Berlino non è più la "Mecca" dell'omosessualità

Negli ultimi tempi, "L’esistere perché altri esistano", che era il vessillo del movimento è stato ammainato e sotterrato. E' nei primi anni  Settanta che, di qua e di là del Muro gay, lesbiche e trans diedero vita a un movimento a sostegno dei diritti dei LGBT. La straordinaria impresa  di Peter Tatchell, membro del "Gay Liberation Front" di Londra che riuscì a distribuire a Berlino Est dei volantini  durante la celebrazione della "Giornata Mondiale della Gioventù" . Preso a botte dai giovani comunisti e inseguito dalla polizia della DDR, riuscì a fuggire  da Berlino Est con l'aiuto di Charlotte von Mahlsdorf famosa trans della capitale divisa dal Muro.

1 Der EigeneDer Eigene (in italiano: Lo speciale oppure L'unico) è stata la prima rivista al mondo rivolta espressamente ad un pubblico omosessuale. Fu fondata in Germania nell'anno 1896 da Adolf Brand e pubblicata, seppur irregolarmente, fino all'anno 1931. Su Der Eigene scrissero molti famosi autori tedeschi dell'epoca: oltre allo scienziato di estrema destra Benedict Friedlaender, al poeta-filosofo e scrittore di destra Hanns Heinz Ewers, a Erich Mühsam e Kurt Hiller, anche l'avvocato e medico Ernst Burchard, John Henry Mackay, Theodor Lessing, Klaus Mann e il padre Thomas Mann, Elisar von Kupffer e Erwin Bab. Brand stesso contribuì con poesie ed articoli giornalistici.A partire dal 1920 si spostò politicamente fino a sostenere la democrazia liberale della Repubblica di Weimar e più in particolare il Partito Socialdemocratico di Germania. Poi con l'ascesa di Adolf Hitler al potere, la rivista fu definitivamente costretta a chiudere. Questa premessa è d'obbligo per capire l'importanza da sempre della Germania e di Berlino in particolare per l'omosessualità non soltanto europea.

Infatti, nonostante le molte condizioni avverse accadute nel corso della sua vicenda storica, la Germania è anche all'origine del primo movimento omosessuale, tra la seconda metà del XIX secolo e la prima metà del XX secolo, propugnatore dei Diritti LGBT a partire dai primi anni del Novecento, periodo in cui è sorta una fiorente sottocultura gay e lesbica, che avrebbe avuto una grande influenza sui successivi movimenti LGBT dell'intera Europa. 

Lo sviluppo storico del moderno movimento di liberazione omosessuale tedesco può essere suddiviso in tre fasi o ondate successive: il periodo che va dalla fine del XIX secolo all'avvento al potere del Nazismo è quello caratterizzato da una approfondita ricerca sulla storia e natura del fenomeno omosessuale, oltre che da varie riviste per gay e lesbiche e da alcune tra le prime pellicole cinematografiche su di loro. La seconda ondata, avvenuta tra gli anni sessanta e ottanta del Novecento - se ne parla nell'articolo - è quella che ha portato alla formazione delle attuali organizzazioni a sostegno dei diritti per le persone LGBT, l'emergere di una cultura LGBT contemporanea e le prime manifestazioni del Gay pride volte a dimostrare la presenza massiccia di queste persone all'interno del tessuto sociale. I tempi a seguire sono stati caratterizzati da uno sviluppo capillare nel territorio di una vasta rete di organizzazioni, che hanno favorito il riconoscimento e la regolamentazione legislativa delle unioni tra persone dello stesso sesso e il divieto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere. Nella fase attuale le difficoltà sono pesanti.  "L’esistere perché altri esistano", che era il vessillo del movimento è stato ammainato e sotterrato. Berlino non è più la "Mecca" dell'omosessualità. Le motivazioni di questa caduta in verticale sono diverse, come spiega Salvatore Trapani in questo articolo.

1979 csd cover1979 CSD Berlin Le bandierine in festa del Pride berlinese meglio noto con la sigla CSD (Christopher Street Day Berlin) ricordano la storia dei gruppi d'azione omosessuale nella Germania Ovest e dei "gruppi di interesse omosessuale" in quella Est. Essi non avevano la multidimensionalità contenuta nella plastica somma di lettere LGBTQ+, bensì una dimensione internazionale, nel solco di una gioventù socialista, ineggiante all'etica, pronta a raccogliere e a mediare idee, progetti, sentimenti da qualsiasi parte del mondo, anche dai paesi più lontani, purché con la voglia di lottare

Naturalmente, non una lotta per la libera fellatio o per sovvertire i principi di fratellanza, bensì per rimarcarli con l’innalzamento a rango politico dell’identità di genere: esserci, essere visibili e dunque coinvolti. L’esigenza unica nella sua bellezza collettiva: non si è i soli a patire, ci sono decine di altre minoranze in pericolo. L’esistere perché altri esistano, questa manifestazione di volontà faceva in Germania da base al tentativo di coming out di una sostanziosa porzione di popolo, non necessariamente LGBTQ+.

Questa volontà s'è dissolta. Il valore - fratellanza è stato inumato dallo stesso movimento di emancipazione, autoestintosi in un’inesorabile caduta che è una vera e propria sconfitta. Perchè sia accaduto è ancora da scoprire nel profondo. Comunque resta ancora oggi, un comodo pretesto per supportare le convinzioni dei "buoni" liberali coi loro calibrati deliri omofobi travestiti d’amorevole afflato universale, espressi spesso da omosessuali dichiarati, dai più svariati ambiti della politica e della società. Che pena!  

Quel bagliore di voglia di unità, nato in Germania e  che scintillò nello stupore a Berlino s'è spento, o per essere nel vero è stato sepolto. Probabilmente perché costava troppa fatica umana, non soltanto intellettuale, per ravviviarne la fiamma. Probabilmente per ragioni più profonde, appunto. Nell'attesa meglio assopirsi nella dimenticanza, è stata la conclusione di molti, e così la lotta per "l’esistere perché altri esistano"  è stata accantonata, e non si sa se sarà mai ripresa, con altrettanta determinazione, come in passato. Infatti, non c'è traccia di un nuovo progetto per ricompattare le idee, sul come riformulare nell'immaginario collettivo, l'identità come simbolo del valore.

Per essere nel vero, soltanto una piccola parte di persone, memore della validità dell'esperienza e degli sforzi vissuti, si è rifiutata di accorparsi  al “life in plastic is fantastic”, tanto che il CSD berlinese si è sfibrato scindendosi in due distinte manifestazioni. E' nato il Transgenialer-CSD di Kreuzberg: quello dei punk, dei transgender, dei cittadini che associano al Pride l’orgoglio identitario nel bisogno di collettività e di lotta per i diritti di tutti. Infatti, all’ultimo Trangenialer, prima della pandemia, si parlava di rifugiati e omosessualità, tutti discorsi lunghi o meno lunghi e articolati nei quali però, l' accoglienza e il diritto identitario erano gli argomenti di approfondimento prioritari.

E' risaputo che, quando in ballo c'è la politica e l'identità di genere, il media mainstream lancia aggettivazioni da panico tipo, "Egoismo sfrenato“ oppure, “sono ben altri i drammi, che cosa vogliono di più?”.  L’identità di genere in Germania è  “divisiva” poiché per una gran parte dei tedeschi le rivendicazioni nascondono "interessi particolari", addirittura lesivi per la collettività. Pertanto nella straviziata Germania dei diritti civili gli attivisti i quali rivendicano a gran voce il diritto all’identità, secondo i benpensanti, metterebbero addirittura in pericolo la democrazia.

Hanno ragione i benpensanti ? Basterebbe gettare uno sguardo - anche superficiale - sulla storia del movimento LGBTQ+ in Germania per capire che il progetto di liberazione queer non è mai stato modellato sull’egoismo o su una visione con i paraocchi, oppure difesa degli interessi di un clan. La storia del movimento è di ben più ampio respiro, non merita i rigurgiti dell' omofobia.  Malauguratamente i detrattori non sono soltanto i più pecorecci, quelli dei movimenti di estrema destra, che non si cimentano in raffinate analisi teoriche. Costoro che sono di mentalità più "terra terra", come si usa dire, continuano a riversare sull’universo LGBTQ+  il tonante, “maledetti froci!”. Gli funziona!

La questione si fa più sottile con la parte mediamente colta della società, con il loro atteggiamento che si condensa  in una sorta di repulsione laica, flebile paravento di un  palpabile disprezzo, che si articola nella dialettica e nelle profonde - si fa per dire - argomentazioni. E' l’intellettualismo omofobo. Mentire, sapendo di mentire funziona nella società odierna anzi, è un problema globale delle  “democrazie occidentali”.

a   Dimostrazione di Homosexuelle Aktion a Berlino Ovest nel 1973.   Copia

Una manifestazione del movimento gay a Berlino nel 1973

E' storia nota (Trump) che si diventa presidenti degli Stati Uniti anche mentendo, come si fa in Italia quando si cassano leggi a favore della protezione d’identità, additandole come egoistiche, discriminatorie, classiste e perciò da eliminare. Non si capisce perché, ci si ostini a non soffermarsi sul quale sia il vero nocciolo della democrazia, così lapalissiano nella sua nuda e più diretta evidenza. Democrazia non è il diritto di poter fare anch’io ciò che possono fare gli altri, bensì esattamente l’opposto, ovvero vivere in una società nella quale posso stare sereno perché ogni diversità può esprimersi indipendentemente da ciò che io pensi o faccia. Così quando uno o più gruppi identitari sono in pericolo, andrebbero difesi da tutti, proprio per il bene della democrazia. Questa consapevolezza dovrebbe rincuorarci, darci fiducia nel percepire sensorialmente il diritto di milioni di cuori differenti gli uni dagli altri di battere. Ma non è così.

Succede in Italia che, nelle news del mattino non troviamo mai notizie di eterosessuali pestati, in quanto tali. Ascoltiamo invece di lesbiche, transgender, ragazzi gay presi a botte perché tali. Queste notizie sono diffuse perchè fanno "folclore", infatti fanno leva sulla tendenza sessuale, la sorte del malcapitato passa in sott'ordine. In Germania è diverso. I diritti di gay e lesbiche sono ampiamente riconosciuti e celebrati. Questo realtà, che si evidenzia come un successo, nasconde una storia  complessa, tutta in salita che annovera anche sonore sconfitte. Sebbene il movimento gay (come veniva chiamato all'epoca) lo volessero far apparire soltanto come il difensore della libertà sessuale, presto si dovvette ammettere che invece era in prima fila nelle lotte progressiste contro ogni razzismo, nella lotta di classe, contro il colonialismo, la violenza sessuale e  naturalmente per l’uguaglianza dei diritti di genere.

Quanti storie nostre dal passato ci riconducono alla lotta identitaria tedesca ammantata di internazionalità. Si tenga a mente la vicenda di  James Steakley, americano, studente, attivista queen che addirittura penetrò nella cortina di ferro. Visse a Berlino Ovest per un anno e poi andò a stare anche a Berlino Est, nei pressi della Friedrichstrasse. Steakley scriveva per la rivista canadese The Body Politic ed era stato influenzato dalle teorie della critica di classe, dall'organizzazione femminista socialista e dal BDSM (sciolga pure il lettore l’acronimo e si troverà davanti a un universo identitario, che farà impallidire i fautori del sano e quieto esistere formale: Bondage & Disciplin, Dominance & Submission, Sadism & Masochism.

Steakley, soprattutto nei primi anni Settanta, cercò e trovò alleati su entrambi i lati del muro. Tali gruppi si erano formati proprio attraverso l'analisi dell'oppressione. Attivisti gay, lesbiche e trans si erano uniti - in alleanze non sempre facili - e avevano sviluppato strategie per cambiare le società.

peter tatchellAnche il giovane australiano Peter Tatchell (nella foto a lato) membro del Gay Liberation Front di Londra, riuscì a distribuire volantini in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù a Berlino Est nel 1973. Su di essi c'era scritto "gay significa omosessuale; gay è buono; gay è orgoglioso; liberazione gay". 

La sua incursione finì non solo con le botte da parte della eclettica gioventù comunista presente alla manifestazione, ma anche con un inseguimento da parte della polizia della DDR. Clamoroso e salutare fu l'aiuto di Charlotte von Mahlsdorf famosa trans di Berlino, che permise al buon Tatchell di nascondersi e di lasciare Berlino Est. Tatchell aveva portato idee "fresche" dell'Occidente nella DDR.  Su di lui Netflix ha appena edito Hating Peter Tatchell un eccezionale documentario con celebri attori e cantanti ufficialmente gay come Ian McKellen, Stephen Fry e Elton John che interloquiscono con lo "scomodo e odiato amico" attivista Tatchell, (guardate il filmato e capirete il perchè).

Un altro esempio: l'incontro a Berlino di gruppi lesbici e femministi con le loro sacrosante reciproche inquietudini. Avranno certamente avuto idee diverse, ma insieme hanno manifestato vigorosamente contro il paragrafo 218, che puniva l’aborto con la prigione. E nel 1974 lesbiche e femministe si unirono di nuovo nelle proteste contro il cosiddetto "processo alle streghe di Itzehoe": Judy Andersen e Marion Ihns accusate per l’omicidio del violento marito di quest‘ultima. Un processo trasformato dai tabloid in spettacolo mediatico a causa della storia d'amore tra le accusate. Non uccisero per amarsi, ma per giustizia visto che pur con le decine di denunce alle forze dell’ordine, nessuno si premurò di mettere in salvo la vittima vessata e abusata.

audrelordeLa storica americana Tiffany Florvil ha recentemente mostrato come i queer afro-tedeschi, nonostante gli obiettivi comuni, mal convivono con le loro sorelle lesbiche e femministe. La scrittrice Audre Lorde ha fondato l'alleanza ADEFRA (Afro-German Women) una rete di donne nere che - collegate attraverso la scrittura e la poesia - hanno lavorato per la prima volta sulla propria storia ed esperienza. Nella loro rivista Afrekete, queste donne si lamentano del disinteresse nei loro confronti delle femministe bianche, le quali non si sarebbero rese conto di quanto esse fossero vittime dal razzismo crescente anche in questa parte di mondo.

C'è sempre stata una disputa all'interno del movimento gay su come meglio articolare e presentare le proprie esigenze, e  spesso  in questi confronti anche molto accesi le donne vengono zittite, sicché alla lunga lesbiche e transgender, hanno creato i loro circoli, scindendo anche le forze in campo. Va aggiunto che con il passare del tempo in Germania come a Berlino, hanno prevalso i gruppi  cosiddetti "borghesi", che perseguono una politica più "ristretta", tutta incentrata sui diritti individuali. Gente -tanto per capirci -  come il deputato Ivan Scalfarotto in Italia. Insomma gente che si batte per il “matrimonio per tutti“, e tutto finisce lì. Ha ragione Roderick Ferguson, sociologo e professore a Yale,  quando dice che la politica queer è diventata un "affare unidimensionale" , e spiega che, con questa manovra il movimento queer è stato disaccoppiato da progetti paralleli come l'antirazzismo, il genere e la giustizia sociale. Come dire che la sessualità è diventata una questione privata, non è più un catalizzatore per un cambiamento sociale su larga scala.

C'è soltanto da sperare che il queer tedesco vincente in tante sue battaglie, manifesti al mondo la volontà di un cambio di tendenza, di un ritorno alla riaffermazione delle idealità che hanno dato vita al movimento. A Berlino già se ne avvertono i fremiti. Non a caso perchè è proprio a Berlin che il queer è entrato nella Storia.

 
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Salvatore Trapani

Salvatore Trapani vive a Berlino dal 1998. Ha corrisposto per le pagine di cinema e cultura del periodico romano Shalom-Mensile e del quotidiano nazionale Il Giornale. Si occupa di memoria storica e arti visive cooperando come referente alla formazione per il Memoriale agli Ebrei uccisi d’Europa a Berlino, per il Memoriale dell’ex campo di concentramento femminile di Ravensbrück  per l’Isituto Storico di Reggio Emilia, ISTORECO, dove ha fondato il progetto A.R.S. – Art Resistance Shoah. È anche autore di novelle (Edizioni Croce) e per saggistica (Editrice Viella).  Si chiama Denoument il suo sito tutto dedicato al Cinema.(https://www.denouement.it/).

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