L’urlo della 69Berlinale, «Lottiamo contro l'oppressione della libertà»

L'edizione di quest'anno del festival, che non è mai stato timido di affrontare temi politici delicati, ha messo in evidenza, l'abuso di potere di cui le cronache sono piene. Nella foto: Uno dei film che saranno proiettati è dedicato a Carlos Marighella: ex deputato, poeta, guerrigliero e rivoluzionario brasiliano ucciso nel 1969, dalla dittatura militare.

BERLINALE juliettebinochAbuso di potere, oppressione statale e la lotta affrontata da coloro che cercano di sfidarlo in paesi dalla Russia e dal Brasile agli Stati Uniti sono temi chiave del Festival di Berlino di quest'anno, per il quale è stata annunciata la line-up finale martedì scorso.

L'edizione di quest'anno del festival, che non è mai stato timido di affrontare temi politici delicati, ha messo in evidenza i film brasiliani nel programma che aveva anticipato la dura svolta del paese proprio nelle elezioni presidenziali dello scorso anno.

"A volte l'arte deve essere politica", ha detto sempre sarcastico dal suo ultimo Festival il direttore Dieter Kosslick. Dal prossimo anno sarà l‘italiano Carlo Chatrian, già direttore del Festival di Locarno, al quale facciamo un doveroso in bocca al lupo, considerando il suo ingresso in una Berlinale ormai secolarizzata e difficile da destrutturare in un nuovo format. 

"Nel caso del Brasile i film hanno preso una lettura sismografica dell'umore del paese prima che fosse eletto l'attuale presidente", ha aggiunto Kosslick.

 "Marighella" del regista brasiliano Wagner Moura, proiettata fuori concorso, racconta la storia della resistenza dello scrittore Carlos Marighella e la morte del 1969 per mano di una dittatura militare che ha rovesciato un governo democratico, in una storia che ricorda con molto disagio l'ascesa del presidente Jair Bolsonaro.

L‘attrice francese Juliette Binoche (foto sopra), lei stessa vincitrice dell'Orso d'Argento, presiede la giuria principale della competizione nel Festival, che deve la sua sensibilità politica alla sua nascita nel 1951 in una città divisa che si trovava a cavallo delle prime linee della Guerra Fredda.

Esattamente in questa tradizione con „Signor Jones“, il regista polacco Agnieszka Holland, racconta la storia del giornalista gallese Gareth Jones, i cui rapporti degli anni '30 dall'Unione Sovietica hanno messo in luce l'orrore della carestia in Ucraina, nonostante governi e rivali che hanno cercato di farlo tacere.

La Cina è anche fortemente rappresentata nella competizione principale, con „Long So“ di Wang Xiaoshuai  e „My Son“ che esplora la vita di due coppie che vivono attraverso i cambiamenti rivoluzionari che hanno trasformato la Cina dagli anni '80.

Al di fuori deBelinale69lla competizione, „Vice“ di Adam McKay , parla di Dick Cheney. "Questo è il film che devi vedere per capire la presidenza", ha detto Kosslick (nella foto a sinistra), prima di richiedere una risata dal publico, parlando di una proiezione del film di Charles Ferguson "Watergate - O come abbiamo imparato a fermare un presidente fuori controllo "sulla caduta di Richard Nixon. Il festival comprende per la prima volta opere prodotte dai servizi di streaming che sono una forza crescente nel mondo del cinema, tra cui la produzione Netflix del regista spagnolo Isabel Coixet Elisa y Marcela, su una donna che si è travestita da uomo per sposare il suo amante 1901.

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Salvatore Trapani

Salvatore Trapani vive a Berlino dal 1998. Ha corrisposto per le pagine di cinema e cultura del periodico romano Shalom-Mensile e del quotidiano nazionale Il Giornale. Si occupa di memoria storica e arti visive cooperando come referente alla formazione per il Memoriale agli Ebrei uccisi d’Europa a Berlino, per il Memoriale dell’ex campo di concentramento femminile di Ravensbrück  per l’Isituto Storico di Reggio Emilia, ISTORECO, dove ha fondato il progetto A.R.S. – Art Resistance Shoah. È anche autore di novelle (Edizioni Croce) e per saggistica (Editrice Viella).  Si chiama Denoument il suo sito tutto dedicato al Cinema.(https://www.denouement.it/).

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