Sahra, il paracadute della Sinistra tedesca
Sahra Wagenknecht, 49 anni, leader della Linke, il partito dell'estrema sinistra, ha annunciato nei giorni scorsi la nascita di un nuovo movimento, "Aufstehen", Alzarsi.
Sahra salverà la sinistra? A due mesi dalle elezioni in Baviera (16 ottobre), e a un anno dal disastroso risultato del voto nazionale, i socialdemocratici sembrano sempre in piena crisi, e il confronto tra Angela Merkel e il suo ministro degli interni, il bavarese Horst Seehofer, sul tema accoglienza, non ha bloccato l'estrema destra.
Sahra Wagenknecht, 49 anni, leader della Linke, il partito dell'estrema sinistra, ha annunciato nei giorni scorsi la nascita di un nuovo movimento, Aufstehen, alzarsi, che dovrebbe unire quanti ancora in Germania sentono la mancanza di una politica che difenda gli autentici valori sociali. Ma per i compagni «duri e puri» ha il torto di essere troppo pragmatica, e di ispirarsi piuttosto agli ideali di un Willy Brandt che a quelli di Marx.
La bella Sahra, moglie di Oskar Lafontaine, in una settimana ha raccolto oltre 50 mila firme. Aufstehen sarà presentato ufficialmente il prossimo 4 settembre. Inutile dire che il movimento viene accolto con più entusiasmo dai conservatori che alla sinistra dell'estrema sinistra. «Non sarà un nuovo partito», assicura Wagenknecht, già sotto accusa per voler dividere la sinistra. Ha al suo fianco il marito, Oskar Lafontaine, chiamato quando era giovane «Oskar il rosso», che ruppe con l'amico Gerhard Schröder, perché era contrario alla riforma dello stato sociale: Il mio cuore batte sempre a sinistra, fu il titolo di un suo libro.
Sahra è nata a Gera, nella scomparsa Germania comunista, nel 1969, l'anno in cui divenne cancelliere Willy Brandt. Sua madre è un'antiquaria, suo padre uno studente iraniano che viveva a Berlino Ovest. Ritornò in patria quando lei aveva pochi anni, se ne sono perse le tracce.
Sahra non ha mai avuto vita facile nella Linke. Oltre a essere bella, ha il torto di essere preparata e intelligente. Ha studiato economia, e non si lascia sedurre dai facili proclami: non ha mai condiviso le campagne contro i ricchi, ammonendo che il capitale non si può tassare, semplicemente emigra all'estero, ma ha anche proposto di cancellare in parte i debiti dei paesi della Ue, come la Grecia e l'Italia, oltre il 60% perché inesigibili. «Si rischia il fallimento di alcune banche? Ma è un loro rischio», aggiunge, «la finanza non può pretendere l'aiuto pubblico quando gli investimenti finiscono male».
Due anni fa è stata quasi linciata dai suoi quando ha osato dire quel che è evidente: c'è un limite al numero dei profughi che la Germania e l'Europa possono accogliere. Naturalmente, lei suggeriva anche come si dovrebbe intervenire, ma è stata subito accostata a Horst Seehofer, che propone di bloccare subito alla frontiera chi non ha diritto all'asilo, e all'AfD, il partito dell'estrema destra che alle elezioni del settembre 2017 ha conquistato il terzo posto. Tutti nazisti? Ma un milione di voti sono giunti all'AfD dal partito socialdemocratico.
Non ci si può preoccupare solo di assistere i flüchtlinge, i fuggiaschi, come più giustamente vengono definiti, e dimenticare i problemi dei tedeschi meno fortunati: disoccupati, poveri, pensionati al minimo. È lontana da un Martin Schulz, che sfidò la Merkel puntando sui diseredati, conducendo l'Spd al peggior risultato di tutti i tempi. I lavoratori, gli elettori del Sud, sono in Germania ormai dei piccoli borghesi, e hanno altre esigenze e diritti.
Bisogna assicurare pensioni dignitose, una sanità eccellente, anche buone scuole per i figli, e investire sui giovani, insiste Sahra. Al paese mancano operai specializzati, ma non bisogna cercarli all'estero: bisogna investire sulla preparazione e sull'apprendistato dei ragazzi tedeschi. Essere concreti non significa tradire gli ideali della sinistra. In base agli ultimi sondaggi, se si fosse votato domenica scorsa, la Cdu/Csu di Frau Merkel sarebbe rimasta ferma intorno al 31%, ma l'Spd avrebbe perso ancora un punto, al 17%, ormai quasi raggiunta dai verdi, che salgono al 15. L'Afd si ferma al 14, e la Linke rimane inchiodata al 9. La Große koalition non avrebbe più una maggioranza, ma non sarebbe neanche possibile un'alleanza a tre, fra socialdemocratici, Linke e verdi, come quella che governa oggi la città di Berlino. Mancano mille giorni alle prossime elezioni, e Frau Merkel ha annunciato di volersi ritirare. Forse Sahra riuscirà a guidare la rivincita della sinistra. O, almeno, a tentare.