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È anacronistico associare la capitale tedesca a parole come Nazismo, Hitler, Muro e Guerra Fredda, perché questa città è un ventaglio variopinto. Con una Memoria di ferro.
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Per il trentesimo anniversario del crollo del Muro di Berlino (die Berliner Mauer), quello che per il governo tedesco orientale che lo eresse era l'Antifaschistischer Schutzwall, la Barriera di protezione antifascista.
Un muro che divise in due la città di Berlino per 28 anni: dal 13 agosto del 1961 al 9 novembre 1989, il giorno nel quale il governo della DDR decretò l'apertura delle frontiere con la Repubblica federale.
Fu un evento epocale e gioioso che suggellò non soltanto la fine della Capitale divisa e con essa della Germania, ma di un'Europa spaccata in due. Il Muro rappresentò il grande simbolo, il punto focale della Guerra Fredda tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, e il suo crollo segnò anche la fine del comunismo nell'Europa orientale.
Eppure, dalla Riunificazione del 1990, la società tedesca si sta trovando, oggi più che mai, a doversi confrontare con un problema "imprevisto": e cioè con la totale rimozione della barbarie nazista da parte del corpo sociale che viveva nella Germania Est.