"Berlin, I Love You" titolano e poi la schifano
Nel film la natura un tempo divisa di Berlino non viene presa in considerazione in "Berlin, I Love You", un' opera a nome e gloria – titolo compreso – della capitale tedesca.
C' è cinema e cinema. Ci sono film tuttavia che prendono in giro traendo in inganno per il cast promettente, finendo poi col tradire la benevolenza di chi andrà per fedeltà alle proprie Star. Di questa congerie è Berlin, I Love You, che in Germania e Italia uscirà in giugno prossimo seguendo i due canali noti di programmazione . La Germania proietterà nelle sale, mentre in Italia sarà quasi certamente in streaming. Negli Stati Uniti invece uscirà su entrambi.
Berlin, I Love You è il quarto capitolo della serie Cities of Love, con Paris, Je T’aime (2006), New York, I Love You (2008) e Rio, I Love You (2014). Film che hanno visto tanti registi internazionali darsi il cambio, con lo scopo di far emergere attraverso storie d’amore il lato più romantico di grandi metropoli, in apparenza troppo caotiche per un cliché. Parigi a parte, che di per sé con l’amore si è fatta una nomea e una fetta di mercato.
Per quel che riguarda proprio Berlino, città prussiana e dal carattere rude, sarebbe stato interessante proprio il contrappunto – se fosse trapelato – tra la storia stessa della città e un suo possibile lato romantico. Berlin, I Love You intreccia dodici capitoletti ambientati nella città tedesca, interpretati da un cast di successo: Keira Knigthley, Helen Mirren, Mickey Rourke e Luke Wilson, tra i più celebri. I registi invece sono Peter Chelsom, Claus Clausen, Fernando Eimbcke, Justin Franklin, Dennis Gansel, Dani Levy, Daniel Lwowski, Stephanie Martin, Josef Rusnak, Til Schweiger, Massy Tadjedin e Dianna Agron, che si autodirige nell'episodio con Wilson.
La natura un tempo divisa di Berlino non viene presa in considerazione in Berlin, I Love You. La stessa città non gode nel film di qualche considerazione. Eppure le storie d’amore narrate si svolgono nelle sue strade, che invece sprofondano nello sfondo, paradossalmente in un opera a nome e gloria – titolo compreso – della capitale tedesca.
Ci sono un paio di storie - una con Keira Knightley e Helen Mirren, in cui il personaggio di Knightley lavora in un centro per rifugiati; un altro interpretato da Alexander Black e Carol Schuler, in cui un migrante che ha commesso un crimine si nasconde in una casa di piacere. Storie che affrontano le preoccupazioni contemporanee della città, senza offrire sbocchi narrativi di riguardo. Buona parte di questo film, quasi interamente in inglese, è pieno di racconti sordi, disgiunti e fine a se stessi. Luke Wilson interpreta un cineasta hollywoodiano, il cui stupore infantile risorge grazie a un teatro di marionette gestito – ma che sorpresa – da una donna bella e attraente (Dianna Agron).
Diego Luna interpreta una transessuale colpita e insultata da un adolescente che la umilia sostenendo che qualunque incontro o bacio suoi restano tra persone dello stesso sesso. Ragazzino machiavellico e fatale, più che altro pregi da Movie per trattarsi invece di un bulletto idiota. Straziante nella qualità è la scena che mostra Mickey Rourke, in un bar d’hotel, che colpisce brutalmente una donna. È abbastanza vecchio per essere suo padre, e in una fugace battuta invece ne ipotizza la sua paternità.
Ogni elemento del film respinge più che coinvolgere, altro che “amore”. Nella trama a un certo punto, un personaggio mima, mentre indossa ali d'angelo, chiaramente ispirato a il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, un vero film su Berlino e preferibile a questo.