Guerra, fake news e Putinfobia

Nicolai Lilin, scrittore e tatuatore, ha trovato la fama in Italia grazie al romanzo Educazione Siberiana,  uscito per Einaudi nel 2009, trasposto poi sul grande schermo da Gabriele Salvatores. Nicolai Lilin, nato in Transnistria nel 1980, vive in Italia da più di venti anni: è e si sente a tutti gli effetti cittadino italiano, ma è ovviamente sempre molto legato alla sua madrepatria, la Russia. Come tanti suoi compatrioti che vivono e lavorano in Europa, Lilin ora si trova ad assistere – dopo l’inizio delle ostilità in Ucraina – a un’ondata di russofobia e disinformazione sia sulle ragioni del conflitto che sul popolo russo. L'abbiamo intervistato e ne esce un ritratto del Paese per molti versi inedito.

russia Sue KellermanRussia/ Immagine di Sue Kellerman 

Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, Vladimir Putin, che veniva ritenuto un interlocutore affidabile da una certa parte della politica italiana e non solo, adesso viene rappresentato quasi come un nuovo Hitler: c’è chi dice che è pazzo o che  è malato. Visto che hai anche scritto un libro su Putin (Putin. L’ultimo zar, edizioni Piemme, edizioni Piemme, edizioni Piemme n.d.r), in cosa sbagliamo noi europei nel leggere la figura di Putin?

In Europa facciamo una serie di errori che ci impediscono di interpretare in maniera lucida e trasparente ciò che arriva dall’Est. Il problema non è che sbagliamo a valutare Putin, è che noi abbiamo poca sensibilità verso l’Est. E questo ci dovrebbe servire anche come indizio sui nostri futuri interessi: dobbiamo aprirci di più al rapporto interculturale, dobbiamo potenziare il nostro modo di approcciarsi ai paesi dell’Est. Un’altra cortina di ferro non possiamo permettercela, non solo a livello economico ma anche a livello culturale. In questi anni di apertura tantissime persone dell’Est, e io sono uno di loro, sono giunte qui e ormai fanno parte di ciò che è la nostra nuova cultura. Non possiamo improvvisamente bloccare tutto e tornare alle vecchie impostazioni della guerra fredda, non possiamo costruire un nuovo muro. Il nostro primo errore è la nostra mancata apertura nei confronti dell’Est: abbiamo il prisma della nostra visione geopolitica ed economica, siamo abituati al vecchio sistema del mondo basato sul bipolarismo, avevamo due grandi imperi che si contendevano il mondo e l’Europa è rimasta un po’ sotto questa vecchia mentalità. Vediamo tutto ciò che arriva dalla Russia come di stampo ‘sovietico’. Questo è un grande errore che non possiamo permetterci, bisogna fare un’analisi obiettiva di ciò che succede. Un altro errore di noi europei è di aver coccolato per molto tempo un’immagine di noi stessi basata su un’idea di superiorità. Noi siamo il continente degli intellettuali, un’isola felice, perfetta, di diritti, di democrazia, di libertà, tecnologicamente avanzati … e anche questa idea è molto errata. Noi siamo molto indietro rispetto ad altri Paesi che da anni ci superano sia con la tecnologia sia con gli sviluppi economici. Questa guerra ci ha fatto risvegliare nel ‘nuovo mondo’, del quale noi non ci eravamo accorti. Ora dobbiamo recuperare molto in fretta, o rischiamo l’Apocalisse. Adesso siamo in una situazione dove c’è la giostra ormai è partita, tutti sono ai loro posti e noi dobbiamo ancora saltare sulla nostra sedia. La giostra va sempre più veloce, se non riusciamo a salire in tempo rimarremo fuori e ovviamente a livello geopolitico sarà un grave danno. Noi facciamo fatica a capire chi è Putin, da dove arriva, come comunica, noi non riusciamo a interpretare i suoi messaggi che lui rilascia in abbondanza. In questi anni lui ha detto ampiamente, con grande trasparenza, ciò che intendeva fare e la sua visione geopolitica. Invitava noi occidentali ad entrare nella sua logica e cercava di attirare la nostra attenzione per impostare un rapporto di dialogo. Ma noi lo abbiamo sempre negato. La guerra in Ucraina i grandi analisti di questo mondo lo hanno scritto, detto e ribadito che era prevedibile. Noi in Italia avevamo Giulietto Chiesa che lo ha detto, lo ha scritto nei suoi libri, ha cercato in tutti i modi di portare queste informazioni agli italiani ma all’epoca nessuno lo volle ascoltare perché a livello politico Giulietto era visto come poco rispettata da quei circoli intellettuali che di solito non fanno altro che obbedire ai sistemi massimi. Non parliamo di pluralismo, parliamo di intellettuali al servizio di interessi e poi un giornalista serio e obiettivo come era lui che viene messo a tacere dalla maggioranza.

Sebbene a livello di informazione ormai con internet tutto sia relativamente accessibile, sin dai primi giorni del conflitto abbiamo assistito ad un’esplosione di fake news ai danni della Russia sui media ufficiali, spesso smentite ma molto spesso no. Sono tutti ‘errori’ o o è una strategia precisa di comunicazione?

Gli errori non ci sono, in questi casi, bisogna essere chiari: noi siamo di fronte alla guerra delle propagande. C’è la propaganda russa, molto forte e molto potente, c’è la propaganda ucraina, anche questa fortissima, becera, che sin dall’inizio della guerra nel 2014 ha riempito la rete di fake news portate avanti da vari siti atlantisti ucraini. Ora, in questa fase, dall’invasione in poi, si è aggiunta la ‘nostra’ propaganda. E siamo l’ultima ruota del carro, perché siamo arrivati in un momento in cui le altre due propagande sono molto potenti. Ma la nostra è parecchio imbarazzante, perché quando si mandano in onda immagini di un videogioco e vengono fatte passare per un bombardamento reale si vede proprio la mancanza di un minimo di dignità in certi circuiti e anche di un grave problema nostro di informazione, di pluralismo. Quando ti mettono davanti agli occhi queste cose nemmeno si scusano, e questo è degradante.

L’Italia in questo momento sul palcoscenico internazionale conta sempre di meno, eppure a livello interno, con la cancellazione del corso su Dostoevskij o l’estromissione da parte di Sala del direttore d’orchestra Gergiev, e da ultimo "Il lago dei cigni" assume assume delle prese di posizione molto forti contro i russi. Questi atteggiamenti discriminatori verranno ricordati dai russi, proveranno del rancore nei nostri confronti per questo razzismo ‘passato’ per russofobia?

Questo è razzismo , siamo di fronte ad una palese azione razzista. Russofobia è un concetto a livello sociologico molto discutibile. Qui siamo di fronte ad un palese azione razzista: è inutile negare l’evidenza. Viviamo in un momento caotico: il sindaco di Milano Beppe Sala fa il buono e democratico, poi manda via un direttore d’orchestra perché non ha preso posizione contro Putin. Sala non pensa che quest’uomo ha i suoi affetti in Russia. Il sindaco sa che c’è un sistema autoritario in Russia e vuole costringere a quest’uomo a prendere posizione, obbligandolo così a mettere in difficoltà i suoi famigliari che vivono lì, mettendo a rischio la loro vita. Questo è un comportamento davvero sgradevole. Alcuni dicono che Sala e gli altri suoi simili hanno avuto un atteggiamento ‘fascista’: io non li chiamerei nemmeno così, è talmente privo di qualsiasi base della dignità politica questo comportamento che non merita di essere associato con nessun tipo di azione politica. Questa non è politica, questa è un’azione vigliacca legata, secondo me, a un’incapacità di certa sinistra italiana di uscire fuori dalle dinamiche carrieristiche. Perché lì delle idee, delle informazioni, non gliene frega niente: loro hanno l’impulso da bestie di carriera. Sentono che sta arrivando la prossima ondata della follia collettiva, questa pazzia viene mossa da un forte sentimento antirusso, quindi vanno anche loro in questa direzione e fanno di tutto per sponsorizzare questo sentimento per evitare che poi qualcuno, in futuro, dica che quando era il momento non hanno fatto niente. Solo così si spiega questa situazione. Poi il sindaco Sala, a parte che è un pessimo sindaco, penso che a livello umano sia sgradevole. Sui social si fa vedere come uomo di famiglia, si fa le foto con le figlie, poi mette un altro uomo nella condizione di dover decidere tra l’incolumità della sua famiglia e il suo lavoro. E’ un atteggiamento privo di qualsiasi dignità. Per me il sindaco di Milano è morto: io sono milanese, vivo qui da ben prima che arrivasse Sala, e adeso sento di non avere nessuno che rappresenti questa città.

Questo è un sentimento che hanno altri tuoi compatrioti qui in Italia?

Sicuramente. I russi sono più di 140 milioni e poi siamo tantissimi in giro per il mondo. Noi abbiamo opinioni diverse sulla politica, sulla religione o sulla geopolitica, ma ti posso assicurare che la gran parte delle persone che conosco io non sono affatto sostenitori di Putin. Io in primis non lo sono. Però molti hanno legami con quel Paese, hanno il doppio passaporto, hanno lì la famiglia, e non prendono posizione apertamente perché non vogliono complicarsi la vita. Non vogliono essere arrestati in aeroporto perché hanno scritto qualcosa in Europa. Mettere i russi che vivono in Occidente di fronte a questa atroce e becera posizione sembra come a dire: “se volete vivere qui allora dovete fare la rivoluzione e spodestare Putin e solo allora crederemo alla vostra onestà intellettuale”. Ma noi siamo esseri umani come gli altri. Nessuno ha il diritto di dirmi cosa devo pensare, chi devo sostenere. Io sono andato via da lì e sono venuto a vivere in Italia proprio per sfuggire a queste dinamiche antidemocratiche. E ora mi ritrovo in un Paese dove non c’è pluralismo, dove una persona in televisione deve pensarci bene perché sennò ti mutano e ti tappano la bocca e poi contro di te avviano pure pratiche giudiziarie. La Boldrini, che secondo me è una delle rappresentanti di questa sinistra ipocrita, quando aveva un ruolo istituzionale ricevette a Montecitorio un personaggio che io conosco bene, si chiama Andriy Parubiy, che era a capo di uno de più grandi partiti neonazisti d’Europa. Ma non formazioni come CasaPound o Forza Nuova con le quali ci fanno una testa così qui in Italia, ti parlo di  un’organizzazione composta da militari che sono andati in giro per il mondo a fare la guerra, gente che ha ammazzato un sacco di persone.

Questo personaggio che dirigeva questo partito è entrato in politica ufficialmente dopo il colpo di Stato  del  2014 in Ucraina: prima non sarebbe mai successo, perché prima in Ucraina c’era un sistema costituzionale e i nazisti cercavano di tenerli lontani dalla politica istituzionale. Lui è entrato in politica ed è diventato l’equivalente della Boldrini. E quindi lei nonostante sapesse chi è lui, lo ricevette a Montecitorio, dandogli credito e facendogli pubblicità, tanto che io mi sveglio con un bell’articolo in cui la Boldrini dice che si sente in sintonia con Andriy Parubiy … ma io dico, ma Cristo santo, sei del partito che si chiama Sinistra Italiana e dalla mattina alla sera mi fai le favolette su Bella ciao, sull’antifascismo, e poi mi fai venire il capo del più grande e potente organizzazione neonazista d’Europa? Io mi sono espresso, riportando anche il fatto che i neonazisti ucraini all’epoca sostenevano l’Isis. Quando hanno fatto esplodere la bomba a Madrid, e la Boldrini scrisse tutto un pippone sul terrorismo, io  le ho risposto e le ho detto: “Guardi che sono i vostri amici che stanno uccidendo la gente a Madrid, questi terroristi islamici sono affiliati ai neonazisti ucraini con i quali lei si sente in sintonia”. Sai cosa ha fatto? Mi ha denunciato. Quindi adesso avrò un processo. Ma questa è la sinistra: è composta di piccoli umani, sono carrieristi, non gliene frega niente dell’idea, non hanno alcun senso civile, ancor meno senso politico. Si tengono alle loro poltrone e fanno quello che è comodo ai grandi poteri, sono tutte marionette dei potenti: banchieri, industriali e così via. Quindi per tornare alla domanda sì, i russi queste cose le capiscono perfettamente. Io più che russo sono italiano, ho il passaporto italiano, pago le tasse qui, la mia vita sociale e culturale e politica avviene qui, e sto male quando vedo queste cose perché ci priviamo ancora di più con un’importantissima parte geografica del nostro continente, e questo è un grandissimo danno. E chi non lo capisce è nemico di questa nazione, va mandato a raccogliere i pomodori.

Secondo te c’è qualcuno che può fare da mediatore in questo conflitto? Ogni volta che termina un tavolo di mediazione tra Russia e Ucraina, Biden fa delle dichiarazioni sempre più agguerrite …

Ma lui lo fa apposta perché è il primo che non vuole la pace. Gli Stati Uniti usano l’Ucraina come una pietra da tirare ai russi. Fa parte purtroppo del gioco della geopolitica. I negoziati di Minsk iniziarono per iniziativa dei russi, che non voglio dipingere come buoni: sono molto critico nei confronti di Putin e dei regimi autoritari, nel mio libro lo critico pesantemente, ma nel caso attuale dobbiamo essere coerenti con la realtà. I russi sono stati gli unici dal 2014 che hanno cercato di risolvere i problemi di un’Ucraina spaccata in due parti e lo hanno fatto con la diplomazia. Hanno voluto riprendere la Crimea, e hanno fatto bene: a me sia chiaro della Crimea russa non frega niente, ma come cittadino preoccupato della propria sicurezza è meglio che le basi militari che detengono i missili nucleari che sono in quella zona stiano in mano ai russi rispetto ai personaggi che dopo il 2014 hanno preso il potere in Ucraina. Gente che sostiene i neonazisti, che brucia le persone .. preferisco che queste armi siano in mano russa. Mi dispiace che l’Ucraina abbia perso la Crimea, ma preferisco questo che vivere con la consapevolezza che il potenziale nucleare che si trova lì sia in mano a gente che, ad esempio, ha avuto legami con l’Isis e infatti i terroristi dell’Isis vengono a combattere nel loro Paese. I russi hanno chiesto le trattative a Minsk, ma senza successo:  ogni volta che si arrivava ad un accordo importante con gli uomini di Poroshenko, ad esempio il cessate il fuoco e la creazione di una linea di distanza tra le due parti in guerra, allontanando dalle frontiere delle repubbliche del Donbass le forze militari ucraine che bombardavano e uccidevano i civili, questa cosa non avveniva. I diplomatici ucraini hanno sottoscritto l’accordo, hanno detto di sì all’allontanare i militari dalla frontiera e all’allargare la loro zona di sicurezza, ma appena sono tornati in Ucraina e Poroshenko ha riportato questo ordine all’esercito gli è stato risposto dai grandi battaglioni neonazisti sponsorizzati dagli oligarchi (perché Poroshenko è un oligarca ma lo è anche il suo nemico Ihor Kolomoisky, grande sponsor di queste formazioni) hanno risposto di no, non gli hanno dato ascolto, e hanno minacciato di impiccarlo e di ucciderlo. E lui è stato zitto, perché lui usava i soldi per corrompere i sistemi statali e non dava soldi a loro, e questo ‘investimento’ si è rivelato meno efficace dei battaglioni paramilitari. In tutto questo disastro gli unici che hanno cercato di mediare in maniera democratica sono i russi, ai quali è mancato disperatamente l’appoggio dell’Occidente. Non solo, gli Stati Uniti continuavano a sostenere i neonazisti, ad inviargli armi, a preparare un nuovo campo di battaglia davanti al naso della Russia. E noi europei non abbiamo detto niente, ci faceva comodo così: ci arrivava il gas, il petrolio, qui gli oligarchi spendevano i soldi … E non volevamo affrontare le questioni legate a quelle aree. Adesso siamo in una situazione in cui non abbiamo nessuna possibilità di avere un’iniziativa politica indipendente, siamo zerbini degli stati stranieri, dei banchieri, dei grandi gruppi industriali. Come cittadino l’ultima cosa che mi interessa è inviare lì armi. Preferirei che si investisse nella sanità del mio Paese, nella creazione dei posti di lavoro. In Italia tanta gente non sa cosa sia il diritto ad avere la prima casa, e noi cosa facciamo? Spendiamo miliardi per una guerra che non ci interessa.

A proposito di investimenti di Stato come quello nella Sanità, oggi è la Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo. Molto spesso in Italia chi ha un figlio disabile si ritrova da solo …

Si, ti posso assicurare che si ritrova da solo. Il problema dell’autismo in Italia è molto ampio: qui abbiamo un sistema molto retrogrado che ritiene che l’autismo sia una malattia, ma non è una malattia, è un modo di vivere. E’ una condizione. Sono persone meravigliose, con un mondo particolare, difficilmente comprensibile per chi è diverso. Ma abbiamo la possibilità di imparare e di convivere con loro, se abbiamo i giusti fondi, se impieghiamo i giusti specialisti e se diamo spazio a questi programmi. Quello che ci rende umani è la capacità di occuparci di chi è diverso e di chi è più debole di noi, di chi è meno adattato a vivere nella società che noi, la maggioranza, abbiamo costruito. Noi partiamo dal presupposto che la normalità siamo noi, ma è una cosa molto ambigua: non c’è una definizione clinica della normalità. A livello etico, chi può dire che io sono più ‘normale’ di un ragazzo disabile? Nessuno. A livello umano abbiamo gli stessi diritti ma diverse necessità. In un modo creato da persone come me, ritagliato in base a quello che siamo noi, credo che abbiamo il dovere di creare i presupposti per far vivere in maniera comoda le persone che fanno fatica ad adattarsi. Per questo è così importante il tema dell’autismo, perché attraverso queste tematiche noi persone moderne riusciremo a risolvere il nostro grande problema di identità, un problema che oggi è grandissimo. Siamo confusi: abbiamo un Sala che è antifascista e si comporta peggio dei fascisti. L’università Bicocca, dove anche io ho tenuto dei corsi, da milanese la consideravo uno degli atenei più liberi e meno conservatori, e quando proprio da lì è arrivata una certa notizia mi ha fatto Lilil Nicolamale. Ho scritto un messaggio per sostenere il docente perché è un grande intellettuale che ha vissuto tutto quello che nell’Unione Sovietica ha vissuto Pasternak, quando lo hanno censurato e costretto a trasferirsi in campagna dove è morto d’infarto proprio per questo. L’intellettuale è una persona che vive questo mondo con un’estrema sensibilità: l’intellettuale non è soltanto colui che pensa, ma soprattutto colui che sente, che percepisce. E Paolo è così. E tu non puoi fare questo a uno che scrive dei meravigliosi libri su Dostoevskij, non puoi negargli un corso e censurarlo così. Quando è successo ci sono rimasto male, non ho mangiato tutto il giorno, ero sconvolto anche a livello fisiologico. Ho 42 anni, non avrei mai creduto di vedere un giorno un tale scempio nel Paese che amo e che reputo casa mia, di vedere questi sistemi stessi meccanismi.


 Paoletti IlariaIlaria Paoletti , giornalista e scrittrice , nata a Roma nel 1987, ha scritto di cultura e di attualità per il quotidiano online Il Primato Nazionale.  E' autrice di "Le rose di pietra" (La Caravella Editrice), Nove racconti che traggono ispirazione da altrettante canzoni della band inglese Stone Roses.  

Attualmente è caporedattore di RomaLife

 

 

 

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