Tocca a noi russi de-putinizzare la Russia

Lo sostiene Michail Pavlovič Šiškin che è considerato uno dei maggiori autori russi contemporanei. "Una nuova e vera democratica Russia non può nascere se non cambia la mentalità del popolo russo", scrive lo scrittore in questo saggio che volentieri pubblichiamo.

Putin   Alexsey FyodoroffVladimir Putin / Immagine di   Freddy KruegerL Le città ucraine bombardate e i cadaveri dei bambini non appaiono sulla televisione russa. I coraggiosi giovani russi che protestano contro la guerra sono picchiati e arrestati, mentre la maggior parte della gente resta in silenzio — non ci sono proteste di massa, né scioperi. Fa male vedere che molti dei miei concittadini sostengono la guerra contro l’Ucraina, mentre espongono la “Z” sulle finestre di casa e sulle auto.

La televisione russa ora mostra ripetutamente un’intervista al famoso attore Sergei Bodrov, una figura di culto nel paese.
“Durante una guerra non puoi parlare male dei tuoi”, dice. “Anche se hanno torto. Anche se il tuo paese ha torto, in guerra non dovresti parlarne male”. Ed è quello che fa la gente, disposta a sostenere i “suoi” anche se sparano agli ucraini.
 
C’è una rivoluzione che separa la maggior parte dei russi dal mondo moderno, la più importante dell’umanità: il passaggio dalla supremazia della coscienza collettiva alla priorità dell’individuo. Le persone si sono identificate in tribù per migliaia di anni e sono dipese completamente da chi guidava il branco — il capo, il khan o lo zar.
Solo negli ultimi secoli ha cominciato a emergere un ordine sociale sostanzialmente diverso, in cui l’individuo è libero. Prima che fosse scritto il famoso testo che inizia con le parole “Noi, il popolo”, una nuova umanità è dovuta emergere, acquistando consapevolezza della dignità degli esseri umani.

Questo enorme divario di civiltà non è stato ancora colmato. Questo è il dramma della mia terra: un piccolo numero di miei compatrioti è pronto a vivere in una società democratica, ma la stragrande maggioranza continua a inchinarsi di fronte al potere e accetta questo stile di vita.

Se, nell’arco di generazioni, tutti coloro che pensano con la propria testa sono spazzati via, le uniche qualità a prevalere saranno il silenzio e la compiacenza verso le autorità. Ma ha senso biasimare queste persone se non rimane loro altra strategia per sopravvivere? Che fine tocca, oggi, a chi non rimane in silenzio? Finisce in prigione. O deve emigrare prima che sia troppo tardi.

I due precedenti tentativi di introdurre un ordine sociale democratico in Russia sono falliti. La prima democrazia russa, instaurata nel 1917, è durata solo pochi mesi. La seconda, negli anni ’90, con grande difficoltà è durata qualche anno.
Ogni volta che il mio paese cerca di costruire una società democratica istituendo elezioni, un parlamento e una repubblica, si ritrova in un impero totalitario.

Una dittatura e un tiranno danno vita a un popolo di schiavi, oppure è il popolo di schiavi che dà vita alla dittatura e al tiranno? È come l’uovo e la gallina. Come spezzare questo circolo vizioso? Come può iniziare una nuova Russia?
La Germania di Hitler ha trovato il modo per farlo, spezzando il cerchio. I tedeschi hanno imparato ad affrontare il passato scendendo a patti con la colpa, e ciò ha permesso loro di costruire una società guidata da principi democratici. Tuttavia, la rinascita della loro nazione si è fondata su una totale e schiacciante sconfitta militare. Anche la Russia ha bisogno di questo grado zero. Un nuovo inizio democratico in Russia è impossibile senza pagare un prezzo e riconoscere la colpa nazionale.

Non c’è stata alcuna de-stalinizzazione in Russia, nessuna Norimberga per il partito Comunista. E ora il destino della Russia dipende dalla de-putinizzazione. Come alla popolazione tedesca “ignorante” sono stati mostrati i campi di concentramento nel 1945, così bisogna mostrare ai russi “ignoranti” le città ucraine bombardate, i cadaveri dei bambini. Noi russi dobbiamo riconoscere apertamente e coraggiosamente la nostra colpa e chiedere perdono.

Come scritto dall’autore tedesco Georg Büchner in una lettera alla sua sposa, nel 1834: “Cos’è che in noi mente, uccide, ruba?” Solo questa domanda può accelerare nei russi questa prioritaria rivoluzione umana: realizzare che la responsabilità non è dei tuoi superiori, ma ricade sulle tue spalle.

Né la NATO né gli ucraini possono de-putinizzare la Russia. Spetta a noi russi ripulire il paese. Il mio popolo è all’altezza del compito?
Dopo la guerra, il mondo aiuterà l’Ucraina a ricostruire, ma la Russia sarà economicamente in rovina. Il crollo dell’impero continuerà a pieno ritmo. Altri popoli e regioni seguiranno i ceceni verso l’indipendenza. La Federazione Russa si disintegrerà. Ma la forza centrifuga dei popoli e delle regioni dell’ultimo impero rimasto nel mondo può essere purificante e riabilitante, oppure distruttiva. La coscienza russa deve accettare che possono esistere diversi Stati con la nostra stessa lingua. L’impero va rimosso dalle menti e dalle anime, come se fosse un tumore maligno. Solo allora i nuovi Stati potranno portare avanti le riforme.

Ma può una democrazia affermarsi senza una massa critica di cittadini, senza una società civile matura? “La bella Russia del futuro” (il motto di Alexei Navalny) dovrebbe partire da libere elezioni. Ma chi le realizzerà, e con quali regole? Le stesse decine di migliaia di insegnanti terrorizzati che si sono fatti carico dei brogli nelle elezioni putiniane? E come possiamo essere certi che in elezioni veramente libere possa vincere l’opposizione democratica del “traditore nazionale” e non il “patriota” che ha combattuto per “denazificare l’Ucraina”? Una popolazione che spera in uno zar benevolo non può diventare nel giro di un’ora un elettorato responsabile. E chi implementerà le riforme democratiche? I funzionari che si sono macchiati di corruzione o crimini sotto il regime di Putin dovrebbero essere tenuti lontani dal nuovo Stato. E sono tutti corrotti.

Il mondo preme per una “Norimberga russa”. Ma chi porterà avanti i procedimenti legali in Russia? Chi si farà carico del riesame del passato? Chi svelerà i crimini e punirà i colpevoli? I criminali stessi? Si può rimuovere e sostituire Putin, ma come si possono sostituire improvvisamente milioni di funzionari corrotti, poliziotti mercenari e giudici compiacenti?

Una lunga e dolorosa rinascita è l’unica via per la Russia. E tutte queste sanzioni, la povertà e l’emarginazione internazionale non saranno la cosa peggiore che incontreremo lungo la strada. Sarà più terribile non incontrare alcuna rinascita interiore del popolo russo. Putin è un sintomo, non la malattia.

Traduzione di Laura Menti


Shishkin Mikhail ShishkinMichail Pavlovič Šiškin nato a Mosca nel 1961, è considerato uno dei maggiori autori russi contemporanei. Con i suoi romanzi, tradotti in molti paesi, ha ottenuto non solo il favore della critica e del pubblico, ma anche numerosi premi, fra cui il National Bestseller Prize per Capelvenere (Voland, 2006), il Booker Prize russo per La presa di Izmail (Voland, 2007) e il Grinzane Cavour-Mosca 2007. Vive in Svizzera ed è' una "firma" di The Guardian dove anche questo suo articolo è apparso.

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