ILO da cent'anni ci prova sulla tutela del lavoro
La costituzione italiana prende inizio con "L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro." e prosegue con una dichiarazione d'indirizzo " È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
Per la maggioranza degli europei si tratta di concetti "fondamentali" e dati per scontati, anche se sono diritti che erroneamente vengono considerati acquisiti, ma non è così. Sono poi in ultima analisi quelli che creano i maggiori inciampi (o il fallimento) nelle lunghe ed estenuanti trattative o convenzioni per l'armonizzazione dei rapporti economici e di mercato.
Si celebrano quest'anno i cento anni dalla fondazione di ILO, l'agenzia dell'Onu che definisce gli standard internazionali del lavoro, [ Conferenza di pace di Parigi ] ma i due principali partner economici dell'Unione europea sono i più allergici alle Convenzioni internazionali del lavoro. Non vogliono avere le mani legate da accordi vincolanti convinti che possano frenare la loro crescita o la loro libertà d'azione.
Delle otto Convenzioni fondamentali dell'ILO, gli Usa ne hanno sottoscritte appena due, mentre la Cina è ferma a quattro. I trattati ILO impongono l'abolizione del lavoro minorile (una prima versione risale al 1973, un'altra al 1999), dei lavori forzati (due versioni anche in questo caso una del 1930 e un'altra del 1957), la lotta alle diseguaglianze, la giusta remunerazione, la libertà d'associazione e il diritto alla contrattazione collettiva.