Direct Marketing

Parlare della pubblicità non è semplice dato che viviamo praticamente circondati da questa forma di comunicazione. Bisogna però ricordare che questa disciplina vide i suoi natali molto prima dei tempi della nascita di Cristo, più di duemila anni fa. In quei tempi chi camminava per le strade di una città, un minimo civilizzata, poteva vedere alle pareti dei palazzi le insegne dei negozi dipinte sui muri, veri e propri manifesti.

 Le insegne erano sempre raffigurate con illustrazioni che mostravano cosa si vendeva in un negozio, ed erano a misura di una popolazione per la maggior parte, se non tutta analfabeta. Insomma, ad esempio era chiaro, che chi vendeva armi era il fabbro e la sua insegna era la classica incudine o una più esplicita spada o chi vendeva carne era il macellaio.

manifesto ambitus pompei Ma non solo. Se visiterete Pompei. potrete vedere, conservate sulle sue mura incredibili iscrizioni, databili tra la fine del II secolo a.C., fino alla sua distruzione nel 79 d.C. Riferibili a varie tipologie (atti amministrativi, avvisi di locazione, programmi di feste e cerimonie pubbliche, avvisi di spettacoli, massime morali, messaggi d’amore, scempiaggini, banalità varie, battute), e in particolare dei veri e propri “manifesti elettorali”, che in nessun altro luogo si sono così ben conservati.

Secoli dopo venne il tempo dei libri e della loro stesura a cura dei monaci Benedettini e intorno al'400 i punzoni di ferro, una primordiale matrice di stampa, inchiostrata successivamente ed utilizza per la stampa sui fogli.

Poi più di mille anni dopo, nel 1450 una rivoluzione, Johann Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili. La stampa decollò ed i libri ed altri stampati si diffusero enormemente aprendo realmente una nuova epoca. 

La nascita dell’editoria, è datata solamente ventisette anni dopo l’invenzione della stampa. La prima comunicazione edita per la vendita di un calendario (l’avviso dell’editore W. Caxton che reclamizzava un calendario delle festività da lui edito). Furono poi introdotti caratteri tondi e nel 1545 il signor Garamond creò, a sostituire i caratteri gotici, discendenti dalle scritture manuali dei Benedettini, un carattere ancora diffusissimo e piacevole.

È nel ‘600 che nasce e si sviluppa la pubblicità sui giornali, il primo annuncio pubblicitario è sulla Gazzetta di Parigi, ed è di un medico, successivamente nel 1657 ecco il lancio di un nuovo prodotto sul Public Adviser a Londra. In Italia i primi giornali fanno la loro comparsa tra il 1630 ed il 1650; La Gazzetta di Parma e la Gazzetta di Mantova.
Solo attorno al 1800 questi fogli acquisteranno una frequenza quotidiana, sempre però avendo radici e contenuti di carattere locale.

Nel 1845 in Francia fa la comparsa la prima concessionaria di pubblicità la “Société Générale des Annonces”, che gestì l’esclusiva gli spazi pubblicitari di tre grandi giornali.

L’Italia non stette a guardare e nel 1863 fu fondata la Manzoni, organizzazioni che raccoglievano inserzioni per più giornali contemporaneamente, assicurando così un flusso di denaro costante e crescente, permettendo lo sviluppo della stampa quotidiana dall’800 ad oggi.
Gli Stati Uniti, crearono la prima “agenzia di pubblicità” che offriva ai propri clienti una struttura di scrittori ed artisti per le proprie inserzioni.

Nell’800 il messaggio pubblicitario apparve sempre più frequentemente nei giornali ma la resa di stampa dei quotidiani era scarsa, con annunci realizzati grezzamente e confinati in apposite pagine senza colore.

Ad affiancare questo si impose all’attenzione il manifesto. Oggi ancora icona della pubblicità. La stampa litografica, dei manifesti permetteva oltre al colore, una resa ottima ed un’ottima qualità.


Il manifesto così si impone come mezzo primario di comunicazione di massa.

Ed ecco “spuntare” il primordiale Direct Marketing, ovvero il sistema con cui si inviano comunicazioni a degli indirizzi selezionati divisi in categorie.

Un particolare sistema per fare pubblicità per le strade ottocentesche fu l’uomo sandwich: un uomo che passeggiando in giù ed in su, portava appesi al corpo per mezzo di bretelle, dei grandi cartelloni con messaggi o manifesti pubblicitari.
Nel ‘900 questa disciplina assunse finalmente il termine di Pubblicità. Nel 1907 furono realizzati i primi studi su di essa e suoi aspetti sociali.

È da qui che prende piede il nostro racconto. In italia: i suoi personaggi la sua storia.

 


Parlare della pubblicità non è semplice dato che viviamo praticamente circondati da questa forma di comunicazione. Bisogna però ricordare che questa disciplina vide i suoi natali molto prima dei tempi della nascita di Cristo, più di duemila anni fa. In quei tempi chi camminava per le strade di una città, un minimo civilizzata, poteva vedere alle pareti dei palazzi le insegne dei negozi dipinte sui muri, veri e propri manifesti.

 Le insegne erano sempre raffigurate con illustrazioni che mostravano cosa si vendeva in un negozio, ed erano a misura di una popolazione per la maggior parte, se non tutta analfabeta. Insomma, ad esempio era chiaro, che chi vendeva armi era il fabbro e la sua insegna era la classica incudine o una più esplicita spada o chi vendeva carne era il macellaio.

manifesto ambitus pompei Ma non solo. Se visiterete Pompei. potrete vedere, conservate sulle sue mura incredibili iscrizioni, databili tra la fine del II secolo a.C., fino alla sua distruzione nel 79 d.C. Riferibili a varie tipologie (atti amministrativi, avvisi di locazione, programmi di feste e cerimonie pubbliche, avvisi di spettacoli, massime morali, messaggi d’amore, scempiaggini, banalità varie, battute), e in particolare dei veri e propri “manifesti elettorali”, che in nessun altro luogo si sono così ben conservati.

Secoli dopo venne il tempo dei libri e della loro stesura a cura dei monaci Benedettini e intorno al'400 i punzoni di ferro, una primordiale matrice di stampa, inchiostrata successivamente ed utilizza per la stampa sui fogli.

Poi più di mille anni dopo, nel 1450 una rivoluzione, Johann Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili. La stampa decollò ed i libri ed altri stampati si diffusero enormemente aprendo realmente una nuova epoca. 

La nascita dell’editoria, è datata solamente ventisette anni dopo l’invenzione della stampa. La prima comunicazione edita per la vendita di un calendario (l’avviso dell’editore W. Caxton che reclamizzava un calendario delle festività da lui edito). Furono poi introdotti caratteri tondi e nel 1545 il signor Garamond creò, a sostituire i caratteri gotici, discendenti dalle scritture manuali dei Benedettini, un carattere ancora diffusissimo e piacevole.

È nel ‘600 che nasce e si sviluppa la pubblicità sui giornali, il primo annuncio pubblicitario è sulla Gazzetta di Parigi, ed è di un medico, successivamente nel 1657 ecco il lancio di un nuovo prodotto sul Public Adviser a Londra. In Italia i primi giornali fanno la loro comparsa tra il 1630 ed il 1650; La Gazzetta di Parma e la Gazzetta di Mantova.
Solo attorno al 1800 questi fogli acquisteranno una frequenza quotidiana, sempre però avendo radici e contenuti di carattere locale.

Nel 1845 in Francia fa la comparsa la prima concessionaria di pubblicità la “Société Générale des Annonces”, che gestì l’esclusiva gli spazi pubblicitari di tre grandi giornali.

L’Italia non stette a guardare e nel 1863 fu fondata la Manzoni, organizzazioni che raccoglievano inserzioni per più giornali contemporaneamente, assicurando così un flusso di denaro costante e crescente, permettendo lo sviluppo della stampa quotidiana dall’800 ad oggi.
Gli Stati Uniti, crearono la prima “agenzia di pubblicità” che offriva ai propri clienti una struttura di scrittori ed artisti per le proprie inserzioni.

Nell’800 il messaggio pubblicitario apparve sempre più frequentemente nei giornali ma la resa di stampa dei quotidiani era scarsa, con annunci realizzati grezzamente e confinati in apposite pagine senza colore.

Ad affiancare questo si impose all’attenzione il manifesto. Oggi ancora icona della pubblicità. La stampa litografica, dei manifesti permetteva oltre al colore, una resa ottima ed un’ottima qualità.


Il manifesto così si impone come mezzo primario di comunicazione di massa.

Ed ecco “spuntare” il primordiale Direct Marketing, ovvero il sistema con cui si inviano comunicazioni a degli indirizzi selezionati divisi in categorie.

Un particolare sistema per fare pubblicità per le strade ottocentesche fu l’uomo sandwich: un uomo che passeggiando in giù ed in su, portava appesi al corpo per mezzo di bretelle, dei grandi cartelloni con messaggi o manifesti pubblicitari.
Nel ‘900 questa disciplina assunse finalmente il termine di Pubblicità. Nel 1907 furono realizzati i primi studi su di essa e suoi aspetti sociali.

È da qui che prende piede il nostro racconto. In italia: i suoi personaggi la sua storia.

 


Personaggi

Ottocento e primo Novecento

Il ventennio Fascista

BIBLIOGRAFIA

Depero

Campari 2Fu sicuramente l'artista più significativo e che ha lasciato il segno nel settore pubblicitario.Celebre la sua collaborazione artistica con la Campari per la quale realizzò reclame bizzarre, singolari, lontanissime dallo stile che aveva caratterizzato i manifesti d'inizio secolo. Depero fu anche autore, nel 1931, di un manifesto futurista pubblicato su un opuscolo pubblicitario dell'omonima ditta, “Il numero unico futurista Campari”. Questa collaborazione è importante perché grandi industriali, tra cui appunto Davide Campari, iniziarono a comprendere l'importanza del cartellone pubblicitario e della sua straordinaria capacità di persuasione. 
Indubbiamente, la presenza dei futuristi diede al settore pubblicitario un'impronta di stile.

Non c’è campo artistico, tecnica o materiale con cui Fortunato Depero non si sia cimentato. A partire dalla moda e dal design, con le sorprendenti tarsie in panno, i “panciotti futuristi” che disegnò tra il 1923 e il 1924 e che vennero indossati da molti futuristi, fra i quali Filippo Tommaso Marinetti. L’editoria: nel suo primo soggiorno a New York, nel 1928, disegnò le copertine di importanti magazine come VogueVanity Fair e New Yorker.

Fu respinto dall’Accademia di Belle Arti di Vienna, lavorò come decoratore nell’Esposizione Internazionale di Torino del 1911, a Rovereto come apprendista dal marmista Gelsomino Scanagatta, si cimentò nel progettare lapidi funebri, scoprendo la sua passione per la scultura.

Nel dicembre di 1913 si recò a Roma, dove vide per la prima volta una mostra di Umberto Boccioni e poi conobbe Balla, Cangiullo e Marinetti. Sarà l’epoca della sua svolta verso il futurismo.

Nell’autunno 1916 entrò in contatto con Sergej Djagilev, il fondatore della compagnia dei Ballets Russes. A Depero venne assegnata la realizzazione dei costumi per il balletto Le chant du rossignol di Stravinskij, per cui realizzò abiti estremamente complessi.

“fu strabiliante sorpresa, da impazzire di giubilo, quando il primo ballerino della troupe dei balli russi, Leonide Massine, provò davanti allo specchio i primi due costumi, poiché si videro gli atteggiamenti incantevoli, la mimica stupefacente d’uomini plastici di un nuovo mondo”.

Nel 1927, in collaborazione con l’amico editore Fedele Azari, Depero pubblicò il volume Depero Futurista, meglio conosciuto come Libro imbullonato, un oggetto artistico di chiara matrice avanguardista che metteva assieme grandi innovazioni di grafica e tipografia, e rappresenta anche uno dei più precoci casi di autopromozione.

Nel 1932 disegnò anche l’iconica bottiglietta a forma di calice rovesciato, confermandosi un precursore del marketing e del branding come li conosciamo oggi.

Fu l’unico futurista a fondare un proprio museo Verso la fine della sua vita e grazie anche al sostegno del Comune di Rovereto, Depero progettò una sorta di opera d’arte totale che divenne il suo personale museo. Fu acquisito poi nel 1989 dal neonato Museo d’Arte Contemporanea di Rovereto e Trento, per diventarne uno dei nuclei principali.

 

Plinio Codognato

Cover Plinio Codognato Fiat 10 665x954Nel 1907 illustra con 29 tavole il romanzo fantastico di Luigi Motta L'aquila dell'Indostan. Nel 1913 realizza quello che probabilmente resterà il suo manifesto più celebre, il cartellone pubblicitario relativo alla prima rappresentazione dell'Aida di Verdi all'Arena di Verona. Verso la fine della Prima Guerra Mondiale si trasferisce a Milano.

Per circa vent'anni è stato il pubblicitario ufficiale della FIAT, creando, tra le altre cose, la Rivista Fiat.

Tra i suoi manifesti più significativi è possibile menzionare, oltre a quelli per Fiat, quelli per Pirelli, Atala, OM, Circuito di Cremona, Cinzano, Campari, Marsala Florio, Liebig e Grafofoni Columbia. Relativamente alle illustrazioni è possibile citare i lavori per la LetturaL'Illustrazione Italiana e La Tradotta. Pregevoli anche i suoi dipinti.

Molte delle sue opere sono raccolte nei Musei civici di Treviso.

 

Seneca

 Seneca cioccolato perugina

Federico Seneca è stato uno dei grandi maestri della grafica pubblicitaria non solo italiana ma europea. Nato a Fano, studia disegno al Regio Istituto di Belle Arti di Urbino fino al 1911; inizia ad insegnare alle Scuole Normali di Fano e a lavorare come cartellonista.

Durante la prima guerra mondiale viene arruolato negli alpini e successivamente diventa pilota, volando anche sugli idrovolanti. In questo periodo incontra e conosce Gabriele D'Annunzio, oltre che piloti come Baracca, De Pinedo, Fontana, con cui è iniziata la condivisione dell'esperienza di aviatore durante il primo conflitto mondiale e una lunga amicizia durata per tutta la vita.

All'inizio degli anni Venti del Novecento Seneca inizia la sua grande, proficua e duratura collaborazione con l'azienda Perugina, di cui diventa responsabile dell'ufficio pubblicità per dodici anni, anche quando la stessa si unisce, nel 1925, alla Buitoni.

Il 1929 segna il conferimento a Federico Seneca del primo premio della Mostra Internazionale del Manifesto, a Monaco di Baviera.

Il rapporto del grafico con la Perugina si interrompe nel 1933 e segna il suo spostamento da Perugia a Milano dove, avendo aperto un proprio studio di pubblicità, collabora con diverse ditte come pubblicitario. In questi anni Seneca raggiunge il culmine della sua carriera, lavorando per i più importanti nomi delle aziende italiane (Rayon, Cinzano, Talmone, Stipel,..).

Inizia poi una nuova avventura nel 1936, fondando un'azienda nel settore plastico che purtroppo non avrà fortuna e Seneca tornerà quindi, dopo quindici anni, alla sua grande carriera di grafico nel dopoguerra, collaborando con grandi aziende come BBB di Monza, l'Agip, ENI, Cinzano e Ramazzotti, dove esercita come consulente pubblicitario dal 1950 al 1957-58.

 

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Mai riuscito a rispondere compiutamente alle uniche importanti domande della vita: “quanto costa?”, “quanto ci guadagno?”. Quindi “so e non so perché lo faccio …” ma lo devo fare perché sono curioso. Assecondami.

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