Il nefasto esperimento della Sanità lombarda

La Regione più colpita dal virus ha approvato la riforma del settore: dalle case della comunità agli ambulatori sociosanitari. Sono le strutture distribuite sul territorio da cui dovrebbe provare a ripartire la sanità lombarda, dopo le inadeguatezze rese palesi dalla pandemia che ha evidenziato tutti i problemi del sistema ospedalo-centrico ereditato da Formigoni e Maroni.

Ma secondo quanto sta emergendo più che di riforma, si tratta di una “non riforma” che lascia intatti i problemi esistenti, come la sempre maggiore rilevanza dei privati, col risultato di lunghe liste d’attesa per chi non può permettersi visite private e deve rivolgersi al pubblico.  Questo "modo" di governare non ha origini molto lontane.

Restano ancora inspiegabili i perché Renzi all'epoca  presidente del Consiglio supportato dalla ministra della Salute Lorenzin concesse alla Lombardia unica Regione d’Italia di cancellare in un sol colpo le ASL e le Aziende Ospedaliere. Gli effetti di questo intervento scellerato si sono concretizzati appunto con la gestione del Covid dove la  Regione Lombardia ha mostrato col numero dei morti una incapacità totale.

Il governo d’Italia era quello di Renzi (dal 22/02/2014 al 12/12/2016), ministro alla salute Beatrice Lorenzin, ministro agli affari regionali furono  prima Maria Carmela Lanzetta (dimissionaria dal 30/01/2015) quindi Enrico Costa (dal 29/01/2015).

Un governo variegato di cui certamente non bisogna dimenticare che annovera molti altri protagonisti di oggi, e tra gli altri: 
Maria Elena Boschi Ministro alle Riforme costituzionali e rapporti con il Parlamento (senza portafoglio);
Maria Anna Madia Ministro alla Semplificazione e Pubblica Amministrazione (senza portafoglio);
Paolo Gentiloni Silveri [Federica Mogherini fino al 31 ottobre 2014] ministro agli Affari Esteri e Cooperazione internazionale;
Angelino Alfano Ministro dell’Interno;
Andrea Orlando Ministro alla Giustizia;
Roberta Pinotti Ministro alla Difesa;
Pier Carlo Padoan Ministro all’Economia e Finanze;
Carlo Calenda (dal 10/05/2016) Matteo Renzi interim dal 05/04/2016 al 10/05/2016; Federica Guidi dimissionaria, Dpr 05/04/2016] allo Sviluppo Economico;

È questo il governo d'Italia che approvò ( in modo pilatesco e con tutte le conseguenze che vedremo ) la Legge Regionale 23/2015 (della lombardia) definendola come “sperimentale” e da sottoporre a conferma o cambiamento trascorsi 5 anni (ovvero nel 2020), previa valutazione dei risultati.

Intanto nel remoto Nord indisturbato, dal 1997 ben tre riforme della sanità lombarda si sono eseguite:  1997 Formigoni, 2015 Maroni, e appunto 2021 Fontana-Moratti, la risposta finale ai dubbi del governo Renzi e come possiamo constatare della memoria corta dell’attuale Parlamento Italiano.

Va ricordato e vanno riconosciute le eccellenze Ospedaliere della Lombardia ( per la maggior parte private ma finanziate dai soldi pubblici ) ma va anche ricordato quello che è diventato lo sfacelo della Sanità Lombarda.

È sotto gli occhi di tutti e soprattutto dei cittadini “lumbard”. L’elenco è lungo, le conseguenze sono ormai quasi irrimediabili:
Sostegno insufficiente alla prevenzione;
Tempi di attesa per visite ed esami sempre più lunghi;
Presa in carico dei cronici e dei fragili, sempre più discontinua;
Nessuna integrazione tra sociale e sanitario;
Assistenza domiciliare scarsa se non assente;
Poi non manca certo il piatto forte, quell’iniquo rapporto tra pubblico e privato;

Tutto il resto sono racconti inquietanti da corsia ospedaliera.

Ma torniamo ai giorni nostri ovvero quelli della riforma sanitaria targata “Fontana-Moratti”, ecco dunque il risultato da pavidi (e che ci si poteva aspettare dai due protagonisti?). 
Una non riforma. Infatti e dopo ben 16 giornate mal spese in Aula dove il dibattito è stato portato avanti prevalentemente dall’opposizione, si passa a votazione. Risultano così intonsi tutti i punti chiave deboli e necessari a mostrare il coraggio di cambiare, di ammettere e di voler risolvere agli errori, anzi questa “riforma” propone un’architettura delle aziende sanitarie più confusa che mai. 

Senza voler apparir blasfemo ho quasi un senso di dispiacere per non essere cittadino veneto, quello governato, dal parente di partito di Fontana, da Zaia.

Tralasciando i danni, ma non la loro scia, prodotti dal “Celeste Governatore” vediamo dunque cosa successe nel 2015.

formigoni maroniFormigoni: "Maroni ha peggiorato la Sanità della Lombardia"Maroni con la sua riforma (legge 23/2015) aveva riconosciuto la debolezza della sanità territoriale lombarda; che la Regione dal 1977 si era più e solo concentrata sugli ospedali trascurando poliambulatori, consultori, luoghi della riabilitazione, ecc.

E soprattutto aveva cancellato le ASL (quelle che nel resto d’Italia si occupavano del territorio) e le Aziende Ospedaliere il tutto sostituito con 27 nuove aziende ASST (Aziende Socio Sanitarie Territoriali) che avrebbero dovuto gestire allo stesso tempo ospedali e territorio, proprio per rilanciare in modo incisivo i servizi territoriali.

L’architettura (politico economica) era anche più complessa infatti le 27 ASST erano sottoposte a 8 Agenzie (ATS) che tra l’altro ereditavano la gestione delle funzioni di programmazione delle vecchie ASL, o meglio quella parte di funzioni che non sarebbero finite nelle ASST.

Ecco dunque il perché il governo di allora (Renzi) si sentì di approvare la legge regionale che consentiva alla Lombardia unica Regione d’Italia di derogare, cancellando in un sol colpo le ASL e le Aziende Ospedaliere come appunto previsto dalle leggi nazionali, salvo conferma o cambiamento dopo cinque anni (2020).

Cosa è successo in questi cinque anni? La beffa si è concretizzata.

È agli occhi di tutti che la stessa Azienda che gestisce gli ospedali anziché rilanciare i servizi territoriali li ha ineluttabilmente indeboliti e questo, che hanno ben compreso i lombardi, andrebbe ben spiegato agli altri cittadini. Ricordando come i dati pubblici su questo argomento mostrano la Lombardia al quinto/sesto posto in Italia e soprattutto come nei giorni drammatici di inizio Covid se da una parte il sistema ospedaliero reagiva con forza, i servizi territoriali non erano in grado né di:
Fare tracciamento dei contatti stretti;
Trovare e distribuire mascherine;
Trovare e distribuire Tamponi;
Fornire assistenza domiciliare;
Eseguire le azioni necessarie sul territorio per arginare il diffondersi del contaggio.
 
Ecco che alla fine del 2020 il governo Conte II ed il Ministro Speranza (Salute) inviano al presidente della Regione Fontana la richiesta che era nel cassetto da cinque anni.
“Riallineate la Lombardia al servizio sanitario nazionale, rilanciate la prevenzione, istituite i Distretti socio sanitari e superate il sistema ATS-ASST”

Nel frattempo arrivano anche i fondi europei del Ricovery che attraverso il PNRR del (ora) Governo Draghi mirano a rilanciare anche la sanità territoriale nel Paese, e danno (tra le altre cose) il compito alle Regioni di realizzare gli ospedali di Comunità e le Case di Comunità, che consentiranno di avere in modo più distribuito sul territorio luoghi dove trovare finalmente in ognuno medici specialisti (cardiologi, urologi, diabetologi, ginecologi, ecc.), medici di famiglia, ambulatori per esami e anche assistenti sociali, operatori per la presa in carico globale della persona (ecco il concetto di Comunità).

Fontana MorattiFontana: entra Letizia Moratti, Gallera era stanco. «Ora il rilancio con forze fresche»

Ma ecco la cocciuta e corale risposta di Fontana e Moratti e del centro destra nella nuova “riforma” ( previa valutazione dei risultati ) approvata questo novembre. 

In pratica:
Sarà mantenuto il sistema ATS-ASST (quello di Formigoni e poi Maroni);
Saranno spezzettati i servizi di prevenzione lasciando la prevenzione veterinaria alle ATS e spostando quella umana nelle ASST;
Saranno spostati i servizi primari per le cure primarie dalle ATS alle ASST e i medici di famiglia dovranno relazionarsi con entrambe (anziché come vorrebbe eventualmente la logica con una una);
Saranno istituiti i distretti dentro alle ASST che avranno da gestire le case e gli Ospedali di comunità, ma senza autonomia né gestione di budget che continua a restare nelle salde mani delle ASST;
Saranno istituite le nuove Aziende Ospedaliere, intanto a Milano e Bergamo (per il resto del territorio si vedrà).
E soprattutto il pubblico ed il privato sono intesi come equivalenti.
 
Un’architettura (politico-amministrativa) che si presenta veramente audace ed innovativa - che forse potrebbe riuscire a spiegarci i nostri bambini, figli o nipoti, più avvezzi ai giochi di prestigio o alle narrazioni distopiche. 
Potrebbe anche trattarsi  - per la potenza di fuoco della Regione Lombardia - di un attacco al potenziale innovativo di rilancio della sanità territoriale voluta dal governo Draghi.
 

Comunque sia, una domanda vien più che naturale su come possano i tanti responsabili di questa "offesa alla democrazia" permettersi di sedere ai banchi del governo, del parlamento italiano, del parlamento della regione “più ricca d’Italia” strafottendosene di chi li ha votati, e di chi non si sognerebbe mai di votarli.

  

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Mai riuscito a rispondere compiutamente alle uniche importanti domande della vita: “quanto costa?”, “quanto ci guadagno?”. Quindi “so e non so perché lo faccio …” ma lo devo fare perché sono curioso. Assecondami.

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