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Nessuno è perfetto
1959 il cinema americano getta un sasso nello stagno d'Occidente.

A sessant'anni esatti dal suo debutto nelle sale americane, il film di Billy Wilder mantiene il suo sapore di modernità e di trasgressione costantemente in anticipo sui tempi (o sono i tempi che non cambiano).

 Il racconto prende avvio secondo il classico stile del "gangster movie". Sono i ruggenti anni Venti, e in particolare il famigerato episodio del massacro di San Valentino, un regolamento di conti fra bande di malavitosi consumato nel 1929. Jerry e Joe, musicisti squattrinati si ritrovano loro malgrado ad essere testimoni della strage e diventano bersaglio della criminalità organizzata. Per sfuggire ai killer, ricorrono ad una fantasiosa soluzione: unirsi a un complesso di sole donne con le fittizie identità - e le sembianze femminili - di Daphne e Josephine. 

La messinscena a cui Jerry e Joe sono costretti dalle circostanze susciterà in loro un inaspettato attaccamento alla loro nuova 'identità', con conseguenze emblematiche per entrambi.
Il Joe di Tony Curtis, innamorato della Sugar Kane di Marilyn Monroe, sposterà infatti la finzione su un piano ulteriore, indossando una seconda maschera: quella dell'impettito magnate Shell Oil Junior, per attirare l'attenzione di Sugar. Qui Wilder sottolinea con malizia l'interesse opportunistico da tipica arrampicatrice sociale... per quanto la Monroe riesca con efficacia a stemperare il lato materialista del proprio personaggio in virtù di una tenerezza e di un'ingenuità disarmanti.
Ambigua è la situazione del Jerry di Jack Lemmon, che sperimenta con irritazione gli inconvenienti dell'appartenenza al gentil sesso (i corteggiatori sgraditi che allungano le mani in ascensore) per poi immedesimarsi con paradossale ostinazione nel ruolo di Daphne di fronte alla prospettiva di sposare un milionario.
Dall'istante della sua comparsa alla stazione ferroviaria di Chicago, Sugar Kane altererà drasticamente gli equilibri nel rapporto fra Jerry e Joe e, senza esserne cosciente, li spingerà a portare agli estremi la loro recita. La bionda suonatrice di ukulele non possiede la profondità né la complessità delle grandi donne al centro di altri film di Wilder, ma questa è una scelta precisa: Sugar, è come l'Angelica dell'Orlando furioso, la personificazione del desiderio, la nemesi di ogni pretesa di ordine e di razionalità.
La razionalità condannata a soccombere al cospetto dei nostri istinti naturali, della contraddittorietà delle emozioni e degli scherzi beffardi del caso... come Wilder ci ha sempre ricordato, in tutte le sue opere.
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Mai riuscito a rispondere compiutamente alle uniche importanti domande della vita: “quanto costa?”, “quanto ci guadagno?”. Quindi “so e non so perché lo faccio …” ma lo devo fare perché sono curioso. Assecondami.

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