva di almeno sette punti rispetto all'anno in corso, dicono gli esperti. 

Il 2018 si è confermato positivo per il mercato immobiliare italiano - ha dettagliato Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, presentando il Rapporto - anche se investitori e famiglie si sono mostrati più cauti rispetto al 2017. L'incertezza su quali saranno le politiche fiscali e occupazionali del nuovo governo mette un freno alle prospettive. Il mercato soffre della carenza di prodotto nuovo e di qualità. Escluso Milano, i prezzi delle case non salgono e le prospettive sono di una prosecuzione del trend anche il prossimo anno".

In effetti, se il fatturato immobiliare di Francia e Germania ha accelerato sensibilmente, poco dietro si sono posizionate Spagna e Inghilterra, ultima con l'8,7 per cento in più sul 2017. "Si distacca di oltre tre punti percentuali l'Italia, cresciuta del 5,3 per cento nel 2018 e prevista ancora rallentamento nel 2019, con un aumento per 4,8 per cento per il prossimo anno", dettaglia il rapporto.  

Se si guarda all'andamento dei prezzi medi residenziali, se i principali Paesi presentano aumenti medi intorno al 5 per cento l'Italia e? l'unico Paese ancora in calo, anche se la contrazione va progressivamente riducendosi, facendo stimare per l'anno prossimo un arresto della discesa delle quotazioni. Oltre oceano, gli Stati Uniti godono di un periodo florido dal punto di vista economico e immobiliare, con previsioni di crescita ogni anno superiori, e un aumento del fatturato del 12,1 per cento per il 2019. Stessa tendenza per i prezzi del comparto residenziale, con un rialzo atteso del 6,8 per cento nel 2019.
 
L'analisi aggiunge che il mercato immobiliare italiano e? rallentato dalla carenza di prodotto di qualità, sia nel nuovo residenziale (sceso sotto il dieci per cento dell'offerta) che nel non residenziale, soprattutto nelle grandi citta?. Gli investitori esteri hanno ancora un sentiment positivo nei confronti dell'Italia e nel primo semestre hanno acquisto (per due terzi uffici e il resto commerciale) per quasi due miliardi di euro. E? quasi la meta? rispetto allo scorso anno. Gli investitori istituzionali italiani (fondi e assicurazioni) hanno comprato per poco più di un miliardo. La contrazione rispetto allo stesso periodo del 2017 e? pari al 48,2 per cento. "Al momento non e? una 'fuga' dall'Italia - ha aggiunto Mario Breglia - ma una contrazione fisiologica rispetto ad un anno straordinario come il 2017 e al drastico calo del prodotto di qualita? sul mercato. Tra i fatti nuovi la maggiore attenzione verso Roma, con la ricerca di immobili di alto livello da trasformare in alberghi".

Fonte: La repubblica: Economia e Finanza


 EUROPA: PREZZI DELLE CASE IN RIALZO
10 settembre 2018

Standard & Poor’s ha recentemente analizzato le condizioni monetarie dei Paesi europei, al fine di valutare l’andamento del mercato immobiliare nei prossimi anni. E se il panorama generale è di crescita stabile, ci sono alcune nazioni nelle quali il rialzo dei prezzi si farà maggiormente sentire.

In Irlanda e Portogallo i valori salgono

Stando alle previsioni di S&P, sono l’Irlanda, il Portogallo e i Paesi Bassi le nazioni in cui il mattone subirà il rialzo più importante. Nel dettaglio, a Dublino e dintorni proseguirà il trend di crescita che ha già visto salire i prezzi dell’11,9% nel 2017 e del 9,6% nel 2018: per il 2019 ci sarà un ulteriore aumento dell’8%. Quanto al Portogallo, l’apice si raggiungerà nel 2018 (+9,5%), mentre nel successivo triennio la crescita sarà leggermente inferiore (7% nel 2019, 6% nel 2020 e 5% nel 2021). Tuttavia, sebbene a Lisbona il valore medio per metro quadro sia salito del 20%, l’acquisto di una casa resta comunque abbordabile, visto che la cifra si aggira intorno ai 2.500 euro. Percentuali molto diverse sono quelle della vicina Francia, che passerà dal +2,7% del 2018 al +2% nel prossimo triennio e della Germania (+4%). Anche in Spagna la crescita prosegue, attestandosi però su valori a una sola cifra: +5,6% quest’anno, +4,3%, nel 2019 e +3,5% nel 2020.

Su Italia e Regno Unito pesano Brexit e disoccupazione

A causa della Brexit, i rialzi dei valori nel Regno Unito non arriveranno al 2% né quest’anno né il prossimo. Quanto all’Italia, è soprattutto il problema della disoccupazione che frena l’aumento dei prezzi secondo Standard & Poor’s, ma il quadro è comunque tutto sommato positivo: se i valori sono rimasti sostanzialmente fermi nel 2018 (+0,2%), nel 2019 andrà meglio grazie a un +1,3% che salirà fino a raggiungere il 2% nel 2021. Inoltre, grazie ai bassi tassi di interesse la domanda di abitazioni tornerà a salire.

di Laura Fabbro

Fonte: Immobiliare.it


 Corre l’immobiliare dell’Europa dell’Est
– di Evelina Marchesini    25 gennaio 2018

Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Ungheria, Slovacchia e non solo. Quelli che dagli addetti ai lavori vengono definiti Cee Countries, riunendo i Paesi dell'Europa centrale e dell'Est Europa, sono oggi nel mirino degli investitori internazionali, non più in cerca del capital gain mordi e fuggi, ma della costruzione di portafogli a reddito, stabili e di lungo periodo. I deal in questi mercati non si fermano e la corsa all'oro riguarda tutti i comparti, cominciando dagli uffici e passando dal retail e la logistica, senza tralasciare il residenziale. Tanto che, per riassumere il trend in atto, Jones Lang LaSalle lo definisce un passaggio “da fenomemi a fondamentali”.

Il quadro economico 
Qualche dato aiuta a inquadrare quelli che fino a poco tempo fa venivano considerati come i cugini poveri dell'Europa e che oggi invece si possono permettere di guardare al futuro con meno preoccupazioni dei Paesi dell'Europa occidentale. Il prodotto interno lordo medio è cresciuto del 4% nel 2017: l'aumento più accentuato a livello Europeo. Secondo il Fondo monetario internazionale tra il 2017 e il 2022 vedranno ancora la crescita più elevata di tutta Europa, con una previsione del 3% medio annuo, contro l'1,9% dell'Europa meridionale e l'1,8% dell'Europa continentale. Gli investimenti nel real estate dei Cee sono aumentati del 10% nella sola metà del 2017 (e la crescita continua). E' salita a 22 milioni di metri quadrati la superficie di spazi a uso uffici con caratteristiche “moderne” e l'aumento continua al ritmo di circa un milione di metri quadrati all'anno. «Gli standard di vita nell'Europa centrale e dell'Est continueranno a convergere verso quelli delle economie consolidate e per il 2025 Paesi come la Polonia e la Repubblica Ceca avranno gli stessi, o maggiori, Pil pro-capite della media dei 27 Paesi europei», spiega Per Hammarlund, Chief emerging market strategist di Seb Bank. Insomma, il quadro è quello non solo di un'ulteriore crescita, ma di una crescita sostenibile nel lungo periodo, grazie a tre fattori principali: l'elevata qualità del capitale umano, bassi costi del lavoro, apertura al commercio e agli investimenti. Che, riassunto, significa ultra-competitività, secondo Jll.

Sono anche sicuri? 
Le condizioni per fare business, misurate dalla World Bank, sono migliorate velocemente e si spostano sui livelli dei Paesi dell'Europa occidentale. Un esempio è la Romania, che nel 2007 si piazzava dopo la Cina, l'India e il Sudafrica per percezione della corruzione e oggi è invece davanti alla Grecia e all'Italia.

Fonte: Il sole 24ore

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Fonte: Berlin89 Redazione Dossier
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