Migranti, terrorismo, euro, Ue, Usa, musulmani. L'antifascismo arranca
Nelle recenti elezioni regionali tedesche si temeva che i neofascisti di AfD superassero i partiti tradizionali: non è accaduto, ma ci sono andati vicino. Altra realtà inquietante è la debolezza della Sinistra, come sempre divisa davanti ai cruciali appuntamenti con la Storia.
C'è chi inneggia apertamente ai regimi degli anni Trenta, come quegli italiani in camicia nera che urlano slogan di omaggio a Mussolini e salutano col braccio levato la sua tomba in quel di Predappio.
Tutti contro gli immigrati, contro l'euro, contro le istituzioni di Bruxelles. Sempre caratterizzata da questi tre connotati e a volte da un discreto tasso di antisemitismo c'è anche una destra più prudente e più “politica”, attenta a evitare le provocazioni ideologiche, meno portata ad agitare le bandiere delle dittature del secolo scorso, ma altrettanto decisa a scardinare il sistema nel nome di una restaurazione sovranista.
Al punto che sono in molti a porsi una questione piuttosto allarmante: l'Europa sta rischiando un'involuzione autoritaria?
Marcia di protesta a Londra con le immigrazioni
Scontenti della sistemazione postbellica (la “pace punitiva” per i tedeschi, la “vittoria mutilata” per gli italiani), impoveriti dalla grande crisi dell'economia, impauriti dal comunismo trionfante in Russia, guardavano con favore alle prospettive aperte, almeno a parole, dagli uomini nuovi dell'assalto alle democrazie.
Fatte le dovute proporzioni, non è esattamente quello che sta accadendo oggi in molti paesi d'Europa?
Ci sono alcuni punti di contatto fra quella esperienza e l'attuale: è vero che gli europei stavolta non se la prendono tanto con i trattati di pace, né si aggira nel continente uno spettro da esorcizzare come fu a suo tempo quello dei soviet: ma ad affliggerli sono una volta ancora le condizioni insoddisfacenti dell'economia, e nella parte orientale dell'Europa gli sviluppi successivi al collasso del Patto di Varsavia. A spaventarli è la crescente pressione migratoria, spregiudicatamente cavalcata da chi se ne serve come di un'arma.
Un altro elemento che ripropone la situazione degli anni Venti e Trenta è la debolezza della Sinistra, come sempre divisa davanti ai cruciali appuntamenti con la storia.
L'analogia delle condizioni dovrà necessariamente portare a conseguenze analoghe?
Non è detto, è lecito sperare che l'esperienza di allora possa funzionare come deterrente frenando le sbandate autoritarie. Nel dibattito aperto dalle provocazioni nostalgiche è stato detto che il fascismo non è soltanto un sistema di governo, ma anche una mentalità.
Ci si può augurare che il suo annidarsi nella memoria collettiva sia anche un contravveleno, che l'Europa possa considerarsi immunizzata da ciò che ha sperimentato negli anni di Hitler, di Mussolini, di coloro che incanalarono tutti i problemi del mondo in costruzioni statuali repressive e totalitarie. Inoltre se negli anni ruggenti la contestazione autoritaria prendeva di mira la Società delle Nazioni, oggi attacca le istituzioni dell'Unione Europea, molto più invasive, dunque in grado di difendersi meglio, rispetto alla quasi impotente organizzazione ginevrina.
Per esempio in Italia, dove hanno governato per oltre un anno assieme agli anti-politici grillini, le indagini demoscopiche li accreditano come partito di maggioranza relativa. Inoltre controllano, da soli o condizionati dalla necessità di alleanze, alcuni governi come a Varsavia, o nella Budapest della “democrazia illiberale” di Viktor Orbán, e ne insidiano altri. Insistono sull'Europa cristiana minacciata dall'invasione dei diseredati, alimentando la paura della contaminazione etnica e religiosa, che secondo il leader ungherese sarebbe pianificata dalla lobby ebraica di George Soros.
I sovranisti sognavano di entrare in forze nell'assemblea di Strasburgo per compiervi azioni di disturbo, o almeno per imprimere una svolta alle politiche dell'Unione condizionando dall'interno le formazioni maggiori.
Fonte: Azione