In Germania sono perseguitati dai loro correligionari ospitati nei centri di accoglienza. Speravano, giunti in Germania, di poter vivere in un paese tollerante. Non è così denuncia Die Woche il nuovo settimanale del quotidiano della Frankfurter Allgemeine. Il dramma di Munir fuggito dalla Siria.
I profughi giunti in Germania, un milione e centomila in pochi mesi, creano problemi per le autorità tedesche, fra tolleranza per le abitudini e i costumi degli ospiti, e il rispetto delle norme del paese che li ospita. I Länder reagiscono in modo diverso. Alcune regioni riconoscono di fatto perfino la bigamia del rifugiato arabo che giunge con due mogli.
Per l’integrazione è obbligatoria la conoscenza del tedesco, ma si può tollerare che si rifiuti di dare la mano all’insegnante donna, come ordinano gli iman? Difficile regolare, poi, la convivenza nei centri di accoglienza: scoppiano risse tra profughi di etnie diverse, i musulmani aggrediscono i cristiani, in minoranza ma pur sempre numerosi. E le autorità tedesche devono intervenire per proteggere i profughi omosessuali, anche se in molti centri la tendenza è di ignorare il problema.
Uomini e donne sono fuggiti perché in patria rischiavano la vita a causa delle loro inclinazioni sessuali. In diversi paesi arabi l’omosessualità viene sempre punita dalla legge, a volte anche con la forca o la lapidazione. Speravano, giunti in Germania, di poter vivere in un paese tollerante, ma non è così, denuncia Die Woche, il nuovo settimanale del quotidiano della Frankfurter Allgemeine. Mounir (nome di fantasia), fuggito dalla Siria, viene perseguitato dagli altri rifugiati nel centro che lo ospita: è omosessuale, hanno scoperto, e lo obbligano a lavori umilianti, a servire come uno schiavo gli altri uomini. «Neanche i miei fratelli sapevano che sono omosessuale», confida al giornalista tedesco. In Germania si è fatto degli amici, ma è stato notato da alcuni rifugiati arabi, e la sua vita è diventata un inferno. È dovuto fuggire anche da Francoforte, in un altro centro di accoglienza. Non è un caso isolato.
A Norimberga hanno aperto da tempo un centro di accoglienza per omosessuali. E un altro per le lesbiche. A Berlino hanno seguito da poco l’esempio. A Francoforte e a Colonia ancora no, anche se sono in programma. «Purtroppo è necessario aprire questa sorta di ghetti, non è giusto, ma al momento inevitabile», riconosce il responsabile berlinese Marcel de Groot. «In Germania l’omosessualità è riconosciuta dalla legge, a Berlino è accettata come assolutamente normale, ma pretendere che i nuovi venuti accettino questa realtà sarebbe ingenuo e rischioso», conclude con amarezza. L’alternativa sarebbe ospitare i profughi a rischio in case private, ma non ce ne sono a sufficienza disponibili.
Un problema anche politico per il governo. Frau Merkel ha aperto in settembre le frontiere per tutti aggiungendo, anche se spesso viene dimenticato: «Dopo resterà chi ha diritto». Ora la Grosse Koalition vuole escludere dall’asilo i profughi giunti dal Maghreb, dal Marocco, dall’Algeria e dalla Tunisia. Sono paesi sicuri, si afferma. E, benché ufficialmente non venga ricordato, questi profughi, in maggioranza giovani maschi, sono quelli che creano più problemi. Come la notte di San Silvestro a Colonia, quando un migliaio di arabi aggredì le donne tedesche. I fermati erano quasi tutti provenienti dal Maghreb. Questi rifugiati dovrebbero essere rispediti in patria, al più presto. Si oppongono i verdi: gli omosessuali magrebini sono fuggiti in Germania, perché a casa loro vengono perseguitati. Winfried Kretschmann, il primo ministro verde del Baden-Württemberg, dichiara che voterà a favore della norma su stati sicuri o meno, solo a patto che l’asilo venga sempre concesso a gruppi a rischio, come appunto gli omosessuali.
E non è facile, ammette Holger Volkland della Rainbow Refugees. Molti funzionari tedeschi, che dovrebbero concedere una protezione particolare ai rifugiati omosessuali, sono spesso a loro volta non affatto liberi da pregiudizi. E gli interpreti arabi che dovrebbero collaborare hanno paura di venir «sospettati di omosessualità», se traducono obiettivamente a favore degli omosessuali. È un triste paradosso che Berlino, ritenuta la capitale più sicura per gli omosessuali in Europa, diventi un rischio per i profughi che vi cerchino ospitalità.
Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. È presente su Berlin89 con la rubrica Pizza con crauti. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco.