L'ONU scopre il vetro italiano e gli dedica il 2022
Ci sono dei primati italiani che il media maistream sottace, per disinformazione o peggio ancora perché non è presente nell'elenco della "velina" del potere politico, per mille e uno motivi tra i quali sovente prevale l'ignoranza. Un esempio? L'ukaze italiano sulle restrizioni per far fronte alla crisi energetica che sta sconquassando l'Europa, stabilisce la sospensione delle lavorazioni nelle aziende giudicate energivore. Accade nel 2022 l’anno internazionale del vetro. Lo ha deciso l'ONU.
Queste industrie appartengono a settori cruciali da quello siderurgico e delle fonderie fino ai produttori di carta, di ceramica e di vetro, appunto. Se andassero in crisi questo si rifletterebbe a cascata su dozzine di altre realtà produttive. Tra queste spicca la lavorazione appunto, del vetro. Chiudere le fornaci - l'ordine è perentorio - non soltanto per le aziende che producono " bottiglie", ma anche per le vetrerie di Murano, una eccellenza tutta italiana, riconosciuta in tutto il mondo.
Paradossalmente, il 2022 è l’anno internazionale del vetro. Lo ha deciso l' Onu nell’assemblea generale di fine 2021. La risoluzione delle Nazioni Unite parla chiaro: “il 2022 sottolineerà il ruolo tecnologico, scientifico, economico, ambientale, storico e artistico del vetro nella società , mettendo in luce le ricche possibilità di sviluppo delle tecnologie e il loro potenziale contributo per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile e delle società inclusive, raggiungere la ripresa economica mondiale e ricostruire al meglio dopo l’epidemia di coronavirus”.
The Italian Glass Weeks a Milano e Venezia
The Italian Glass Weeks, il più importante evento internazionale che l’Italia dedica al vetro industriale e artistico si svolge a Milano, dal 10 al 18 settembre, invece a Venezia dal 17 al 25 settembre, la quale l'aveva già partorita con le sue cinque precedenti edizioni del The Venice Glass Weeks. Oggi sono più di 300 le iniziative proposte dai 150 partecipanti tra musei, istituzioni, università, aziende, artisti e designer sia dall’Italia che dall’estero.
In programma nelle due settimane mostre, visite guidate, laboratori, fornaci aperte, convegni, seminari, premiazioni, proiezioni, attività didattiche, gare podistiche distribuite tra Milano e Venezia, proposte da fondazioni, gallerie d’arte, istituzioni museali, enti culturali, università, vetrerie, fornaci, aziende, associazioni di categoria, artisti e privati collezionisti italiani e stranieri.
Forte è la presenza delle nuove generazioni di artisti e designer che partecipano con le loro creazioni e iniziative e moltissimi sono i nomi internazionali. I centri nevralgici delle due settimane sono le tre hub, ciascuna con un focus diverso: The Italian Glass Weeks – Milan hub ospita convegni e seminari; The Italian Glass Weeks – Venice hub e The Italian Glass Weeks – Venice hub under35 ospita più di 40 artisti e designer tra cui giovani sia italiani che internazionali.
Pertanto, il silenzio del media maistream è - diciamo così - è singolare poichè è un evento che promuove l’eccellenza italiana del vetro, ma sostiene anche il suo valore internazionale ospitando eventi di partecipanti provenienti da Brasile, Canada, Repubblica Ceca, Cina, Ungheria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Israele, Portogallo, Stati Uniti e molti altri.
Eppure l’assessora all’Ambiente e Verde di Milano Elena Grandi e Paola Mar, assessore alla Promozione del territorio del Comune di Venezia., ne hanno sottolineato l'importanza. Affermano:
«Ospitare a Milano la prima edizione dell’Italian Glass Weeks, la più importante manifestazione dedicata a tutte le lavorazioni del vetro sia esso artistico o industriale, è per l’amministrazione cittadina fonte di grande soddisfazione. Una filiera, quella del vetro, che dalla sua produzione alla vendita rappresenta a pieno titolo i principi dell’economia circolare, dei rifiuti zero e della sostenibilità ambientale. Il vetro è uno dei pochi materiali che può essere riciclato all’infinito – ha dichiarato Elena Grandi che prosegue -. In questa ottica è importante che la lavorazione del vetro si stia indirizzando sempre più a sviluppare e implementare quei processi produttivi finalizzati al riciclo del vetro, piuttosto che alla produzione di nuovo vetro, processo quest’ultimo più energivoro e perciò più impattante sull’ambiente».
«La parola che vorrei usare per descrivere questa manifestazione diffusa tra Milano e Venezia è passione: un’emozione che verrà restituita al pubblico in queste due settimane attraverso le numerose iniziative e i laboratori in programma – ha affermato Paola Mar. La sinergia che si è creata tra le due città si è rivelata essere l’approccio più efficace per celebrare l’Anno internazionale del Vetro e per dimostrare ancora una volta che l’Italia è in grado di valorizzare a tutto tondo anche a livello internazionale un prodotto come il vetro che ha molteplici applicazioni, oltre a quella artigianale, in tutte le sue sfaccettature».
Quando Peggy Guggenheim si prese una cotta per il vetro
Nella collezione di Venezia, come nella vita di Peggy, trovarono posto molti artisti che lavorarono con varie tecniche, apparentemente senza che uno stile o un movimento artistico predominasse sull’altro.
Fu dopo il suo trasferimento nel suo palazzo sul Canal Grande a Venezia che Peggy Guggenheim incontrò l’arte del vetro di Murano un incontro che ebbe come protagonista Egidio Costantini.
Egidio Costantini, non era un maestro vetraio, eppure seppe promuovere il vetro di Murano come pochi e far tradurre in vetro le opere dei grandi artisti del Novecento.
Di famiglia a metà toscana e metà veneziana era nato in Puglia, aveva studiato botanica e lavorato in banca fino all’incontro con le vetrerie di Murano dove iniziò a lavorare come agente.
Affascinato dal vetro di Murano pensò di far realizzare in vetro i disegni e le opere dei maestri viventi. Oggi diamo per scontato che le sculture in vetro degli artisti abbiano lo stesso valore delle opere realizzate con altri medium, alcuni artisti riescono a padroneggiare il vetro, altri lavorano a stretto contatto con i maestri vetrai, ma in quel momento non era così e Egidio Costantini stabilì rapporti duraturi con artisti come Pablo Picasso traducendo in vetro anche disegni di Le Corbusier, Oskar Kokoschka, Marc Chagall, Max Ernest e molti altri.
Peggy lo aiutò nel 1961, quando la sua galleria, che fu anche un movimento artistico, La fucina degli angeli si trovò ad attraversare un momento di crisi economica, espose le sue opere nel suo palazzo veneziano per portarle poi a New York.
Il nome della sua galleria La fucina degli angeli era stato scelto da Jean Cocteau e al movimento aderirono artisti come Marc Chagall e Hans Hartung. Anche Jean Arp fece realizzare in vetro una sua opera da Egidio Costantini, così come Lucio Fontana. La lista degli artisti prodotti dalla Fucina degli angeli di Egidio Costantini è veramente lunga, ma anche il suo successo fu riscosso a livello internazionale, fino al suo trasferimento in terraferma nel 1989. Egidio Costantini continuò la sua opera fino agli anni Novanta del Novecento, quando creò opere più legate alle sue riflessioni personali.
Vetro, ambiente e occupazione
La sostenibilità del vetro, riutilizzabile e riciclabile all’infinito, è dimostrata dai dati: nel 2020 l’anno della pandemia, il riciclo del vetro in Italia ha raggiunto il 79 per cento (era il 77 per cento l’anno precedente), ben al di sopra del target europeo del 75 per fissato per il 2030.
La produzione del vetro è un settore importante sia per il consumo energetico sia per il suo essere il primo anello di una catena produttiva molto variegata. La realtà italiana di settore è fatta di 32 grandi aziende con circa 60 stabilimenti produttivi e e 150 aziende più piccole che si occupano di trasformazione. La produzione di 5,4 milioni di tonnellate mette l’industria italiana al secondo posto in Europa mentre i dati economici parlano di un fatturato di 6,7 miliardi con un valore aggiunto di 2,4 miliardi.
La forza lavoro è di circa 58 mila addetti, divisa equamente fra dipendenti diretti e dell’indotto, e il consumo energetico è rilevante. Parliamo infatti di 1,1 miliardi di m3 di metano l’anno e 3 TWh (3 milioni di Megawattora) di energia elettrica. I costi di produzione, in condizioni ‘normali’, prevedono il 30 per cento da imputare ai vettori energetici mentre il materiale viene riciclato al 30 per cento, una quota che - come abbiamo detto - situa l’Italia ai primi posti in Europa. L’impegno dell’industria è arrivare al 90 per cento agendo su raccolta, trattamento e riciclo.