Il gioco del coniglio distrae dalle tragedie tedesche
Angela Merkel ha chiesto due settimane di tempo per dare l'opportunità ad altri membri dell’Unione Europea di scegliere, qualcosa che si approssimi a, una quota equa di profughi.
Dei politici tedeschi si sono dati al "gioco del coniglio" la scorsa settimana, verificando quale partito, l’Unione Cristiano Democratica di Angela Merkel o il suo “partito gemello” bavarese, l’Unione Cristiano Sociale di Horst Seehofer, sarebbe stato il primo a sterzare.
Quando, dopo la seconda guerra mondiale, furono fondati nuovi partiti, la Baviera, lo stato più grande della Germania e quello localmente più patriottico, volle salvare la sua specialissima anima cristiana, con i pantaloncini di cuoio (lederhosen), gli abiti tirolesi, gli yodel alpini e un sacco di crocefissi. Così creò un partito separato, diversi gradi ancora più a destra del suo grande gemello nel resto della Germania Ovest. Fu come se il Texas avesse un partito della Stella Solitaria, vicino ma non identico al Partito Repubblicano nel resto del paese. I due fratelli (il nome di nessuno dei quali è realmente giustificato) dovevano procedere insieme in una felice combinazione nota come l’”Unione”. Normalmente lo fecero. Ma a volte si sono in effetti verificate delle collisioni e questa sembra essere la peggiore. I media stanno tuttora dibattendo chi ha fatto il coniglio.
Il tema è stato “profughi e migranti”, una principale causa di lite da quando la Merkel ha aperto le porte a una grande onda umana nel 2015 con le parole: “Siamo in grado di farcela”. Diffusamente elogiata dapprima per quello che era considerato un messaggio umanitario (anche se alcuni dubitano della sua motivazione) tali parole si sono sempre più rivoltate contro di lei, con il tappeto di benvenuto per il quasi milione di persone arrivate che è divenuto sempre più sfilacciato. Meno di metà della popolazione tedesca aveva respinto il benvenuto, ma il numero è aumentato quando la maggior parte dei media, dopo aver recitato superficialità compassionevoli standard, si sono fatti sempre più brutali in una costante evidenziazione di ogni malefatta commessa dai nuovi venuti. Poiché alcuni erano giovani maschi, sradicati da condizioni di miseria con scarsa istruzione e gettati in nuovi ambienti spesso non amichevoli, persino ostili, senza famiglie, spesso senza lavoro o insegnamento della nuova lingua, alcuni reati sono stati commessi. Non solo fogliacci maligni come il giornale BILD, ma canali televisivi governativi “rispettabili” si sono dilungati per settimane, persino mesi, su tali eventi, fino all’ultimo dettaglio, mentre le notizie sui reati commessi da “bio-tedeschi” (una nuova espressione), compresi crimini di odio contro i migranti, sono stati trattati solitamente in modo sbrigativo o ignorati.
E’ qui che il giovane partito Alternativa per la Germania (AfD) si è tuffato. Dapprima è stato all’opposizione all’Unione Europea da un punto di vista nazionalista. Poi ha fatto propri gli strilli fascistici a proposito dell’”islamizzazione” della Germania, della legge della sharia e di pericoli del terrorismo. Oggi il suo accento apertamente razzista è sull’odio contro i migranti, che stanno “prendendo possesso”, in gran parte allo stesso modo in cui si presume che i latinoamericani stiano “prendendo possesso” degli USA. I mussulmani, anche dopo l’ondata migratoria, sono al massimo 5-6 milioni (su un totale di 83 milioni in Germania) e in larga misura sono figli o nipoti di lavoratori fatti entrare dalla Turchia negli anni ’60, dopo che il Muro di Berlino pose fine all’afflusso di tedeschi dell’est. Ma l’odio degli “altri” accumulato, peggiore in aree duramente colpite economicamente come la Germania dell’Est (dove c’è il minor numero di migranti) si trasforma a volte in un’atmosfera da linciaggio, con l’AfD che denuncia tutti gli altri partiti, ma specialmente Angela Merkel. Con circa il 15 per cento nei sondaggi nazionali (il 27 per cento nella Sassonia orientale), l’AfD minaccia di battere i Socialdemocratici (ora circa al 18 per cento) come secondo partito più forte.
Le elezioni statali sono previste in Baviera il 14 ottobre. Con una breve interruzione decenni fa, la CSU vi ha sempre guidato il governo statale. Anche se resta il partito più forte, il suo striminzito risultato atteso di circa il 40 per cento senza alcun visibile partner di coalizione all’orizzonte minaccerà la posizione la posizione di governo sia di Seehofer sia dei ansiosi rivali nel suo partito. La loro situazione sta diventando disperata, è ciò spiega perché la CSU ha rotto con la Merkel per assumere una posizione tanto in là a destra, poiché spera di riconquistare molti elettori che l’hanno abbandonata passando all’AfD.
La sua posizione fondamentale è: chiudere i confini, non lasciar entrare quasi nessun migrante o profugo e cacciare il maggior numero possibile di quelli già lasciati entrare. “Centri di transito” dovrebbero essere creati ai valichi di frontiera dove tutti i migranti dovrebbero essere tenuti fino a quando non sia stabilito il loro status e se possibile dovrebbero essere rimandati nel paese europeo dove sono stati inizialmente registrati, spesso la Grecia o la Turchia. Tale linea, spera la CSU, dovrebbe rubare la scena ai razzisti dell’AfD, anche se si potrebbero ricavare dei paragoni odiosi con i campi di internamento dei giapponesi negli USA dopo Pearl Harbor, o paragoni ancora più odiosi.
Anche se la Merkel e la sua CDU sono sempre più proiettati nella stessa direzione, anche per tema di una AfD in crescita, lei non potrebbe consentire a un tale piano e salvare la faccia. Ma Seehofer, che è ministro dell’interno nel suo governo, comanda la polizia federale e ha minacciato di recarsi da solo al confine meridionale, unendosi provocatoriamente all’Austria guidata dalla destra. Quando tale piano estremo è naufragato, egli ha minacciato di dimettersi. Ciò avrebbe quasi certamente portato a un crollo del governo della coalizione e probabilmente a nuove elezioni nazionali. Queste ultime, spaventosamente, avrebbero con grande probabilità offerto grandi vittorie all’AfD, a danno di tutti gli altri.
Dopo questo ultimatum chiaro, disgustoso e senza precedenti, la Merkel ha chiesto due settimane di tempo per far sì che altri membri dell’Unione Europea accolgano qualcosa che si approssimi a una quota equa di profughi. Ma i paesi dell’ex “Blocco Orientale”, che avevano così gloriosamente conquistato la libertà e la democrazia dopo il 1989 – Polonia, Cechia, Slovacchia e Ungheria – non hanno voluto nessuna persona di colore non cristiana! Pollice verso, duro! L’Austria e il nuovo governo italiano hanno aggiunto i loro forti Nein e No. E’ stato un Niente totale e si sono rifiutati di arretrare.
Le cose sono apparse più difficili che mai per la Merkel. La destra del suo stesso partito, che non aveva mai gradito le sue posizioni occasionalmente quasi moderate ma che era rimasta docile a causa della sua popolarità, a quel punto ha cominciato a girare minacciosamente sui cieli in annuvolamento.
Dopo alcune sedute durate tutta la notte il gioco del coniglio è terminato in un modo mirato a placare entrambe le parti, ma più vicino alla posizione di Seehofer. Ci sarebbero stati effettivamente “centri di transito” ai confini. I loro residenti in attesa di decisioni circa il loro destino potevano muoversi liberamente, all’interno di tali campi! I confini europei verso “il Sud” sarebbero stati irrigiditi. Ma l’intera faccenda dipende tuttora dall’approvazione dei leader di destra in Austria e in Italia, che è da dove arriva la maggior parte dei profughi… se sopravvivono alle tempeste del Mediterraneo, all’interferenza delle vedette costiere libiche appoggiate dall’Europa, e ai muri e alle barriere di filo spinato che oggi segnano i molti confini balcanici creati dopo la sanguinosa dissoluzione delle Jugoslavia.
E anche i Socialdemocratici devono approvare. Lo faranno, ne sono certo, nonostante le loro promesse iniziali e la rabbia di molti membri. Il loro “Nein” – o le elezioni che potevano seguire – castrerebbe ancor di più il partito. Per placarli, pare probabile un limite di 48 ore all’internamento.
Portavoce del partito LINKE dicono che la partita è stata meno del coniglio che una farsa o qualche altro genere di recita, con il compromesso finale peggiore delle posizioni iniziali. Ironicamente, quelle grandi ondate di profughi degli anni passati sono state ridotte a un rigagnolo; non c’è più alcun problema reale di numeri inimmaginabili di migranti. Ma l’intera disputa ha distratto da problemi sociali brucianti e da minacce collegate ma molto peggiori, come la crescita dell’AfD e le sue avide strette di mano con quei governi di estrema destra di tutta Europa. La situazione ricorda sempre più il 1930 o il 1931 in Germania o in Europa.
L’Unione Europea, mai una forza per un fondamentale progresso bensì il favorito gioco del Lego per la Merkel & Co. Per costruire il potere tedesco, sta visibilmente finendo a pezzi. E il recente gioco del coniglio ha distratto – in un modo anch’esso fastidiosamente evocativo di tragedie del passato – dalla crescente crescita delle forze armate tedesche e dal loro impiego, con manovre annuali e insieme con gli USA e altri membri della NATO, lungo il confine russo. C’è un costante pericolo di qualche scintilla incendiaria, pianificato o no, con conseguenze inimmaginabili.
Il ruolo di Donald Trump, come l’uomo stesso, è contraddittorio e imprevedibile. Da un lato pretende che la NATO spenda sempre più miliardi per il riarmo, proprio quello che vuole la ministra della difesa von der Leyen: 43 miliardi di euro l’anno prossimo, un aumento di 4 miliardi. E li otterrà: dalla CDU, CSU e SPD!! Ma Trump sta anche preparandosi a incontrare Vladimir Putin a Helsinki, offrendo una certa speranza che le zone calde più pericolose, dall’Estonia e dall’Ucraina alla Siria, possano essere disinnescate.
Attivisti pacifisti in Germania e altrove stanno chiaramente tentando di ridurre questi pericoli. Seimila hanno dimostrato all’esterno del recente congresso dell’AfD ad Augsburg. E 4-5.000 si sono recati alla base statunitense fuori mano di Ramstein, da dove sono diretti mediante collegamenti elettronici da luoghi sicuri negli USA tutti i droni omicidi statunitensi. Hanno manifestato per una settimana, persino godendosi la loro ridotta partita amichevole di calcio tra migranti dello Yemen e un gruppo musicale di sinistra; hanno ascoltato eccellenti oratori in una chiesa locale; hanno formato una catena umana lunga un chilometro e provocatoriamente bloccato la strada principale verso la base per interi 45 minuti. Sono un gruppo energico e coraggioso, sin troppo pochi di numero, come negli USA, ma costantemente alla ricerca di nuovi modi per arrivare a quei milioni per i quali l’amara sconfitta della loro squadra di calcio in Russia ha colpito le loro emozioni ben più del continuo assassinio di massa di uomini, donne e bambini nel porto yemenita di Hodeida. O la minaccia di una conflagrazione più vasta.