Il massacro di Mosca, perché dito puntato contro Kiev

La paternità dell’assalto terroristico a Mosca è ancora da assegnare. Il presidente Putin si è rivolto alla nazione (e all’Occidente) assicurando che la Russia saprà scoprire e punire i responsabili senza nessun riguardo. L’attentato appare a tutti gli effetti una risposta destabilizzatrice alla vittoria politica delle elezioni della settimana scorsa, e proprio per questo mette nel mirino i peggiori nemici di Mosca, com’è ovvio che sia.

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Come l'Ucraina è diventata la dimora dell'Isis

Quest'articolo apparso sul quotidiano inglese "L'Independent" nel novembre del 2019, aiuta a capire il motivo delle accuse a Kiev quale testa di ponte del massacro di Mosca. Ne pubblichiamo alcuni stralci. ( Link dell'intero articolo in fondo pagina).

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La truppa israeliana in posa con le mutandine delle palestinesi uccise

Volentieri pubblichiamo questo reportage di Nina Berman fotografa documentarista, scrittrice americana, che offre un' altra "immagine" rivoltante e finora inedita della tragedia nella Striscia di Gaza.

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Quanti sono i morti a Gaza? Non meno di 200.000

Si parla di 200.000 morti, e si spiega perchè il numero delle vittime e di gran lunga superiore rispetto a quelle ufficiali denunciate dal ministero della Sanità di Hamas. Senza assistenza sanitaria, senza farmaci e con malattie infettive che si diffondono soprattutto tra neonati, bambini, infermi e anziani, si può credere che le vittime abbiano appena superato le 30.000?

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Presidenziali russe. Grande raduno dei cosacchi a Mosca

Dopo il crollo dell'Urss i cosacchi sono tornati ad essere la reincarnazione della fede-nazione, della russificazione storica e patriottica dei particolarismi etnici che agitano l'immenso Paese dentro i suoi confini. Possono contare sull'alleanza con i giovani del "Movement of the First" che ha, “più di 4,7 milioni di persone con oltre 40.000 sedi che operano regolarmente in 89 regioni. Ma ora i cosacchi hanno qualche incarico in più a cominciare dalla campagna elettorale a sostegno della rielezione di Putin. 

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Julian Assange, la farsa legale prosegue

La scelta della Corte inglese di non rendere nota la sentenza contro Julian Assange è un pugno in faccia  a milioni di persone che si ritenevano salvaguardate da un sistema democratico. Infatti, si è conclusa nella serata di mercoledì l’ultima udienza dell’appello che stabilirà se il fondatore di Wikileaks dovrà essere estradato o meno negli Stati Uniti, dove verrà processato per la diffusione di documenti secretati sulle attività militari americane che potrebbero costargli fino a 175 anni di carcere. Ma la decisione dei giudici, che non hanno fornito alcun tipo di indicazione in merito, non si sa quando arriverà: tra qualche giorno, tra qualche mese, tra qualche anno?

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