Quando i cani la faranno lì dentro allora ne riparleremo

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Non so voi, ma chi mi piscia sui cerchioni dell’auto appena lavata non lo chiamerei “il mio migliore amico”. Eppure un sacco di persone lo definiscono così. Né sarei in grado di sopportare che una persona presentatami dal mio migliore amico invece di stringermi la mano mi annusasse il culo.

dogs323Se cercate in rete “il migliore amico dell’uomo” vi saltano fuori 166 milioni di risultati, tutti identici, e con tanto di pedigree scientifico. A Princeton dei ricercatori hanno scoperto che i cani hanno subito mutazioni genetiche rispetto ai lupi loro antenati che negli uomini possono “portare alla cosiddetta sindrome di Williams-Beuren e quindi ad un ritardo mentale abbinato ad un carattere estremamente estroverso”.

Non mi sembra un gran complimento, a essere sincero: rispetto ai lupi sono più scemi e decisamente più inclini al cazzeggio. Non ho mai avuto modo di conoscere da vicino dei lupi, ma di cani ne ho avuti 3, quindi so di cosa stiamo parlando. Un cane ha bisogno di fare delle passeggiate diverse volte al giorno, poi c’è il tempo in coda dal veterinario, quello perso a girovagare per i prati aspettando che lui si decida a farla… Quando esce, non innervosirti se si ferma a sentire qualche odore per molto tempo… insomma, se il tempo è denaro, il cane è un grande spendaccione.

Fin qui mi sembra ancora tutto ragionevole: il cane è un impegno. Talmente grosso che alle volte qualche incosciente giunge al punto di abbandonarlo in tangenziale.

Nel versante opposto ci sono persone che vivono in funzione del cane. Certe vecchiette, ad esempio. Incapaci di farsi una vita sociale e inabili al matrimonio si rifugiano nell’accudimento 24/7 della bestiola, succedanea di qualità inespresse nel mondo circostante. L’abbinamento anziana sola/ cane rompicoglioni di piccola taglia è un must della modernità.

Fateci caso. Ricordo ancora quei pomeriggi estivi con una canicola che consigliava ogni essere senziente ma non adolescente di barricarsi in casa con le imposte socchiuse: il silenzio era tale da permettermi di pensare agli affaracci miei mentre passeggiavo per raggiungere gli amici. Nel solito posto, posizionato dietro ai balconi socchiusi ad altezza uomo mi attendeva lui. Appena i miei timpani erano nella posizione migliore per essere sfondati iniziava ad abbaiare con quella sua frequenza acuta e stridula. Alle volte c’era il rantolo della vecchia semiaddormentata che consigliava inutilmente il quadrupede di lasciar perdere. Ci cascavo molto spesso perché non sempre c’era la canicola e non sempre passavo per quel posto. Fatto sta che da allora i cani di piccola taglia non li ho mai potuti sopportare. L’alternativa sarebbe imporre l’eutanasia alle zitelle: sparirebbero tutti quei bastardini rabbiosi ed i loro patetici tentativi di ridurre in poltiglia chiunque osi avvicinarsi a loro.

Meritano invece la mia ammirazione (?) per la loro innata vocazione al martirio quelle persone che, vivendo in appartamento e dovendo essere in ufficio di buonora, si alzano all’alba per far fare la passeggiatina quotidiana alla bestia per permetterle di espletare le proprie funzioni corporali. Non è una cagata e via, tutt’altro. La bestia, lo sappiamo bene, vuole prima di tutto annusare se qualche suo simile ha marchiato il SUO territorio (esiste qualcosa che non sia suo?), questione non proprio semplice dato che richiede una minuziosa perizia olfattiva a cui segue la nuova marchiatura e, quando capita, si ferma per defecare.

Il che non succede sempre nel posto migliore. Può piantarsi a terra in mezzo alla ciclabile mentre arrivano dei ciclisti (camionisti e portuali usano, in casi simili, espressioni altrettanto volgari), oppure sul marciapiede mentre stanno passando i vigili urbani. Nel migliore dei casi segue l’insacchettamento della merda, operazione che da sola mi fa pensare se davvero possa essere considerato mio amico che mi obbliga a osservarlo mentre caga per poi raccogliere il tutto. I miei veri amici si arrangiano, io al massimo garantisco loro la carta igienica.

Quando i cani saranno in grado di sedersi sul water e farla lì dentro (non chiedo nemmeno di tirare lo sciacquone) allora ne potremo riparlare. Nel frattempo è scontato che la facciano altrove. Qui si apre uno scenario agghiacciante, dato che non tutti i cani vivono in appartamento. Alcuni vivono in villette con giardino.

Tra l’abbandono in autostrada e la dedizione totale esistono varie sfumature di disinteresse. Una di queste è lasciare il cane libero di fare i suoi bisogni in giardino proprio per evitare di alzarsi all’alba etc. È senza dubbio una comodità, ma ha aspetti negativi importanti. Uno di questi è l’olezzo di piscio che avviluppa chi si avvicina alla villetta in questione. I cani delle villette diversamente da quelli delle zitelle, sono di taglia media (quelli delle ville di taglia grande) e fanno i loro bisogni svariate volte al giorno. Tipicamente nella stessa area limitata, che dopo poco inizia a puzzare terribilmente. Ogni tanto piove e il tanfo diminuisce, ma si tratta di poca roba. Ho inutilmente cercato di “istruire” il mio cane a non pisciare metodicamente sotto al portico: niente da fare. Ogni tanto il disgusto ha la meglio sulla sopportazione e prendo la motopompa per pulire tutto.

Come ben sapete il cane non piscia solamente. Le sue deiezioni sono un’autentica chicca in inverno, quando restano perennemente molli grazie alle giornate fredde e umide, riuscendo persino a mettere un bel velo di muffa verde. Imperiture in inverno, le merde con o senza muffa sono la gioia degli amici che vengono a cena e te la portano in casa deliziando le narici a uso aperitivo.

Resta sempre il pericolo di trascinarla dentro in garage, spalmata per benino tra i tasselli degli pneumatici. Quelle macchie marroni a cadenza di circonferenza lasceranno l’inequivocabile fragranza canina all’interno dell’abitazione per parecchio tempo. Ma il top rimane il rasaerba. Nascosta tra le erbacce, la merda aspetta solo che la lama rotante la mischi allo sfalcio, versione da villetta del più classico ventilatore. Poi quando si andrà a svuotare con le mani il contenitore……

Riguardo l’animale in questione si sono creati svariati miti, tipo “sarà il tuo compagno fedele, non tradirà mai la tua fiducia e per lui sarai sempre su un piedistallo.

Ora, mi chiedo cosa avesse mai spinto il mio cane a pisciare sulla mia parte del materasso matrimoniale, evento che auguro di cuore a tutti quelli che pensano che i cani siano “il tuo compagno fedele”.

Ho ormai maturato la consapevolezza che, al contrario, i cani abbiano l’inclinazione al comportamento paraculo.

Conoscono benissimo ciò che ci piace e ciò che odiamo e quando siamo presenti fanno come piace a noi (non sempre, ma quasi) mentre in nostra assenza fanno gli affaracci loro anche se questo ci causa dispiaceri più o meno grossi. La cagnetta che avevo prima del maschio attuale era un fenomeno in tal senso: agile come un gatto riusciva a scavalcare l’inferriata che separava giardino da orto per entrare e fare i cavoli propri, devastandolo.

Mai che l’abbia fatto in mia presenza. Quando vedevo lo scempio e la fissavo con odio lei si metteva la maschera dell’animale per bene e con gli occhioni grandi pareva dicesse “Lo so che ho combinato un disastro ma tu mi vuoi bene lo stesso, vero?”. Le prima volta magari si, poi l’odio ha avuto il sopravvento, come è facile immaginare.

Non è molto diverso il cane attuale: mai visto pisciare sotto al portico eppure la macchia prima e l’olezzo dopo mi dicono che la fa spesso proprio lì.

Ricordate la storiella dello scorpione in groppa alla rana che tenta di attraversare lo stagno? Siamo a quei livelli: non ci possono fare niente, è il loro istinto vigliacco e traditore a far si che agiscano a nostra insaputa e contro il nostro volere.

Ci sarebbe poi quel problemuccio chiamato peli. Certi cani sono dei generatori industriali di peli. Ne perdono a ciclo continuo senza peraltro diventare mai glabri come succede a noi umani quando perdiamo i capelli. Ne lasciano così tanti che se non si passa l’aspirapolvere ogni santo giorno si vedono le balle di pelo rotolare come sage bush di certi film western.

Un altro aspetto davvero irritante è il carattere paranoico del presunto nostro migliore amico.

Ogni volta che si cucina è piantato lì, ad aspettare che gli arrivi qualcosa di buono. Lo trovo insopportabile come una persona che si mette dietro di noi a leggere il giornale che stiamo sfogliando. Purtroppo se il cane è stato abituato ad essere considerato il nostro migliore amico e quindi uno di famiglia c’è poco da irritarsi: qualcuno gli ha sussurrato che si merita il trattamento di ogni membro, compreso sedersi a tavola con la famiglia.

Un altro aspetto paranoico è la loro ossessione per marcare tutto come proprietà esclusiva loro.

“E’ MIO!!”: questo significa pisciare su ogni oggetto che attraversi il loro orizzonte. Poco importa se avete appena acquistato una costosa attrezzatura fotografica e l’abbiate appoggiata delicatamente sullo scalino di casa. Il vostro migliore amico è incurante di quanto sudore e lacrime vi sia costato. Un attimo di disattenzione (il vigliacco non lo farà mai mentre lo osservate) et voilà, l’oggetto diventa olfattivamente suo. Auto nuova appena ritirata dal concessionario? Voilà. Marmi pregiati appoggiati dal marmista che ne porta in casa un solo pezzo alla volta? Voilà. Spesa appoggiata nell’androne? Voilà… Ha un’autentica ossessione per il possesso: tutto deve ruotare attorno al riconoscimento olfattivo.

Sono ormai certo che il cane dei giorni nostri sia il coacervo di diritti pretesi che anima praticamente ogni aspetto della postmodernità.

Nessun dovere, solo diritti, comprese la scatolette gluten free per salvaguardarlo dall’asprezza che inevitabilmente la vita ci presenta. No, ci presentava mi correggo. Oggi è tutto un effluvio di diritti pretesi, di minoranze che ci convincono di essere uguali anzi meglio delle maggioranze, di vite vissute nella narrazione imperante di abitare il migliore dei mondi possibili, ovvero nell’infallibilità ed ineluttabilità della postmodernità. Peccato per quel miliardo e mezzo di umani che vivono ancora con meno di 1,25$ al giorno, grosso modo il costo di una scatoletta di cibo per il nostro migliore amico.
Si, quel miliardo e mezzo mica è nostro amico, questo ci dice Google. Quindi perché preoccuparsi?
 
Quanto di dolore e sacrificio la vita comporta è stato accuratamente rimosso, ed anche ai cani viene offerto solo il non plus ultra dell’agio. I cani, salvo le rare eccezioni, non rappresentano più un aiuto nella gestione della famiglia, ma un aggravio a causa del mantenimento di standard di vita altissimi. Aggravio peraltro vissuto quasi come inevitabile. Nascono così ulteriori padroni che determinano orari e impegni a tutta la piccolissima società cui appartengono, senza offrire qualcosa di tangibile in cambio.
E non venitemi a parlare di pet therapy: per quanto mi riguarda lo stress a cui mi ha sottoposto il rapporto con il cane mi ha causato danni alla salute non secondari. Certo, se amassi il suo odore di piscio sotto al portico, il pelo che perde e che tappezza la casa, il suo atteggiamento di essere al centro dell’attenzione sempre e comunque, il suo marcare costantemente il territorio ed i suoi atteggiamenti paranoici forse le cose sarebbero andate diversamente.

Purtroppo non concepisco una vita di soli diritti e di mollezze, per me la presenza nella vita non è soltanto pretendere, ma essere consapevoli del proprio ruolo e delle proprie abilità da mettere al servizio di tutti.

Oggi che il potere, invece di servizio reso alla collettività, viene identificato con abuso, tutti i parametri sono saltati ed i rapporti anche con gli animali sono viziati da aspetti poco edificanti tanto da una parte (allevamenti intensivi) che dall’altra. Il pet food è diventato un business colossale. Il solo acquisto del marchio Royal Canin, da parte dell’inventore della barretta di cioccolato Mars, è costato la bellezza di 1,5 miliardi di dollari. Questo è stato di gran lunga il più grande investimento consolidato fino ad oggi. Solo con il cibo e gli accessori, l’industria genera un fatturato mondiale di oltre 50 miliari di Euro all’anno, in continuo aumento. Non più pezzi di pane raffermo, solo scatolette gluten free di prelibati bocconcini. Niente più difficoltà, abolite per contratto. Ammesse solo cose meravigliose. Per tutti, specie per le minoranze. Le maggioranze possono cavarsela con meno di 2$ al giorno.

Prima che qualcuno me lo chieda: il cane in casa non è frutto di una mia scelta. Purtroppo ancora una volta la democrazia (unico in famiglia a non volerlo) dimostra che la matematica non è un ente etico e che la maggioranza non necessariamente sceglie per il meglio, ma solo ciò che in quel momento crede più conveniente, salvo poi doversene pentire. Evito la reductio ad hitlerum.

 Giorgio Menon (Tonguessy)

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