Tocca a noi russi de-putinizzare la Russia
Lo sostiene Michail Pavlovič Šiškin che è considerato uno dei maggiori autori russi contemporanei. "Una nuova e vera democratica Russia non può nascere se non cambia la mentalità del popolo russo", scrive lo scrittore in questo saggio che volentieri pubblichiamo.
Le città ucraine bombardate e i cadaveri dei bambini non appaiono sulla televisione russa. I coraggiosi giovani russi che protestano contro la guerra sono picchiati e arrestati, mentre la maggior parte della gente resta in silenzio — non ci sono proteste di massa, né scioperi. Fa male vedere che molti dei miei concittadini sostengono la guerra contro l’Ucraina, mentre espongono la “Z” sulle finestre di casa e sulle auto.
Questo enorme divario di civiltà non è stato ancora colmato. Questo è il dramma della mia terra: un piccolo numero di miei compatrioti è pronto a vivere in una società democratica, ma la stragrande maggioranza continua a inchinarsi di fronte al potere e accetta questo stile di vita.
Se, nell’arco di generazioni, tutti coloro che pensano con la propria testa sono spazzati via, le uniche qualità a prevalere saranno il silenzio e la compiacenza verso le autorità. Ma ha senso biasimare queste persone se non rimane loro altra strategia per sopravvivere? Che fine tocca, oggi, a chi non rimane in silenzio? Finisce in prigione. O deve emigrare prima che sia troppo tardi.
Una dittatura e un tiranno danno vita a un popolo di schiavi, oppure è il popolo di schiavi che dà vita alla dittatura e al tiranno? È come l’uovo e la gallina. Come spezzare questo circolo vizioso? Come può iniziare una nuova Russia?
La Germania di Hitler ha trovato il modo per farlo, spezzando il cerchio. I tedeschi hanno imparato ad affrontare il passato scendendo a patti con la colpa, e ciò ha permesso loro di costruire una società guidata da principi democratici. Tuttavia, la rinascita della loro nazione si è fondata su una totale e schiacciante sconfitta militare. Anche la Russia ha bisogno di questo grado zero. Un nuovo inizio democratico in Russia è impossibile senza pagare un prezzo e riconoscere la colpa nazionale.
Non c’è stata alcuna de-stalinizzazione in Russia, nessuna Norimberga per il partito Comunista. E ora il destino della Russia dipende dalla de-putinizzazione. Come alla popolazione tedesca “ignorante” sono stati mostrati i campi di concentramento nel 1945, così bisogna mostrare ai russi “ignoranti” le città ucraine bombardate, i cadaveri dei bambini. Noi russi dobbiamo riconoscere apertamente e coraggiosamente la nostra colpa e chiedere perdono.
Come scritto dall’autore tedesco Georg Büchner in una lettera alla sua sposa, nel 1834: “Cos’è che in noi mente, uccide, ruba?” Solo questa domanda può accelerare nei russi questa prioritaria rivoluzione umana: realizzare che la responsabilità non è dei tuoi superiori, ma ricade sulle tue spalle.
Ma può una democrazia affermarsi senza una massa critica di cittadini, senza una società civile matura? “La bella Russia del futuro” (il motto di Alexei Navalny) dovrebbe partire da libere elezioni. Ma chi le realizzerà, e con quali regole? Le stesse decine di migliaia di insegnanti terrorizzati che si sono fatti carico dei brogli nelle elezioni putiniane? E come possiamo essere certi che in elezioni veramente libere possa vincere l’opposizione democratica del “traditore nazionale” e non il “patriota” che ha combattuto per “denazificare l’Ucraina”? Una popolazione che spera in uno zar benevolo non può diventare nel giro di un’ora un elettorato responsabile. E chi implementerà le riforme democratiche? I funzionari che si sono macchiati di corruzione o crimini sotto il regime di Putin dovrebbero essere tenuti lontani dal nuovo Stato. E sono tutti corrotti.
Il mondo preme per una “Norimberga russa”. Ma chi porterà avanti i procedimenti legali in Russia? Chi si farà carico del riesame del passato? Chi svelerà i crimini e punirà i colpevoli? I criminali stessi? Si può rimuovere e sostituire Putin, ma come si possono sostituire improvvisamente milioni di funzionari corrotti, poliziotti mercenari e giudici compiacenti?
Una lunga e dolorosa rinascita è l’unica via per la Russia. E tutte queste sanzioni, la povertà e l’emarginazione internazionale non saranno la cosa peggiore che incontreremo lungo la strada. Sarà più terribile non incontrare alcuna rinascita interiore del popolo russo. Putin è un sintomo, non la malattia.
Traduzione di Laura Menti
Michail Pavlovič Šiškin nato a Mosca nel 1961, è considerato uno dei maggiori autori russi contemporanei. Con i suoi romanzi, tradotti in molti paesi, ha ottenuto non solo il favore della critica e del pubblico, ma anche numerosi premi, fra cui il National Bestseller Prize per Capelvenere (Voland, 2006), il Booker Prize russo per La presa di Izmail (Voland, 2007) e il Grinzane Cavour-Mosca 2007. Vive in Svizzera ed è' una "firma" di The Guardian dove anche questo suo articolo è apparso.