L'esordio di Lenin nell'Europa dei re
La dissoluzione dell'Impero russo e della monarchia degli zar produsse una serie di conflitti: i bolscevichi rivoluzionari nella nuova Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa affrontarono una feroce guerra civile contro le forze controrivoluzionarie dell'Armata Bianca, sostenute da truppe inviate dalle monarchie occidentali per evitare che la rivoluzione contagiasse il resto d’Europa. Dopotutto all'epoca la vita dei regnanti era quanto mai precaria.
L'imperativa preoccupazione dei nobili e della ricca borghesia era che i regnanti non dimenticassero mai i propri titoli, eredità, lignaggio, doveri. È "Destino di re e di popolo", Siamo all'inizio della Grande Guerra, nel 1914.
La regina Vittoria venne definita "la nonna d'Europa" e non è un caso. Fu veramente infaticabile nell'obbiettivo di unificare anteliterram l'Europa, peccò di una certa ingenuità "relazionale".
Grazie a una serie di matrimoni combinati, ai tempi della Prima Guerra Mondiale i suoi nipoti occupavano praticamente tutti i troni d'Europa.
Quando scoppiò la Grande Guerra una delle fazioni comprendeva il Kaiser Guglielmo II di Germania; quella opposta vedeva Giorgio V della Gran Bretagna e lo zar Nicola II di Russia, suoi cugini primi.
I nove sovrani presenti al funerale di Edoardo VII (lo Zio d'europa) in primo piano zar Nicola II di Russia, kaiser Guglielmo II di Germania re Alfonso XIII di Spagna
Lo scoppio della guerra
Il conflitto ebbe inizio il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell'Impero austro-ungarico al Regno di Serbia in seguito all'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este, avvenuto il 28 giugno 1914 a Sarajevo
Da una parte gli Imperi centrali (Germania, Impero austro-ungarico e Impero ottomano), dall'altra gli Alleati rappresentati principalmente da Francia, Regno Unito, Impero russo e, dal 1915, Italia.
Il 1º maggio 1916 il deputato socialista Karl Liebknecht organizzò una piccola manifestazione contro la guerra nel centro di Berlino, fu arrestato e condannato a due anni e mezzo di prigione, il giorno del processo 50.000 operai delle fabbriche berlinesi fermarono il lavoro per protestare, fu uno dei primi scioperi politici della guerra.
La repressione del dissenso fu severa in tutti i paesi belligeranti.
La fine della Guerra
La guerra si concluse definitivamente l'11 novembre 1918 quando la Germania, ultimo degli Imperi centrali a deporre le armi, firmò l'armistizio imposto dagli Alleati.
Gli imperi tedesco, austro-ungarico, ottomano e russo si estinsero, si formarono diversi stati nazionali che ridisegnarono completamente la geografia politica dell'Europa.
Alla Germania fu imposta la restituzione alla Francia dell'Alsazia-Lorena, territori annessi durante la guerra franco-prussiana. Dovette cedere porzioni di territorio alla Polonia, come il "corridoio di Danzica", e altre zone di confine.
La spartizione dell'impero coloniale tedesco, fu una torta divisa tra Francia, Regno Unito e Giappone. Generò malcontento in Italia, che si vide anche negate molte delle promesse sottoscritte nel patto di Londra del 1915. Scontento che alimentò i nazionalisti italiani che parlarono di una "vittoria mutilata".
La vita sociale era stata lacerata i superstiti, i vincitori e vinti in Europa si trovarono condizioni disastrose: crisi economica, penuria di viveri forti conflitti sociali spesso con scontri sanguinosi.
Quel cameratismo nato tra i soldati su fronti di una guerra di posizione fu certamente utilizzato a fini politici interni: ricordiamo i Freikorps tedeschi, ma non dimentichiamo i Black and Tans britannici (corpo armato ricostituito dai reduci impiegato in azioni brutali durante la guerra d'indipendenza irlandese) e gli Arditi in italia (uomini scelti e addestrati per azioni rischiose, che in gran parte confluirono nelle formazioni dello squadrismo fascista).
Con un "certo ottimismo" si può affermare che la guerra non produce solo effetti negativi:
le trasformazioni in corso, che non riuscivano ad affermarsi, furono accelerate, modificando il sistema di classe.
importanti gli sviluppi in materia di emancipazione femminile le donne videro il proprio ruolo sociale ampliarsi rispetto a quello tradizionale di "madri di famiglia";
il richiamo al fronte di milioni di uomini rese indispensabile l'apporto della manodopera femminile in agricoltura ma anche e soprattutto nell'industria:
- in Austria-Ungheria, se nel 1913 solo il 17,5% degli operai dell'industria era donna, nel 1916 questa percentuale era salita al 42,5%, mentre nella Germania del 1918 la quota della manodopera femminile nelle industrie di tutti i tipi raggiunse il 55%, con orari e condizioni di lavoro pari a quelli degli uomini.
- la creazione di un gran numero di enti e uffici per gestire le nuove funzioni burocratiche ed economiche affidate allo Stato in tempo di guerra (solo in Francia la burocrazia statale crebbe del 25%) ebbe come conseguenza un elevato afflusso di manodopera femminile nella pubblica amministrazione e nei servizi statali.
- le donne furono impiegate anche più direttamente nel conflitto: oltre che per i tradizionali ruoli di infermiere e assistenti sanitarie, furono reclutate in vari corpi incaricati di svolgere i servizi logistici nelle retrovie del fronte (come il Signal Corps Female Telephone Operators Unit, che gestiva le comunicazioni telefoniche del corpo di spedizione statunitense). A parte casi isolati anche in altri eserciti solo la Russia reclutò, nell'ultima fase del conflitto, unità da combattimento interamente femminili, che tuttavia ebbero un ridotto impiego al fronte.
… Effetti Economici
Gli assetti economici mondiali subirono un cambio radicale, l'Europa iniziò a cedere molte posizioni ai paesi extraeuropei ma questo era iniziato prima del 1914, ma la guerra ne fu catalizzatore.
I costi economici del conflitto obbligarono le nazioni europee a liquidare i loro investimenti all'estero e chiedere prestiti ad altre nazioni, da questo gli Stati Uniti trassero enormi vantaggi.
Washington fornì prestiti al Regno Unito a partire dal 1914 per un totale di 4 miliardi di dollari. Complessivamente gli investimenti all'estero degli Stati Uniti passarono dai 3,5 miliardi di dollari nel 1914 a 7 miliardi nel 1919; dalla fine della guerra il centro finanziario mondiale si era spostato da Londra a New York.
Il Giappone, godette a sua volta di benefici, assunse il controllo di diverse rotte commerciali nella zona del Pacifico e vide una espansione e diversificazione della propria base industriale, condizioni che gli permisero di diventare per la prima volta nella sua storia un paese creditore invece che debitore.
Brasile e Argentina sfruttarono il periodo bellico per rompere il vecchio schema che li vedeva come esportatori di materie prime in cambio dei prodotti finiti europei, iniziando a sviluppare proprie basi industriali che andarono a soppiantare parte dello spazio occupato dalle esportazioni delle nazioni europee.
La ripresa economica dei nuovi e vecchi Stati europei fu lenta, per vari fattori nazionali come la mancanza di spirito collaborativo tra le nazioni, la scelta di reggersi unicamente sulle proprie forze e possibilità. In Germania per l'alto debito di guerra e l'iperinflazione galoppante, in Francia dalla perdita dei capitali investiti nella Russia zarista. Ma anche internazionali, a causa delle restrizioni al libero commercio e all'imposizione di alte barriere doganali negli Stati Uniti e altrove. Una certa ripresa economica iniziò dal 1924.
Ma la caduta della borsa di Wall Street, nel 1929, ormai il centro di gravità dell'economia mondiale che si era spostato e consolidato negli Stati Uniti, trascinò con sé il resto del mondo.
Essere re nel secolo della crisi
Lunga vita alla Regina!
Le ultime famiglie reali d'europa, o i regnanti.
Quanto costano e dove ci è dato di sapere quanto sono ricche, ed altre amene curiosità.
Re Harald V, Norvegia - 28,5 milioni di euro
Nel 2017, il governo norvegese ha stanziato 23,8 milioni di sterline per la casa reale e altri 1,1 milioni di sterline per coprire le spese personali la di Re e Regina. Le residenze reali sono di proprietà dello Stato e sono aperte al pubblico, ma sono a disposizione della famiglia reale.
Re Filippo, Belgio - 11,6 milioni di euro
Il Belgio copre tutte le spese sostenute dal re, fissate a 11,6 milioni di euro l'anno nel 2013. Le proprietà reali belghe sono dello Stato, in parte a disposizione della famiglia reale.
Re Filippo VI e Regina Letizia, Spagna - 7,8 milioni di euro
La corona spagnola riceve una somma forfettaria di denaro dallo Stato, che nel 2014 e nel 2015 è stata di 7,8 milioni di euro. Di questo ammontare, il Re ha ricevuto un'indennità di 236.544 euro, la regina di 130.092.
Regina Elisabetta II, Regno Unito - 46,4 milioni di euro
Nel 2018/19 la regina Elisabetta incasserà oltre 6 milioni di sterline in più (oltre 6,8 milioni di euro) dal suo appannaggio, passando da 76 milioni di sterline nel 2017/18 a 82,2 milioni di sterline. Questo è stato possibile grazie all'aumento dei profitti annuali della Crown Estate, le proprietà dette della Corona benchè appartenenti allo Stato, rispetto alle quali la famiglia reale per il suo mantenimento riceve una percentuale in base al cosiddetto "sovereign grant". Già l'anno scorso le spese nette della sovrana sono aumentate di 2 milioni di sterline, arrivando a 42 milioni di pound, e si tratta di circa 65 centesimi per ogni suddito.
Guglielmo Alessandro, Paesi Bassi- 40,1 milioni di euro
Nel 2015 il bilancio del Re dei Paesi Bassi ammontava a 40,1 milioni di euro: l'ammontare includeva una cifra per la moglie e l'ex sovrana, che abdicò dopo aver regnato per 33 anni. Nel 2007 Forbes ha stimato che la ricchezza della regina fosse di circa 300 milioni di dollari.
Carlo XVI Gustavo, Svezia - 13 milioni di euro
La corona svedese riceve circa 6 milioni di sterline da parte dello Stato per coprire i costi dei doveri ufficiali del re e le spese della famiglia reale. All'amministrazione del palazzo vanno inoltre 5,8 milioni di sterline
Granduca Henri, Lussemburgo - 10,1 milioni di euro
Anche se non riceve un vero e proprio stipendio, la Famiglia del Granducato del Lussemburgo riceve un'indennità annuale di 300.000 franchi d'oro (240.000 sterline) per svolgere le sue funzioni. Il bilancio del 2017 ha previsto inoltre 10,1 milioni di euro destinati ai costi dei membri della Famiglia.
Regina Margherita II, Danimarca - 10.6 milioni di euro
A partire dal 1 ° aprile 2017, la Danish Civil List concede alla famiglia reale un finanziamento di 9.6 milioni sterline all'anno. Il principe Henrik, il marito della regina Margherita, ottiene il 10% di questo ammontare. Il denaro copre il costo delle attività della Regina e le operazioni della famiglia reale, nonché alcune spese private.
Principe Alberto II, Monaco - 43,5 milioni di euro
Nel 2015 l'importo che Monaco ha speso per i reali è stato di 43,5 milioni di euro, contro i 35,7 milioni di euro stanziati nel 2013. Forbes ha stimato che la Casa dei Grimaldi avrebbe un patrimonio di circa 1 miliardo di dollari. Il principe Alberto II, il sovrano regnante, è uno dei più ricchi del mondo.
Principe Giovanni Adamo II, Liechtenstein - piccola indennità
Il principe non riceve uno stipendio, ma accetta un'indennità di 250.000 franchi svizzeri e non paga tasse. Nel 2008, Forbes ha stimato che la famiglia avesse un patrimonio di circa 5 miliardi di dollari.
Joan Enric Vives Sicilia & Emmanuel Macron, Andorra - compenso sconosciuto
Il Presidente della Francia ed il Vescovo di Urgell sono coprincipi e Capi di Stato di Andorra. Il bilancio generale del Principato assegna a ciascun principe una somma uguale di denaro per l'espletamento delle proprie funzioni, che può essere rifiutato. L'importo non è noto: nel 2016 è stato pagato circa 71.000 euro.
Alberto II, principe di Thurn und Taxis - nessuna retribuzione né Paese
Alberto II, principe di Thurn und Taxis, non ha un Paese da governare, ma è tecnicamente un principe tedesco. Dopo la morte di suo padre nel 1990 è diventato uno dei miliardari più giovani del mondo. Nel 2014, Forbes ha stimato la sua ricchezza di circa 1,6 miliardi di dollari.
Il Papa, Città del Vaticano - nessuna retribuzione
Il papa, capo della Chiesa cattolica, non viene retribuito. Tuttavia, è responsabile del bilancio del Vaticano, che ha un fatturato di circa 300 milioni di dollari (230 milioni di euro) all'anno. La ricchezza del Vaticano è stata stimata in 10-15 miliardi di dollari.
Giacomo dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, Gran Maestro di Malta - nessuna retribuzione
La regina britannica Elisabetta II era la regina ufficiale di Malta fino al 1974, quando il Paese divenne una repubblica. Eppure, esiste un Gran Maestro dei Cavalieri di Malta, capo di una fraternità cattolica fondata nel 1048. L'Ordine non ha territori, ma è considerato un'entità sovrana e stampa i francobolli e monete. Il Gran Maestro governa come Superiore sovrano e religioso dell'Ordine. Non gli viene dato uno stipendio. L'Ordine ha benefattori, sia cittadini privati che organizzazioni pubbliche, che fanno donazioni per sostenere il suo lavoro.