L'ultimatum dell'Iran sull'accordo nucleare

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Il presidente Hassan Rouhani ha comunicato che si ricomincerà ad arricchire l'uranio, se entro 60 giorni non verranno negoziate nuove condizioni dell'accordo. Per saperne di più c'è il nostro dossier: L'Europa paga la guerra di Trump all'Iran

iranLo smantellamento dell’intesa sul nucleare iraniano promosso dalla Casa Bianca si è completato, con riflessi pesantissimi sulla stabilità già più che precaria del Medio Oriente, ma anche sull’autonomia strategica ed economica dell’Europa.

Infatti, esattamente un anno dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva annunciato il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo siglato nel 2015. Il presidente Hassan Rouhani ha comunicato la sua decisione agli altri paesi che fanno parte dell’accordo e ha tenuto un discorso per annunciarlo in televisione.  

Ha detto che l’Iran interromperà la dismissione dell’uranio arricchito e dell’acqua pesante che possiede e ha aggiunto che se entro 60 giorni non verranno introdotte nuove condizioni favorevoli all’Iran intorno all’accordo, ricomincerà ad arricchire l’uranio, un passaggio fondamentale per la produzione delle armi nucleari.  

Si tenga a mente che nell’ultimo anno, con il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare, diventato effettivo a novembre, l’economia dell’Iran ha risentito della reintroduzione di alcune delle sanzioni. Il valore del riyal, la moneta iraniana, è sceso ai minimi storici, il tasso di inflazione è quadruplicato e c’è stata una diminuzione degli investimenti stranieri iniziati nel 2015.  

Che l’Iran non si aspetti nulla di concreto da un’Europea debolissima è fuori discussione. Infatti, la primissima reazione europea alle notizie provenienti mercoledì da Teheran non ha dato alcun segnale circa un possibile sforzo diplomatico né di una linea indipendente da perseguire, ma ha mostrato piuttosto la disponibilità ad assecondare la linea di Washington.  

Dopotutto, la possibilità per le aziende europee di fare affari con l’Iran, a differenza di quello che si potrebbe pensare, non dipende solo dalla volontà di Europa e Iran, perché gli Stati Uniti prevedono l’extraterritorialità delle proprie sanzioni: qualsiasi società, ovunque abbia la sede, deve rispettare le sanzioni americane quando vengono usati i dollari per compiere le transazioni (cioè quasi sempre) e quando le stesse aziende hanno succursali negli Stati Uniti o sono controllate da americani.  

Per questo quasi tutte le grandi aziende europee che avevano ricominciato a fare affari con l’Iran nell’ultimo anno hanno smesso, per paura di vedere danneggiati i loro interessi negli Stati Uniti.

l’Iran si è ritrovato in una situazione insostenibile e fuori da ogni logica, visto che, alla luce della reimposizione delle sanzioni americane e dell’impossibilità dell’Europa di bypassarle, il continuo rispetto integrale del JCPOA non avrebbe più prodotto alcun beneficio.  

L’incertezza di Francia, Gran Bretagna e Germania sulla possibile creazione di uno strumento finanziario per BabyDonaldTrump copygarantire i pagamenti delle transazioni commerciali con Teheran, senza incorrere nelle sanzioni USA, ha avuto un peso determinante sulle decisioni iraniane, già scosse da una serie di eventi e di dichiarazioni di esponenti del governo americano.  

Infatti, il “super-falco” John Bolton, Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Trump, qualche giorno fa aveva annunciato l’accelerazione dell’arrivo nel Golfo Persico della portaerei Abraham Lincoln per fronteggiare i possibili attacchi contro i militari americani in Medio Oriente da parte della Repubblica Islamica o di gruppi e milizie da essa sostenuti. E' questo pericoloso crescendo di minacce da parte degli Stati Uniti che fanno intravvedere il formarsi di scenari molto simili a quelli che precedettero l’invasione dell’Iraq nel 2003.

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