Erinnerungskultur. Trent'anni dopo die Berliner Mauer
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Per il trentesimo anniversario del crollo del Muro di Berlino (die Berliner Mauer), quello che per il governo tedesco orientale che lo eresse era l'Antifaschistischer Schutzwall, la Barriera di protezione antifascista.
Un muro che divise in due la città di Berlino per 28 anni: dal 13 agosto del 1961 al 9 novembre 1989, il giorno nel quale il governo della DDR decretò l'apertura delle frontiere con la Repubblica federale.
Fu un evento epocale e gioioso che suggellò non soltanto la fine della Capitale divisa e con essa della Germania, ma di un'Europa spaccata in due. Il Muro rappresentò il grande simbolo, il punto focale della Guerra Fredda tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, e il suo crollo segnò anche la fine del comunismo nell'Europa orientale.
Eppure, dalla Riunificazione del 1990, la società tedesca si sta trovando, oggi più che mai, a doversi confrontare con un problema "imprevisto": e cioè con la totale rimozione della barbarie nazista da parte del corpo sociale che viveva nella Germania Est.
Ma a ben pensarci la causa ha radici profonde.
Americani, russi ed inglesi hanno già da molti anni cominciato a discutere su cosa fare con la Germania, una volta che la guerra fosse finita.
Già durante la guerra, le conferenze, le proposte e i progetti degli alleati che riguardano il destino della Germania del dopoguerra si susseguono, a volte dettati dalla situazione attuale della guerra, ma di più dominati dagli interessi contrastanti dei 3 paesi. Roosevelt e dopo di lui Truman, presidenti degli Stati Uniti, Stalin per l'Unione Sovietica e Churchill per l'Inghilterra preparano, insieme ai loro consiglieri, numerosi progetti per dividere la Germania in 3, 4, addirittura in 5 stati indipendenti con mappe già pronte e piani più o meno precisi per la politica e l'economia.
Il fatto è che, per tutti, il destino dei tedeschi è una questione di secondaria come è documentato dai risultati della conferenza di Potsdam nel 1945.
Qui si decide ad esempio, che per quanto riguarda il pagamento dei danni della guerra, le 4 forze vincitrici potranno servirsi a propria volontà nella zona che controlla.
Ma ancora più tragico per i tedeschi è che gli americani, accontentado i russi, per avere la mano libera all'ovest, consentono la deportazione forzata di più di 3 milioni di tedeschi dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia. Così da moltiplicare sofferenza e miseria e migliaia di morti durante i trasporti eseguiti in condizioni assolutamente disumane.
La Germania è diventata oggetto della Guerra Fredda e dovrà costruirsi la forza per sottrarsi al dominio e alla concorrenza delle 2 superpotenze USA e URSS.